La vicenda ha origine ormai più di dieci anni fa, quando la società sottoscrive con il Comune la convenzione urbanistica. Destinata però a non produrre gli effetti auspicati. Durante il procedimento autorizzativo emerge un elemento che di fatto boccherà l'iter. il parere negativo di RFI sulla collocazione della barriera acustica prevista dalla scheda d’ambito e necessaria a garantire il rispetto dei limiti di legge. Senza quell’opera, l’intero impianto del PUA diventa irrealizzabile. È questo, secondo il Tar, il fatto esterno e sopravvenuto che rende impossibile dare esecuzione alla convenzione e che, soprattutto, non può essere imputato alla società ricorrente.
Il Tribunale chiarisce infatti che l’intervento è divenuto oggettivamente impossibile e che, in base al principio sancito dall’articolo 1463 del Codice civile, la convenzione deve essere risolta. Ne deriva che il Comune è tenuto a compensare la società, non potendo limitarsi — come invece aveva proposto — a restituire i terreni ricevuti nel 2014. Tale soluzione, osservano i giudici, non rispetterebbe né la lettera né lo spirito dell’atto notarile e delle norme urbanistiche vigenti. La sentenza riconosce inoltre un’altra causa autonoma di impossibilità, dovuta al mancato completamento dell’iter di approvazione del PUA entro i termini fissati dalla legge regionale 24/2017, poi prorogati dalla 19/2021.
La decisione del Tar comporta per il Comune un impegno economico rilevante anche soprattutto per il bilancio, in quanto la società avrebbe diritto a ricevere una somma corrispondente all’indennità espropriativa originariamente prevista, quantificata in 725.950 euro, oltre al rimborso delle spese già sostenute nel lungo iter preliminare, per un totale di oltre 80mila euro tra progettazioni, integrazioni, oneri tecnici e notarili. L’esborso complessivo supererebbe così gli ottocentomila euro.
Resta ora da capire quali saranno le conseguenze per l’assetto urbanistico dell’area, non più riconducibile al progetto originario e non recuperabile attraverso i nuovi strumenti previsti dal PUG. Per il Comune si apre una fase complessa, segnata non solo dall’impatto economico della sentenza ma anche dalla necessità di ridefinire la programmazione di un comparto rimasto sospeso per oltre un decennio e che oggi, secondo il TAR, non potrà essere sviluppato come previsto.
Fratelli d’Italia Castelfranco Emilia: 'Disastro amministrativo della Giunta'
Sul caso il gruppo consiliare Fratelli d’Italia Castelfranco Emilia ha depositato una interrogazione. La sentenza del TAR Emilia-Romagna impone all’Ente di scegliere se restituire l’area oggi adibita a parcheggio pubblico, dopo averla riportata al suo stato originario, oppure indennizzare i privati con 725.950 euro più interessi legali maturati dal 2014 — una cifra che potrebbe superare il milione di euro complessivo a carico delle casse comunali. 'Una vicenda gestita con superficialità e negligenza – denunciano i consiglieri di Fratelli d’Italia – che oggi rischia di trasformarsi in un vero e proprio danno erariale per i cittadini di Castelfranco. Per dieci anni il Comune ha ignorato i segnali di allarme, non ha mai tentato una transazione, e ora ci ritroviamo con una condanna pesantissima, con spese legali e un’area che dovrà forse essere demolita e ripristinata a spese pubbliche'.
Nella foto, il Municipio di Castelfranco Emilia

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