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I lavori sono iniziati da alcune settimane e finiranno tra due anni, almeno stando al cartello di cantiere che indica il marzo 2026 per la consegna. O prima, entro il 2025, stando a quanto affermato questa mattina dai responsali Hera ed Aliplast, la società del gruppo Hera, controllata da quest'ultima al 70%. E che nell'area dove ha sede l'inceneritore realizzerà un nuovo stabilimento da 50 milioni di euro, di cui 7,7 derivanti da risorse PNRR, per la produzione di polimeri di alta qualità ottenuti dal riciclo di plastiche rigide: dalle parti di auto da demolizione a semplici confezioni di shampoo.
Se fino a poco tempo fa il riciclo di questi materiali era difficile o non in grado di portare alla produzione di materiali di alta qualità per particolari usi anche industriali come quello dell'elettronica, oggi è possibile farlo.
Dai rifiuti plastici rigidi genereranno infatti polimeri di alta qualità con prestazioni analoghe a quelle garantite da materiali vergini di fonte fossile come il petrolio, rendendo così possibile l'utilizzo in settori come l’elettronica di consumo, senza ricorrere alle plastiche vergini da petrolio.
Nei fatti, più che relativa al riciclo, pur importante, di particolari tipo di plastica, l'innovazione legata a questo processo si traduce nella possibilità di realizzare oggetti e prodotti plastici di qualità riducendo il ricorso ai materiali vergini.
Per provare a capire meglio costi e benefici, anche ambientali e di emissioni di C02, di un tale processo, ci riferiamo all'amministratore delegato di Aliplast Carlo Andriolo, che incontriamo nell'area di cantiere alla presentazione dei progetto del nuovo stabilmento. Ci fa qualche esempio.
'Prendiamo una scatola di plastica. Per produrla ho due alternative. Prima, utilizzare materiale vergine, derivante da petrolio o fonti fossili come gas.
In questo caso l'impatto carbonico è di 2 kg di C02 per ogni chilogrammo prodotto. Un chilo di scatola, due chili di C02. Seconda soluzione, con il nostro impianto per produrre lo stesso chilogrammo di prodotto produciamo un chilogrammo di C02. Di fatto nella produzione dello stesso prodotto plastico si evita la produzione di una percentuale dal 50 al 75% di C02'.
Tutto ciò, su scala annuale, si traduce in circa 30 milioni di tonnellate di C02 in meno. In questo modo, le plastiche in uscita dall’impianto potranno far fronte a quelle esigenze di produzioni di qualità che fino ad oggi trovavano risposta quasi esclusivamente nelle materie prime vergini: anche settori caratterizzati da significativi impatti ambientali potranno così incrementare la propria sostenibilità. Basti pensare che la quantità di plastica riciclata in un anno dall’impianto a regime permetterà di risparmiare all’ambiente emissioni per circa 30 mila tonnellate equivalenti di CO2.
Anche la plastica trattata sarà a chilometri zero: il materiale lavorato nell’impianto verrà selezionato prevalentemente tra i rifiuti che il Gruppo Hera già tratta nelle proprie linee di selezione e recupero attraverso Herambiente, oppure coinvolgendo il tessuto produttivo locale.
Il metodo utilizzato da Aliplast consiste nell’upcycling, cioè una rigenerazione che eleva la qualità del polimero di partenza, raggiungendo così caratteristiche qualitative di alto livello.
Il progetto del nuovo impianto di riciclo delle plastiche è stato sviluppato sulla base dell’expertise di ingegneria e tecnologia di NextChem, la controllata del gruppo Maire per le soluzioni tecnologiche sostenibili.
Redazione Pressa
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