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Un giorno, il 29 giugno, che rimarrà nella storia del comune di Mirandola. Il giorno nel quale è stata sancita, e resa esecutiva, per volontà dell'Amministrazione di centro destra insediata un anno fa,l'uscita del Comune di Mirandola, comune capoluogo, dall'Unione a nove dei Comuni Area Nord. Nata nel 2003 per volontà dei comuni allora governati in toto dal centro sinistra allo scopo (tale è quello dell'Unione organismo e strumento propedeutico alla fusione), di condividere e mettere in rete i servizi. Una Unione definita fallimentare dal centro destra, che oggi esprime anche la presidenza nel nome del sindaco di Mirandola Alberto Greco, e che invece sarebbe dovuta proseguire, con Mirandola all'interno, per il centro sinistra.
Per la maggioranza Lega e Fratelli d'Italia il percorso di Mirandola all'interno dell'Unione non è più virtuoso.
Mirandola per il centro destra da anni cede e spende più di quanto riceve, sia in termini di risorse finanziarie che umane, con la cessione di dirigenti e personale.
Per l'opposizione di PD, Più Mirandola e Movimento 5 stelle, si tratta di una scelta dannosa ed ideologica. Pur condividendo l'obiettivo di migliorare l'Unione che nel processo di conferimento dei servizi da parte dei comuni presenta, dopo 17 anni dalla sua nascita, tanti margini di crescita, l'opposizione ha ribadito quanto l'Unione rappresenti un valore importante, una esperienza da proseguire.
A nulla sono valsi gli inviti a rivedere la scelta, arrivati anche nelle ultime due sedute del consiglio comunale, propedeutiche al voto finale di oggi. Il dato è tratto. La maggioranza, pur risicata (fondamentale il voto del consigliere di Fratelli d'Italia Marian Lugli in assenza giustificata del Consigliere Doroty Borellini), ha deciso. Mirandola è fuori dall'Unione. Ora ci saranno sei mesi, fino al 31 dicembre per potere definire, anche con l'ausilio di un super-esperto, le modalità e concrete e tecniche dell'uscita. Per l'internalizzazione di tutti i servizi e del personale che Mirandola aveva condiviso nell'Unione.
Aperta la possibilità di proporre un referendum abrogativo rispetto all'uscita, strumento che potrebbe costituire un cavallo di battaglia politico da parte dell'opposizione che, maggioranza in molti altri comuni dell'Unione, ha già promesso di non fare sconti all'amministrazione mirandolese.
Redazione Pressa
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