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Ho letto con interesse l’articolo di Massimiliano Palladini, che riprende un precedente scambio di opinioni. Lo condivido in gran parte, mi concentro su alcune affermazioni meritevoli di approfondimento. Attribuisce una particolare gravità alla scelta della Russia di “ riappropriarsi” della Crimea, ci sono evidenti differenze con il Kosovo ed ovviamente la Russia è stata mossa in buona parte da ragioni di sicurezza nazionale. Li si trova la base della flotta del Mar Nero e pensare che in futuro potesse diventare una base NATO era per loro un incubo. In Crimea però non è stata praticamente sparata una cartuccia. E’ etnicamente Russa all’80%, gli Albanesi in Kosovo hanno ( avevano) una presenza percentualmente simile, rispetto ai Serbi. La presenza della flotta ha impedito qualsiasi reazione dell’esercito Ucraino e anche le navi Ucraine, nel bacino del porto di Sebastopoli, hanno abbozzato.
Del resto in Ucraina i cittadini di madrelingua Russa sono circa il 20%, tra i loro marinai la proporzione è, probabilmente, maggiore e molti dei loro ufficiali di alto grado hanno fatto parte dello stesso esercito dei Russi, fino al 1991. Dal punto di vista della Russia è molto più destabilizzante l’avanzata della NATO a est, nonostante le promesse, verbali, di Bush padre.La penisola balcanica è stata pacificata, si fa per dire, manumilitari, con pesantissimi bombardamenti delle forze NATO, qualcuno sostiene che anche i Tornado Italiani abbiano apportato il loro contributo di bombe. Chi era adulto allora si ricorda i ponti del Danubio e la bomba sganciata, per errore ? sull’ambasciata cinese. La destabilizzazione dei rapporti internazionali credo dipenda innanzitutto dalla strategia politico- militare degli Stati Uniti, che la incentivano ritenendola funzionale ai loro interessi.
La scelta di invadere l’Iraq e abbattere Saddam, con la scusa, ridicola, che si stava procurando l’arma atomica ha destabilizzato tutto il medio oriente, la stessa strategia di destabilizzazione è stata applicata in Siria. Esiste una tendenza verso un sistema multipolare ma credo che gli Stati Uniti siano ancora la potenza egemone e, forse, lo saranno ancora a lungo. Fino a che avranno una strapotenza militare e finanziaria potranno dettare legge. Gli scambi commerciali avvengono quasi solo in dollari. Con l’Iran, per dire, era stato negoziato un accordo, cosiddetto dei 5 più 1, per bloccare le centrifughe nucleari in cambio della soppressione delle sanzioni. Trump ha deciso unilateralmente di disdire l’accordo minacciando di sanzionare chiunque commerci con L’Iran. Quell’accordo porta la firma dei membri permanenti dell’ONU più la Germania e L’Unione Europea. Per tutti questi stati l’accordo era ancora valido ma, a parte, parzialmente, Cina e Russia, hanno subito il ricatto USA per evitare ritorsioni finanziarie alle loro imprese. L’ Italia era stata esentata da ritorsioni per 6 mesi ma l’ENI si è adeguata subito al diktat e non ha più comprato un barile in Iran, che riforniva, prima, il 15% del nostro fabbisogno. L’Iran è stato costretto quindi, a sua volta, a disdire l’accordo. Adesso si riparla di una guerra contro l’Iran, che era il vero obiettivo di una parte dell’establishment USA fin dai tempi della guerra in Iraq. Non vogliono che diventi una potenza regionale. Le ricadute di una guerra con L’Iran non sono immaginabili. Per tornare al nostro paese e ai nostri interessi non sono in grado di dire se possiamo fare molto di più in Libia, rispetto a quanto facciamo oggi. Il governo di Tripoli, che anche noi appoggiamo tiepidamente, pur mantenendo un canale didialogo con il governo di Bengasi, è sostenuto e armato, dai governi di Turchia e Quatar, vista anche la sua vicinanza al movimento politico della Fratellanza Musulmana. Viceversa Bengasi è sostenuta e armata da Egitto, Arabia Saudita e altri governi Arabi e appoggiato, tiepidamente, dalla Russia e dagli USA. Parlo di governi e non di popoli perché nell’unica elezione libera, in Egitto, di alcuni anni fa, la Fratellanza Musulmana ebbe un consenso maggioritario, poi venne il colpo di stato. Un ruolo di sostegno più attivo del governo di Tripoli, i nostri interessi economici sono prevalentemente in Tripolitania, ci esporrebbe a ritorsioni. Noi siamo la ex potenza coloniale. La Libia non è mai esistita, è stata creata dall’Italia a seguito della guerra del 1911 quando la strappammo al morente impero Ottomano e poi la pacificammo, sconfiggendo i ribelli indipendentisti con durissime repressioni militari, massacri e campi di concentramento, soprattutto in Cirenaica. Prima non esisteva la Libia ma tre regioni. La Tripolitania, la Cirenaica e il Fezzan erano indipendenti fra di loro e forse la Libia non sarà più uno statoanche in futuro, perlomeno non nella forma precedente. Credo che si debba continuare soprattutto ad attivarci sul terreno della diplomazia. Per venire infine al declino dell’Italia, che non è solo economico, ma anche sociale e civile. Oggi non vedo speranza. Avremmo bisogno di riconquistare sovranità economica a cui abbiamo rinunciato facendo scelte che si sono rivelate disastrose per il nostro paese. Cito tre scelte: La separazione fra Tesoro e Banca d’Italia, il trattato di Maastricht, l’adesione alla moneta unica. Non credo siano scelte oggi reversibili, non ne vedo le condizioni politiche, di certo ci sarebbero costi elevatissimi. Forse novità arriveranno dal contesto internazionale, sono possibili nuove crisi. Del resto la parola crisi origina dal concetto di cambiamento. Vedremo
Gualtiero Monticelli