Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
L’ultima edizione del report di Hera “Sulle tracce dei rifiuti” permette di avere i dati, tra gli altri, di dove finisce tutta la plastica messa a rifiuto dai cittadini serviti da Hera, sia la differenziata che l'indifferenziata. A riportarli in modo dettagliato è il Comitato Modena Salute e Ambiente.
'Tirando le somme ne esce che solo il 6% della plastica totale raccolta viene riciclata come materiale.
Il restante circa 94% della plastica raccolta va quasi tutta agli inceneritori. In quantità si tratta di 9 kg/anno/abitante riciclati, su circa 150 kg a rifiuto. Quando si sbandiera la virtuosità di una gestione dei rifiuti nel territorio con una raccolta differenziata totale arrivata al 63%. Queste incongruenze sono possibili perché il Gestore applica norme e autorizzazioni che glielo consentono. Tutta questa plastica scartata dal riciclo e mandata a smaltimento fa molto comodo, anzi diventa vitale per il funzionamento di un inceneritore voluto troppo capiente per le necessità del suo ambito provinciale'.
Afferma il Comitato.
'Considerazioni simili sono possibili, con percentuali diverse, anche per legno e carta. Così facendo resta da chiedersi quando mai la raccolta differenziata riuscirà nell'intento di fare diminuire l’uso degli inceneritori, visto che a monte e a valle della raccolta differenziata stessa, la plastica viene per gran parte bruciata. E, quando ancora non basta, viene importata da fuori, come succede nell’impianto di Modena.
Per rientrare realmente in quel modello di economia circolare tante volte citato ma ben lontano dalla realtà occorre una inversione di tendenza. Vista la scelta “inceneritorecentrica” autorizzata al gestore 15 anni fa, e di cui nessuno dei successori vuole ammettere sia stata poco lungimirante dal punto di ambientale e sanitario. Ambientale perché le polveri sottili, cariche di ingredienti nocivi, sforano continuamente a Modena come in gran parte delle città della Regione. Sanitario, perché al pari, le patologie respiratorie e tumorali sono in aumento.
In sintesi: per chi ha deciso e amministrato fino ad ora a Modena, l’incenerimento dei rifiuti non è un problema e nulla fa per cambiare le cose anche se la legge sull’Economia Circolare della Regione n. 16/2015 impone obiettivi di raccolta differenziata, tariffa puntuale e recupero di materia al 2020 importanti, di molto diversi e premiati con incentivi sui risultati. E soprattutto tollera che i dati su RD e recupero siano nascosti e fraintesi dai non addetti ai lavori'.
I dettagli
'I dati del report: ogni abitante servito dal Gruppo Hera “produce” circa 150 kg/anno di rifiuti di plastica, (dei circa 685 kg globali/abitante/anno), grosso modo 100-150 bottiglie al giorno a testa per i 3 milioni di persone servite.
Qui comincia il lungo e tortuoso percorso di selezione della plastica per arrivare al riciclo dei soli
9kg finali.
1 - Si inzia con il 51% di questi 150 kg di rifiuti (vedi tabella sotto), ovvero circa 77 kg a testa, che sono presenti nell’indifferenziato e successivamente mandati all’inceneritore. Questa massiccia presenza di plastica nell’indifferenziato avviene per vari motivi, non ultimo il atto che solo la plastica definita “imballaggi / contenitori”, esempio una bottiglia, è da mettere nella differenziata. Tutto il resto della della plastica, i “non imballaggi”, ad esempio un giocattolo rotto, deve essere conferita nell’indifferenziato e va a smaltimento (inceneritori). Questa suddivisione deve essere fatta anche nel caso di raccolta porta a porta. A tal scopo si vedano le precise istruzioni in merito del rifiutologo di Hera. Questa contraddittoria separazione tra plastica da non differenziare (da incenerire) e differenziabile (da “recuperare”) assicura una buona provvista di plastica agli inceneritori che senza di questa non funzionano.
2- Nei restanti 73 kg ci sono 45kg, il 30 % di 150, indicati come “ materiali estranei non riciclabili”, trattati come plastica difficilmente riciclabile che è stata valorizzata e utilizzata per produrre energia. In sostanza ancora inceneritore.
3- Ma ancora non è finita. Anche dei restanti 28kg (150-77-45=28) di plastica raccolta differenziata, la maggior parte viene incenerita. Intanto solo il 71% dei 28 kg di plastica, quindi circa solo 19 kg sono adatti al “recupero” (vedi tabella sotto).
Il destino dei 9 kg scartati non è noto ma probabilmente vengono mandati a incenerire. Precisiamo che nel report di Hera l’uso dei vocaboli “riciclo” e “recupero”, sembrano ma non sono affatto equivalenti e questo fa la differenza nell’alimentare gli inceneritori. Riciclo implica esclusivamente la rilavorazione e recupero di materia a freddo, il “recupero” apre invece la porta anche al concetto di “recupero energetico”, quindi inceneritori.
4- Ancora non è finita: dei 19 kg mandati al “recupero”, ben 53%, ovvero 10 kg, viene avviato al “recupero energetico” sinonimo di inceneritore.
5- Finalmente ci siamo: Dopo mille selezioni, i sopravvissuti 9 kg sono finalmente inviati al “riciclo” quindi come vero recupero di materia.
Riassumendo: dei 150 kg iniziali di plastica/anno/abitante messa a rifiuto, solo 9kg, il 6% , sono davvero riciclati come materia. Come indicato nella tabella all’inizio. L’altro 94% circa, (144 kg) va in qualcuno dei 9 inceneritori del gruppo Hera. Questo ci sembra proprio un caso in cui i numeri parlano da soli. Riappare in tutta la sua pesantezza ambientale, e non, l’errata impostazione impiantistica fatta anni fa, di puntare praticamente tutto sull’incenerimento, ancora oggi difesa a spada tratta dagli amministratori in carica.
Ricordiamo che i 9 inceneritori necessitano sempre e comunque di circa 1.450.000 tonnellate anno di rifiuti e che da qualche parte dovranno pure arrivare. Di questi rifiuti da incenerire, circa il 25% deve essere plastica (oltre a altri quantitativi di carta e legno), per via del potere calorico, altrimenti l’impianto non funziona. Necessità amplificata dal fatto che Hera fa il 25% del proprio business dalla Divisione Ambiente. Ma non dovrebbe essere il contrario, l’impianto che serve la comunità? Modena fa la sua parte bruciando 209.473 tonnellate/anno ( 2017) con una più che consistente quota di rifiuti da fuori provincia'.
L'economia circolare
'Nel sentire comune per “economia circolare” sui rifiuti si intende il riuso del materiale in un ciclo infinito, in cui di tanto in tanto viene aggiunta energia per cambiare forma al materiale e ridiventare oggetti nuovi da usare. Il vetro che torna bottiglia, le lattine alluminio, le vecchie auto ecc. Nel nostro caso, aldilà dei pubblici proclami, i numeri documentano una realtà diversa. Concludendo: nel caso in questione della plastica più che di “economia circolare” si può parlare di “economia interrotta” dall’atto inceneritorio che interrompe per sempre il riuso del materiale. I rifiuti, una volta inceneriti, oltre a inquinarci l’ambiente, sono persi per sempre alle risorse del pianeta, risorse non illimitate, a discapito delle presenti e delle future generazioni. Per rendere l’idea la sola plastica bruciata a Modena, equivale a circa 1.000.000 (un milione) di barili di petrolio/anno, potenzialmente sicuramente risparmiabili. Il concetto di economia circolare è molto diverso. A maggior ragione: nessuno merita un inceneritore' - chiude il Comitato Modena Salute e Ambiente.