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Con i ‘se’ non si fa la storia, ma la storia degli ultimi 17 anni ci dice che se tutto fosse andato come previsto dai programmi e dagli impegni assunti da Comune, Provincia e Regione nel 1999, nel Piano di riqualificazione della
fascia ferroviaria (lanciato dall’allora sindaco Giuliano Barbolini e dall’allora Assessore all’urbanistica del comune e oggi assessore regionale alle attività produttive Palma Costi), oggi, nell’area dello scalo merci della stazione dei treni di Modena, ci sarebbe dovuta essere la nuova stazione delle autocorriere. Una scelta strategica quella di allora, che avrebbe consentito il movimento delle merci trasportate su ferrovia alla porta ovest della città e collegate con gli assi autostradali e la stazione dei bus extraurbani per il trasporto passeggeti collegata, anzi attaccata, alla stazione dei treni.
Una buona, anzi strategica idea, rimasta tristemente sulla carta. Anche questo progetto, così come altri 8 relativi a comparti urbani della fascia ferroviaria che era obiettivo riqualificare dopo lo svuotamento e l’abbandono delle
grandi aree industriali (ex fonderie, ex mercato bestiame, ex Pro Latte, ex consorzio agrario, ex Corni, ecc...), e la dismissione del tratto ovest della ferrovia storica, è rimasto al palo. Per 17 anni, appunto. Che in termini
di competitività, per una realtà industriale ed economicamente connotata come quella di Modena, che aveva posto lo sviluppo della logistica e del trasporto merci come priorità, significano anni luce. Anni irrecuperabili. Che se poi lo si accompagna con la scelta del tracciato nord dell'alta Velocità che facendo passare il treno in discarica, lontano dal centro, ha constualmente tolto anziché garantire le fermate dei super-treni a Modena, lo sono ancora di più.
Lo scalo merci ferroviario, attualmente ancora compreso nell’area della stazione centrale (ben visibile da chi percorre viale Montecuccoli in direzione Madonnina), rappresenta uno degli 8 grandi comparti urbani ed industriali la cui riqualificazione era stata prevista e progettata già dal 1999.
Uno degli 8 grandi tasselli di un mosaico che nel suo insieme avrebbe dovuto ridisegnare e ricucire la parte nord alla parte sud di Modena.
Nelle sue funzioni economiche, logistiche e sociali. E visto che tanti di questi tasselli sono rimasti oltreché incompiuti anche scollegati tra loro, è chiaro il perché lo sviluppo infrastrutturale e logistico della città, nel suo insieme, si è bloccato. A tempo indeterminato.
Al netto dei progetti che dopo la dismissione della linea storica sono stati avviati nella zona ovest della città (recente la conclusione e l'apertura della nuova rotatoria in zona San Cataldo), la città, oggi, è di fatto ancora scucita e scollegata sull'asse nord sud, divisa dalla ferrovia e da ciò che doveva unire.
Per le persone e non solo. L’area dello scalo merci che ancora vediamo a fianco della stazione ferroviaria, ne è un esempio. La sua mancata riqualificazione dipende infatti tutta o quasi da un’altra opera rimasta incompiuta: lo scalo merci di Marzaglia, che dal 2005 circa doveva assorbire struttura e funzioni di quello ancora esistente nell’area della stazione dei treni. Oggi le sue gru gialle adibite allo spostamento dei container spiccano inutilizzate nel cielo di Marzaglia come cattedrali del deserto, ben visibili sulla destra da chi percorre la via Emilia in direzione Reggio, su un’area da 260 mila metri quadrati di superficie. L’ingegner Moretti, dirigente capo delle Ferrovie dello Stato, al termine di un incontro pubblico avuto a Modena il 16 giugno del 2001 con l’allora Sindaco Giuliano Barbolini, ne aveva previsto la piena operatività «nell'arco di 4/5 anni, ipotizzando nel 2005 il volume di merci in transito a quota 3 milioni, per arrivare a superare abbondantemente i 4milioni nel 2010».
La storia (senza se), racconta invece che non se ne fece nulla, per i successivi dieci anni. Anche perchè nella logica di un sistema integrato infrastrutturale per la logistica delle merci trasportate su ferro e su gomma, il nuovo scalo merci di Marzaglia aveva la sua ragione, e puntava la sua funzionalità, sulla preliminare realizzazione della bretella autostradale Campog alliano-Sassuolo. L’altra grande incompiuta. A sottolinearlo fu nell’ottobre del 2011, a dieci anni dall’annuncio di Moretti, anche l’assessore Comunale alla programmazione territoriale Daniele Sitta. Annunciando per la Bretella Campogalliano Sassuolo, «la conferma, da parte del Cipe, delle risorse stanziate nel 2006», quelle che avrebbero consentito ad Anas «di dare il via al bando per la realizzazione del collegamento autostradale», Sitta auspicò il celere avanzamento dei lavori proprio «in funzione della prevista apertura, alla fine del 2012, dello scalo merci di Cittanova-Marzaglia, un'opera fondamentale per la nostra economia». Ancora una
volta non se ne fece nulla.
Riassumendo, oggi non c’è la Bretella, nemmeno nel primo preliminare tratto che avrebbe dovuto collegare Campogalliano al nuovo (diventato vecchio anche sulla carta), scalo merci; non c’è (almeno operativo), lo stesso scalo merci di Marzaglia e, in cascata, come in un domino dove la mancanza di un tassello pregiudica la riuscita del tutto, manca la riqualificazione del ‘vecchio ’ scalo merci di Modena, nell’area della stazione dei treni. Dove, e torniamo così al punto di partenza, avrebbe dovuto sorgere la nuova stazione delle autocorriere, ed un parco urbano.
Un’area che concentrando trasporto passeggeri su rotaia e su gomma, avrebbe dovuto e potuto rappresentare
una grande opportunità per la città, soprattutto se collegata alla parte nord della ferrovia attraverso il prolungamento di via Soratore (rimasto sulla carta e oggi reso di nuovo forse in parte possibile con il progetto periferie ), e dell’area dell’ex consorzio agrario (sbloccata solo ora dopo 20 anni ma ancora un deserto recintato ed inaccessibile).
Un’opportunità di sviluppo che oggi rappresenta invece un problema. Dall’accesso allo scalo merci su viale Monte
Kosica, dal quale transitano coloro che lavorano per le ferrovie e lì parcheggiano l’auto in area riservata, ci si immerge in uno scenario desolante, fatto di stabili e di aree vuote e degradate, anche adibite a rifugio o bivacco. Eppure, siamo alle porte del centro, a pochi metri dai marciapiedi della stazione dei treni. E dal Mata. Dove la parte ristrutturata è vuota e dove la parte non ristrutturata e piena di tutto ciò che fa degrado. Dove doveva nascere anche un sottopasso capace di collegare la stazione dei treni, la parte e la porta nord della città. Anche qui, nulla. Anche qui, si rimanda al progetto periferie.
Gianni Galeotti
Immagini: Nella foto grande, lo scalo merci di Marzaglia, grande incompiuto. Nella galleria fotografica l'area dello scalo merci che doveva essere trasferito a Marzaglia e la mappa diffusa nel 1999 dal Comune di Modena dove si annunciava lo spostamento dello scalo merci, e quello della stazione delle autocorriere nell'area adiacente alla stazione centrale dei treni.
Che cosa è (o dovrebbe essere), lo scalo merci di Marzaglia
Lo scalo merci di Marzaglia è una struttura progettatanel contesto della variante di tracciato traModena e Rubiera della ferrovia Bologna-Milano. Dovrebbe sostituire l'attuale scalo merci situato nella stazione di Modena.
Lo scalo disporrà di 25 binari utilizzati peril carico/scarico container, presa e consegna e carico/scarico per il trasporto diffuso.
Effettuerà solo traffico merci di container e trasporto ed opererà anche per presa e consegna dei convogli.