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Servizi per i minori, ma a Modena qual è il contesto?

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Interrogarsi se quei territori rispondessero o meno a quelle esigenze può risultare necessario


Servizi per i minori, ma a Modena qual è il contesto?
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La parte del mondo politico che si occupa ed ha la responsabilità di individuare ed orientare gli indirizzi dei Servizi sociali ed educativi pubblici, davanti alle notizie (tutte da verificare, certamente) che stiamo apprendendo in questi giorni sulla 'gestione' di molti bambini della bassa modenese e di Reggio Emilia, non dovrebbe limitarsi al pur condivisibile invito alla prudenza nel trarre definitive conclusioni ed all'altrettanto approvabile raccomandazione a non alimentare un clima di sfiducia e rancore nei confronti della totalità dei Servizi per i minori dei nostri territori.

Anche per quanto mi riguarda, ad esempio, i tanti anni di lavoro nei servizi socio-educativi modenesi e le innumerevoli collaborazioni con tantissimi Operatori mi hanno indotto a credere nella più che buona 'qualità' della loro professionalità e che anche laddove io stesso, arrogandomene il diritto, ho avvertito in qualche caso delle carenze di preparazione e d'esperienza, sia sostenibile che ciò sia avvenuto solo nella misura in cui, statisticamente, ogni attività umana esistente può misurarsi con situazioni di limite alla sua professionalità. E che, di fatto, anche ciò non abbia intaccato la positiva operatività complessiva di un'organizzazione che, finché l'ha fatto, era strutturata per un lavoro di equipe pluriprofessionale (Assistenti Sociali, Educatori).

Anch'io, come molti, ho avuto occasione di assistere, nella serata di mercoledì 3 luglio u.s. alla trasmissione televisiva 'Chi l'ha visto' che ha trattato diffusamente alcuni di questi 'casi', con dovizia di narrazioni, interviste concesse o negate. Ho trovato che l'abbia fatto, assai più che altre precedenti trasmissioni televisive, con un'autentica volontà di capire e di dare una ragione agli accadimenti di cui si é occupata; inseguendo senza dubbio in maniera assai più limitata e meno impattante gli aspetti 'scandalistici' e da scoop giornalistico. Così facendo, ha percorso in modo più penetrante e dolente le traversie di alcuni diretti interessati e sono portato a credere che neppure il più insensibile di noi abbia potuto sottrarsi al compatimento che, vere o solo presunte che si dimostreranno le ipotesi d'accusa, essi hanno manifestato, col loro pianto, col loro silenzio, con l'imbarazzo, con impaccio e soggezione.

Personalmente, non ho la minima idea di come potrà 'andare a finire' tutta  questa questione, tranne che del fatto che, qualsiasi soluzione potrà avere, non potrà cancellare in alcun modo la sofferenza che ha prodotto e che continua a produrre. Delle eventuali responsabilità dovranno occuparsi i Magistrati ed i Tribunali, coi lori consueti riti.

Alla Politica resta (resterebbe) il compito di interrogarsi sui 'come' e sui 'perché', fatte salve le cautele di cui si è detto, tali accadimenti si siano potuti verificare, anche in territori che lungamente hanno goduto di un indiscusso prestigio di preparazione, efficacia ed efficienza dei suoi servizi di welfare pubblico.

Nel mio piccolo, ho voglia di dare il mio piccolo contributo riflessivo ... e, volesse il cielo che molti dei nostri rappresentanti politici, a partire, in primis, dal neo Assessore Roberta Pinelli, avvertissero la necessità di avviare, in Consiglio comunale ed altrove (perché, com'é noto, anche la stampa e facebook possono essere un luogo di confronto), un dibattito autentico sulla condizione dei nostri servizi per i minori. Un approfondimento che, colpevolmente, manca da innumerevoli anni, che potrebbe avvalersi del contributo di molte persone. La prima che mi viene in mente, se volesse farlo,  potrebbe essere quello di Giuliana Urbelli, il precedente assessore, per me inspiegabilmente non confermato nel suo incarico.

Fra tanti, il primo interrogativo che a mio parere sarebbe il caso di porsi é in che misura le scelte adottate sono state frutto di 'soli' pareri individuali o se, al contrario, sono state proposte al Tribunale per i Minorenni (che, ovviamente, 'sentenzia' esclusivamente sulla base delle informazioni prodotte dai servizi)  potendo contare su molteplici valutazioni.

Il secondo, che dal mio punto di vista è quello più significativo, è relativo al chiedersi in che tipo di contesto organizzativo di servizi esse sono state perseguite.

Per esemplificare. Se quei servizi fossero dotati di una significativa serie (odio la parola 'rete') di interventi di tipo educativo, come, ad esempio, i doposcuola, le ludoteche, i centri aggregativi e semi-residenziali  etc. e se quest'ultimi fossero stati condotti e gestiti da personale adeguatamente professionalizzato come sono gli Educatori. Che avrebbero potuto svolgere 'osservazioni' in setting  più adatti e funzionali che non asettici uffici.

E certo non é da escludere, anzi!, che la stessa povertà o inesistenza di interventi socio-educativi da porre in potenziale alternativa ai tanti allontanamenti forzati dai nuclei familiari, abbiano prodotto l'oggettiva incapacità progettuale a sostegno di quei minori che necessitavano di un adeguato sostegno.

Il mio convincimento è che, probabilmente, anche se ciò che stiamo apprendendo, laddove conseguente a intenzionalità 'criminali',  non sarebbe stato completamente evitato, senza dubbio avrebbe incontrato ben maggiori difficoltà a realizzarsi e quanto meno le decisioni da adottare avrebbero potuto avvalersi di contributi tecnico valutativi assai più adeguati dei soli 'colloqui' individuali fra inesperte, impreparate e superficiali (per essere buoni) psicologhe e minori imbarazzati che i diversi canali televisivi stanno diffondendo.

Interrogarsi se quei territori rispondessero o meno a quelle esigenze può risultare necessario ad inquadrare nel giusto modo il quadro valutativo che può aver contribuito a generare quelle aberrazioni. Ma credo anche che sarebbe necessario anche allo scopo di avviare un ripensamento dell'assetto complessivo dei 'nostri' servizi per i minori, che di quelle condizioni sono stati dotati a lungo dotati, ma  che ora non lo sono più.

Se il dibattito prenderà avvio, come auspico, avrò molto da dire in proposito.

Giovanni Finali, ex-coordinatore educativo servizio minori del Comune di Modena


Giovanni Finali
Giovanni Finali

Educatore e Formatore, poi Coordinatore degli Educatori professionali del Comune di Modena, ha terminato la carriera presso la stessa Amministrazione in qualità di Istruttore Direttivo c..   Continua >>


 


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