Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
L'incontro con un grande regista dalla forte personalità è sempre una sorpresa e quella con Luc Besson, al cinema Victoria di Modena, al termine delle proiezione di Dogman, il suo ultimo film lo è stata ancora di più. Circa mezz'ora in cui ha risposto subito alle domande del pubblico e ha svelato il proprio vissuto nella preparazione del film partendo dalla scelta dell'attore protagonista 'La storia è stata ispirata dalla vicenda di un bambino che venne rinchiuso in una gabbia da suo padre. Ho cinque figli e non capisco come un padre possa arrivare a tanto. Da quel bambino, chiuso in una gabbia si è dipanata la storia. Quando scrissi film capii che se non c'era l'attore perfetto non lo avrei mai realizzato. Invitai a pranzo due volte Caled (l'attore protagonista Caled Landry Jones), non gli parlai del film, volevo conoscerlo e farmi conoscere, capire se avevamo affinità e sensibilità comuni.
Per un film del genere più che un attore ci vuole un partner. Scoprimmo di avere sentimenti comuni rispetto a vari temi, di avere vissuto una infanzia simile. Io a 4 anni avevo un cane, anche lui, e anche lui come me aveva un cane. Eravamo accumunati anche dall'avere una vita piuttosto solitaria. Solo dopo il terzo pranzo e dopo essermi accertato (e qui sorride), che pur venendo dal Texas non votava Trump, gli chiedi se gli piacevano i cani, mi disse 'certo' e e di fatto gli svelai il copione. Lo lesse e mi disse che per un film così volevano sei mesi per prepararsi. Capii allora che era la persona giusta. Aveva capito. Perse 21 chilogrammi e iniziammo le riprese'.
Nel suo racconto e nella sua semplicità, anche di quell'inglese che il suo accento rende facile da capire, Besson incanta il pubblico, snocciolando aneddoti. Come quello, molto importante e a tratti incredibile, relativo al non incontro tra l'attore proatagonista e la psichiatra. Evitai di farli incontrare. Una delle scene principali, dell'incontro tra loro due, con lui con il vestito rosso da diva, è venuta al primo colpo e loro era la prima volta che si incontravano.
Poi, sollecitato da una domanda del pubblico sul rapporto tra i registi e su possibili rivalità, Besson ha spiegato che non c'è rivalità. Ognuno sa fare cose che nessun altro potrebbe fare. Per il resto siamo amici'. Qui un altro aneddoto. Alcuni fa Matteo Garrone, per me uno dei più grandi registi italiani degli ultimi 10 anni, aveva fatto un film che si chiamava così: Dogman. Esattamente come quello che avrei voluto realizzare. Gli telefonai e gli chiesi se fosse stato un problema per lui e visto che era per me disse che era tutto ok'.
Gi.Ga.
Redazione Pressa
La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, .. Continua >>