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Il 21 febbraio del 1431 venne fissata la prima udienza del processo a Giovanna D'Arco.
Nel 1430 Giovanna D'Arco fu catturata e consegnata a Giovanni ll di Lussemburgo, Vassallo di Filippo il Buono di Borgogna. Per screditare Giovanna, gli Inglesi, decisero di puntare sul fatto, che vestendo da uomo, la giovane, violava gli insegnamenti della Chiesa sul decoro femminile.
Giovanna fu poi accusata di eresia e la processò il tribunale di Inquisizione; il giudizio finale fu condizionato da una serie di uomini manovrati dal 'partito inglese'.
Giovanna non si fece intimorire dalle domande dei giudici; gli inquisitori gli chiesero: 'Sei in grazia di Dio'. Se alla domanda avesse risposto sì, i giudici, l'avrebbero accusata di orgoglio; se avesse risposto no le avrebbero contestato che Dio non fosse al suo fianco a causa del suo stato di peccato.
La risposta di Giovanna lasciò tutti esterrefatti: 'Se sono in grazia di Dio, che il Signore mi custodisca; se non vi sono, voglia Iddio mettermici. Perché preferirei morire piuttosto che non essere nell'amore di Dio'. I giudici rimasero a bocca aperta, ma cercarono ugualmente un altro motivo per poterla condannare.
Alla giovane venne allora letta una lettera con l'abiura: 'Giovanna avrebbe dovuto impegnarsi a non portare abiti maschili e neppure armi e capelli rasati'. Giovanna si dispose a firmare la lettera, ma ugualmente fu condannata al carcere a vita. Trovata in abiti maschili, fu portata al rogo: legata a un tronco sopra una catasta di legna. Il rogo venne acceso e da quel momento, Giovanna D'Arco, non smise di pregare. Giovanna morì bruciata e soffocata dal fumo e le sue ceneri disperse nella Senna.
Redazione Pressa
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