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Va in scena venerdì 27 ottobre 2017 alle 20 con replica domenica 29 alle 15.30, in apertura della stagione lirica, al Teatro Comunale 'Luciano Pavarotti' di Modena Il Colore Del Sole, nuova opera del compositore Lucio Gregoretti (classe 1961). L’opera ha debuttato lo scorso 7 settembre al Festival di Jesi, coproduttore dello spettacolo insieme al Comunale di Modena e con la collaborazione dell’Accademia d'Arte Lirica di Osimo. Il soggetto è ispirato alla figura del Caravaggio, vissuta nel contesto di un nuovo progetto di teatro musicale attraverso il testo firmato da Andrea Camilleri per Mondadori che dà titolo allo spettacolo. Camilleri ha anche partecipato personalmente all’allestimento, in forma di un’azione in video condotta insieme a Ugo Gregoretti, storico protagonista del cinema italiano, che farà da cornice all’azione musicale sulla scena.
Regia, scene e drammaturgia video sono firmate da Cristian Taraborrelli mentre la musica è diretta da Gabriele Bonolis alla guida dell’Ensemble da Camera della Fondazione Teatro Comunale di Modena e formato da Cristina Neri, Anastasia Pirogova, Daniele Adriani, Renzo Ran, Claudia Nicole Calabrese, Natsuko Kita, Jaime Canto Navarro e Carlo Feola. Il ruolo di Caravaggio è interpretato dall’attore Massimo Odierna.
Nell’opera si ricostruisce uno dei periodi più oscuri e burrascosi della vita di Caravaggio, quello da lui trascorso tra Napoli, Malta e la Sicilia tra il 1606 ed il 1608. Sul pittore pende una condanna alla decapitazione per l’omicidio di Ranuccio Tommasoni, avvenuto a causa di una discussione sorta durante una partita al gioco della pallacorda. L’artista è un uomo in fuga, perseguitato da mille ossessioni e condizionato da una fotofobia che lo costringe a vedere ‘il sole nero’ e a vivere le sue giornate nell’oscurità.
Lucio Gregoretti è autore di opere di teatro musicale, di musica sinfonica e da camera, musica elettroacustica, musiche di scena per il teatro di prosa e colonne sonore per film. “Da un po’ di tempo – spiega il compositore – pensavo di comporre un’opera che vertesse su una musica cinquecentesca e barocca e il testo di Camilleri mi è sembrato la cosa giusta e maggiormente affine al mio modo di pensare, trovando la via della scena grazie alla Fondazione Pergolesi Spontini e al Teatro Comunale di Modena. Al centro del lavoro ci sarà la seconda parte del romanzo, che riguarda il finto diario di Caravaggio intorno al cui ritrovamento è costruito il testo”. L’organico dell’opera è costituito da un attore e da un doppio coro di voci soliste che amplifica e sottolinea l’umanità tormentata di Caravaggio. Aggiunge Gregoretti: “Le voci sono usate alternativamente come soliste, come evocative di personaggi autentici o simbolici, tutte voci interiori di Caravaggio, ovvero come coro, utilizzato principalmente in modo onomatopeico, come un’estensione degli strumenti, che a volte sviluppa brevi frammenti di testo in forma madrigalistica ma non ha quasi mai una funzione narrativa vera e propria. Il coro serve soprattutto a stabilire la cifra sonora tipica della musica polifonica rinascimentale e barocca. Pur trattandosi di musica interamente nuova, la scrittura musicale del coro farà comunque a volte riferimento a moduli antichi, richiamando qua e là in maniera straniata la musica dell’epoca, come il testo ne evoca il linguaggio verbale”.
Nella messa in scena, dove si alternano canto, recitazione e video, il regista Cristian Taraborrelli immagina “un percorso di suggestioni che trae ispirazione da molteplici universi: quello musicale evocato dal compositore Lucio Gregoretti; quello letterario suggerito dalle pagine di Andrea Camilleri, diario di un Caravaggio perso in un mondo drammaticamente illuminato dove i ‘falsi’ accadimenti diventano poeticamente autentici; quello pittorico di Caravaggio che anima, illumina, oscura momenti di vita e passioni. Ho cercato nel buio degli sfondi scuri delle tele del Caravaggio, tutto quello che è celato, nascosto dietro le figure; il mondo fuori dall’inquadratura del dipinto che è presenza non riflessa, ma emotivamente percepibile. La fuga di Caravaggio dalla morte diventa nella mia visione un avvicinamento graduale alla contemporaneità; gli incubi, le sue ossessioni, le sue paure sono momenti in cui il presente prende forza e irrompe nel racconto. Ecco che nel video Caravaggio si agita in spazi mentali, dove le proporzioni sono alterate e dove è facile perdersi oltre la linea dell’orizzonte”.