La mostra si apre con una data simbolica, il 21 dicembre, il primo giorno che segue la 'Notte di Yalda', festività tipica iraniana che segna il passaggio dall'autunno all'inverno. Questa celebrazione millenaria, risalente a oltre 3000 anni fa, rappresenta la vittoria della luce sulle tenebre, una tradizione poi abbracciata da diverse religioni, tra cui l'Hinduismo, il Mitraismo e lo Zoroastrismo, tutte unite nella celebrazione della nascita di Mitra, il dio del sole e della luce.
Le opere esposte, imbevute di simbolismo e profondità, esplorano il divario tra notte e giorno, nascita e morte, bene e male. Azimi Sajadi invita gli spettatori a riflettere sull'ambivalenza dell'essere umano, una dualità intrinseca che spesso sfugge alla nostra comprensione.
Navid Azimi Sajadi, nato a Teheran nel 1982, si forma in pittura presso la Facoltà di Architettura della Azad University di Teheran e l'Accademia di Belle Arti di Roma. Nel corso degli anni, ha ottenuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Amedeo Modigliani nel 2009 e il Master of Fine Art in MultiMedia Sculpture presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. La sua presenza artistica si è estesa a livello internazionale, con la partecipazione alla IX Biennale di Shanghai nel 2013 e la vittoria della IX Edizione del Premio Combat Museum di Giovanni Fattori nel 2018.
Il lavoro di Sajadi riflette la sua personale esperienza tra le culture occidentali e mediorientali, antiche e contemporanee. Attraverso la manipolazione di codici interculturali, crea opere d'arte che fungono da collage visivi di ricordi, offrendo uno spazio metaforico che collega significati, indicatori di tempo e spazio. Le sue creazioni rappresentano uno scorcio visivo, un crocevia dove storia e mitologia si incontrano. I riferimenti alla letteratura esoterica persiana, insieme a influenze religiose e mitologiche, si intrecciano dalla storia antica alla contemporaneità, dando vita a un'esplorazione artistica che evidenzia la tensione tra potere materiale e potere spirituale, manifestandosi in uno stato di contraddizione che si traduce in una rappresentazione esposta della violenza.
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