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Un fascicolo, al momento contro ignoti, è stato aperto dalla procura di Reggio Emilia che ha incaricato la Guardia di Finanza di indagare sul progetto Silk-Faw, la joint venture sino-americana che dovrebbe far sorgere a Reggio Emilia un mega stabilimento produttivo di auto di lusso elettriche, assumendo un migliaio di lavoratori. La magistratura si è mossa per sciogliere i sospetti sorti anche a causa dei continui slittamenti rispetto ai programmi. Il progetto sta tenendo in sospeso anche la Regione. Nonostante la convocazione dei manager in luglio da parte dell'assessore regionale allo sviluppo economico Vincenzo Colla, nessun passo avanti è stato fatto.
'È giusto che si faccia piena luce su un progetto che presenta molti punti di domanda.
Per questo è importante, secondo quanto si legge sui giornali, che la procura di Reggio Emilia abbia aperto un'indagine sul progetto Silk Faw e abbia incaricato la guardia di finanza di compiere accertamenti fiscali su un'operazione di cui sin dall'inizio denunciammo i numerosi punti oscuri, presentando anche un'interrogazione alla Commissione europea su quanto stava accadendo', spiegano l’europarlamentare Sabrina Pignedoli, i parlamentari Maria Edera Spadoni, Stefania Ascari, Davide Zanichelli, Maria Laura Mantovani e Gabriele Lanzi, e i consiglieri comunali Paola Soragni (Reggio Emilia) e Giancarlo Setti (Correggio).
'Menomale che nell'ultima riunione tra i vertici dell'azienda sino-statunitense, la Regione Emilia-Romagna e il comune di Reggio Emilia avevano assicurato che tutto stava procedendo secondo i piani. Piani in realtà slittati di continuo, compreso il rogito per l'acquisto dei terreni, previsto dopo continui ritardi per il 5 agosto scorso e rimandato ancora una volta - continuano i portavoce del Movimento 5 Stelle reggiani -.
Non sorprende nessuno se la procura finalmente vuole vederci chiaro, indagando su finanziamenti che non sono mai arrivati e società con sede in Irlanda e nel paradiso fiscale delle isole Cayman. Un progetto che ha visto anche l'arruolamento di dirigenti che hanno dato lustro ad aziende automobilistiche della Motor Valley emiliana, senza contare l'enorme consumo di suolo, questo sì, sicuro e garantito. Ha stupito molto in questi mesi l'atteggiamento della Regione Emilia-Romagna e del comune di Reggio Emilia, che hanno continuato a sostenere il progetto con un ingiustificato entusiasmo, che pochi hanno avuto il coraggio di contraddire. Un entusiasmo che prevedeva anche cospicue erogazioni di denaro pubblico e ‘scorciatoie’ burocratiche come i lavori senza Via (valutazione impatto ambientale), non si sa di preciso su quali basi. Viene da domandarsi perché imprenditori emiliani ben più seri non ricevano tanti fondi e facilitazioni da Regione e Comune di Reggio Emilia, nonostante il periodo critico e nonostante lavorino già sul territorio”, concludono Pignedoli, Spadoni, Ascari, Zanichelli, Mantovani, Lanzi, Soragni e Setti.
Redazione Pressa
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