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Centro di produzione idrogeno e stazione rifornimento per bus: primo piccolo step della Hydrogen Valley

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Finanziato integralmente con risorse del PNRR per la transizione energetica, il progetto Hera e Snam presentato oggi produrrà a regime 400 tonnellate di idrogeno l'anno. Non più di quanto consumano 70 bus all'anno. Si partirà esclusivamente con 12 mezzi Seta. Tempi indefiniti e rimandati ad una fase due per l'utilizzo nel comparto civile privato e industriale. Su cui pesa la produzione limitata e i dubbi sulla sostenibilità economica, senza finanziamenti pubblici


Centro di produzione idrogeno e stazione rifornimento per bus: primo piccolo step della Hydrogen Valley
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I numeri dell'impianto di produzione di idrogeno che nascerà nell'area Hera della discarica di via Caruso sono ancora molto bassi se consideriamo che a regime, le 400 tonnellate di combustibile prodotto saranno sufficienti per alimentare 70 autobus all'anno, ma il progetto da 20 mlioni di euro, coperti integralmente da risorse PNRR destinati alla Regione Emilia-Romagna, vuole costituire il primo passo per la realizzazione di quella che nei prossimi anni potrebbe crescere come Hydrogen Valley di Modena.

Un progetto, quello presentato questa mattina in Municipio a Modena dai vertici Hera e Snam, insieme al sindaco Muzzarelli, all'assessore regionale Colla, e al magnifico Rettore dell'Università Porro, che vede impegnati Comune di Modena, Gruppo Hera, Snam, Seta, Unimore, Agenzia per l’Energia e lo Sviluppo Sostenibile (AESS), Consorzio Aree Produttive (CAP), Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, Energia e Sviluppo Sostenibile (ENEA), Fondazione Democenter Sipe e Camera di Commercio di Modena.

Ognuno con impegni specifici, sanciti in un protocollo con efficacia 5 anni che vede come progetto centrale l'impianto per la produzione di 400 tonnellate l'anno di idrogeno rinnovabile anche attraverso la creazione di un impianto fotovoltaico da 6 megawatt e di una stazione di rifornimento ad uso esclusivo di bus Seta che sarà realizzata nei pressi dell'attuale sede della società di trasporti in strada Sant'Anna e in grado appunto di rifornire di combustibile 12 nuovi bus che Seta acquisterà sempre con risorse pubbliche, del PNRR.

Dubbi e perplessità senza risposta
Pur senza nulla togliere all'importanza del progetto, sfogliando il protocollo durante la conferenza stampa nazionale, rimaniamo colpiti da tre elementi due elementi che, ci pare, ne definiscono più limiti che opportunità. Il primo la durata dell'intesa e degli impegni.

Cinque anni sono nulla in termini di visione, sviluppo prospettiva, soprattutto se si considera che basando tutto sui fondi PNRR è difficile immaginare quando questi fondi non ci saranno più. Il secondo, tramutato in domanda rivolta direttamente agli esperti (purtroppo rimasta senza risposta), è dato dal fatto che non ci spieghiamo come il progetto, anziché prevedere la realizzazione di un parco fotovoltaico per la produzione di 6 megawatt, questa energia non preveda di attingerla dal vicinissimo suo inceneritore, distante da li poche centinaia di metri, che di megawatt/h ne produce più di 100.000 all'anno, almeno da quando nel 2009, il progetto di teleriscaldamento Hera è naufragato e l'impianto genera, oltre a ceneri ed emissioni, quasi esclusivamente energia elettrica che Hera vende e immette in rete.


Il terzo elemento riguarda la possibilità (ora impossibilità), che allo stato attuale non può che essere teorica, di alimentare non solo autobus Seta, come previsto al progetto in via esclusiva, anche aziende e altri trasporti. Interrogativi che per quanto riguarda il secondo e il terzo punto abbiamo rivolto ai relatori presenti ottenendo risposte non puntuali come ci saremmo aspettati. Il tutto pare ad oggi concentrato al settore del trasporto pubblico, anche perché come ci ha risposto l'AD Hera, se le 400 tonnellate prodotte ogni anno dall'impianto arriveranno al massimo ad alimentare 70 bus all'anno, allora i margini per potere pensare concretamente a quello sviluppo immaginato al servizio per esempio ad un comparto energivoro come quello della ceramica o al trasporto pesante privato, i margini non ci sono. O sono stretti. In sostanza, con 400 tonnellate, la coperta è corta. E sulla destinazione al comparto industriale locale anche il protocollo di intesa riporta tanti condizionali e rimanda ad una fase due del progetto. Nel dettaglio, leggiamo: 'In una seconda fase si potrà prevedere un aumento della quantità di idrogeno verde prodotto a partire da FER locali, integrando la produzione di energia rinnovabile degli impianti fotovoltaici sulla discarica con nuova potenza fotovoltaica da realizzare nelle aree adiacenti al sito di via Caruso. Si prevede in particolare, che una parte dell’idrogeno prodotto potrà fornire le aziende del trasporto pubblico locale in possesso di messi alimentati con molecole verdi e che parte della produzione potrà, invece, essere destinata al comparto industriale locale per la decarbonizzazione dei propri processi' 

Eppure, conferma Hera, 'l'attenzione per lo sviluppo di una filiera dell’idrogeno green è stata manifestata dal settore industriale locale, con particolare riferimento ad automotive e aziende cosiddette hard-to-abate del distretto ceramico, per la decarbonizzazione dei propri processi produttivi. In questo contesto, sulla base del protocollo, Fondazione Democenter Sipe si impegnerà a coinvolgere i segmenti di mercato interessati, la Camera di Commercio promuoverà proposte progettuali e linee di sviluppo strategiche, mentre il Consorzio Aree Produttive potrà concorrere all’analisi delle aree oggetto di intervento. Nel frattempo, Unimore, con un pool di ricercatori, svilupperà il centro di eccellenza interdipartimentale dedicato all’idrogeno (H2 MO.RE).

Chi fa cosa
Nella realizzazione di IdrogeMO, le società avranno un ruolo distinto ma interconnesso: Hera S.p.A. sarà il soggetto capofila, la controllata Herambiente si occuperà della realizzazione dell’impianto fotovoltaico, e Snam si occuperà della realizzazione dell’impianto di produzione dell’idrogeno.

L'impianto fotovoltaico con accumulo
In particolare, il parco fotovoltaico da 6 megawatt, con un innovativo impianto a pannelli solari galleggiante su uno specchio d’acqua, sarà realizzato presso la discarica esaurita del Comune di Modena in concessione a Herambiente, quindi senza alcun consumo di suolo utile, in ottica di economia circolare. L’impianto fotovoltaico alimenterà un elettrolizzatore - dispositivo che estrae idrogeno dall’acqua attraverso un processo di elettrolisi - installato in un’area industriale dismessa in via Caruso a Modena. Per consentire il funzionamento dell’elettrolizzatore – la cui potenza è di 2,5 megawatt - anche in assenza di luce solare e in orario notturno, è prevista una batteria per lo stoccaggio dell’energia elettrica. Snam si occuperà della realizzazione dell’impianto di produzione dell’idrogeno, un vettore al cui sviluppo l’azienda sta lavorando su più fronti, coerentemente con gli obiettivi comunitari definiti nel Repower EU Plan e in forza di un piano strategico al 2026 che ha destinato 1 miliardo di euro a iniziative di decarbonizzazione.
L’impianto potrà essere gestito da una “società veicolo” (SPV- Special Purpose Vehicle), cioè da una società ad hoc controllata dal Gruppo Hera e partecipata da Snam, che si occuperà, oltre che della produzione, anche della commercializzazione dell’idrogeno verde.

Impianto pronto entro il 2026
L’inizio dei lavori per la realizzazione degli impianti è previsto entro il 2024. L’impianto fotovoltaico sarà ultimato entro il 2025 e il polo dell’idrogeno sarà pronto nel 2026. Attualmente sono già in fase di lancio le gare per l’assegnazione dei contratti di fornitura e lavori.
L’idrogeno prodotto dall’impianto di Modena potrà, inoltre, rifornire l’azienda di trasporto pubblico locale Seta, che con fondi PNRR ha già avviato le procedure per l’acquisto di 12 bus, per un totale di circa 50 tonnellate l’anno, garantendo una percorrenza di 660 mila chilometri e un conseguente risparmio di CO2 pari a 737 tonnellate/anno (rispetto ad autobus alimentati a gasolio).
La possibilità di alimentare a idrogeno alcuni autobus della flotta Seta e Tper, nelle province di Bologna, Ferrara e Modena, risponde all’esigenza di rendere sempre più sostenibile la mobilità nel territorio dell’Emilia-Romagna.
Non a caso le aziende di trasporto pubblico locale si sono già impegnate per convertire parte della loro flotta a idrogeno. Quest’ultimo, rispetto all’alimentazione elettrica, grazie a una maggiore autonomia, è infatti ritenuto più idoneo ad alimentare mezzi a lunga percorrenza giornaliera, in particolare autobus che percorrono linee extraurbane. La velocità di rifornimento dei mezzi è inoltre paragonabile a quella dei veicoli alimentati con combustibili tradizionali.

Redazione Pressa
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