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Le motivazioni ufficiali si sapranno soltanto domani ma è già chiaro che sarebbero gli effetti delle restrizioni sul sistema e sui costi dell’accoglienza dei richiedenti asilo in Italia così come in provincia di Modena, introdotti con il decreto ministeriale del novembre 2018, determinare l’impossibilità di affidare sia oggi che in futuro, l’appalto per la gestione dell’accoglienza per altri due anni dei richiedenti asilo presenti in provincia di Modena. Attualmente 1611. Meno ma non tanti di meno rispetto al picco di circa 1900 registrati nel circuito dell'accoglienza nel 2017, in pieno boom sbarchi. Perché se fino a un anno fa il ministero garantiva alle cooperative ed alle associazioni che si occupavano dell'accoglienza 32,5 euro a persona al giorno (che dovevano servire a vitto, alloggio, e pocket money dA 2,5 euro), oggi ne garantisce circa 21 (18+iva), per chi gestisce il servizio in strutture fino a 50 persone e 23+iva a chi gestisce l'accoglienza in modo diffuso attraverso nella maggior parte dei casi l'accordo con privati, per strutture abitative singole.
Comprendendo un 'kit di benvenuto' da 150 euro fatto soprattutto di vestiario, una ricarica telefonica da 5 euro ed il pocket money da 2,5 euro
Ed è così che se al bando precedente si erano presentati 8 soggetti (rimasti poi sette), per gestire l’intero numero di migranti, oggi i soggetti che si sono presentati all’appello della prefettura con il nuovo bando per l’appalto biennale, con partenza inizio giugno 2019, sono soltanto due. Porta Aperta e Leone Rosso. Soggetti con pluriennale esperienza e già attivi anche a Modena (Leone Rosso a Carpi), nell'accoglienza dei migranti, ma nessuno di questi da dimensioni tali, almeno per questo segmento di servizio, da garantire nemmeno una parte dei 1600 soggetti oggetto del bando. I grossi player, su tutti Caleidos che da sola, fino ad ora, ha gestito (e ora continuerà a gestire in proroga almeno fino a giugno), più della metà dei richiedenti asilo presenti a Modena, non si sarebbe presentata.
Nonostante l’ingente cifra dell’appalto messa sul tavolo dalla Prefettura e finanziata dal Ministero (12,3 milioni di euro all'anno per due anni), è ingente, non regge di fronte alla consapevolezza di non potere garantire, con 21 euro, al giorno, nulla di più rispetto al minimale servizio di vitto, alloggio, paghetta, ricarica telefonica, e assistenza tout court. E non parlando di spese per attività finalizzate all'integrazione. Di fatto impossibili da fare rientrate in un tale budget.
La conseguenza è il mancato affidamento dell’ultimo appalto e la decisione di prorogare agli attuali gestori il servizio almeno fino a giugno prossimo, data di scadenza natuale. In attesa che venga istruito un nuovo bando che, non cambiando le cifre stabilite dal ministero (nell'ambito del pacchetto sicurezza), potrebbe scontrarsi con le stesse problematiche registrate in questo ultimo passaggio
Gi.Ga.