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'Un corridoio ecologico è una particolare area verde, studiata ad-hoc per preservare specie animali e piante che vivono in quel tipo di habitat.
La funzione principale del corridoio ecologico è quella di permettere il passaggio graduale tra un habitat e un altro. Un esempio perfetto di corridoio ecologico, nella definizione classica, è quello di un fiume; quest’ultimo infatti preserva le specie ma funziona anche da confine netto per animali e vegetazione.
I corridoi ecologici hanno quindi più funzioni, dalla ripopolazione di determinate specie alla preservazione di piante ed elementi territoriali, altrimenti a rischio nella normale situazione urbana'
E' la definizione di corridoio ecologico che un utente FB, commentando la presentazione del progetto di Diagonale da parte del sindaco e dell'assessore ai lavori pubblici nel giorno dell'affidamento dei lavori, ricorda allo stesso Assessore ai lavori pubblici Andrea Bosi, al quale evidentemente il concetto non è chiaro.
Al punto chiamare come tale quella che altro non è (e anzi cosa ben diversa è), che una pista ciclabile. 'I lavori dureranno circa un anno e consentiranno alla nostra città di avere un corridoio ecologico' - afferma invece Bosi soddisfatto.
Pista ciclabile, invece. Quella che al costo di un milione di euro a chilometro (nonostante il tracciato sia già definito con tanto di fondo stabilizzato), sarà realizzata sulla sede dell'ex linea ferroviaria storica, da anni dismessa, in grado di collegare su un percorso in sede propria, e già tracciato, l'area della stazione ferroviaria e di S.Anna, già servita da pista ciclabile, alla zona ovest della città, fin oltre le fonderie di via Zarlati. Un progetto che si limita ad una pista ciclabile senza programmare, se non con tempi indefiniti (che a Modena visti i precedenti equivale ad un 'mai'), un servizio di trasporto pubblico in sede propria.
Una scelta, quella limitata ad una pista ciclabile in sede propria, e che mantiene di fatto una cerniera divisoria tra due aree della città, che anche settori del mondo ecologista ed ambientalista ritengono retaggio di una concezione già superata e non in linea a quella che vedrebbe (come tra l'altro ricordato e sostenuto dallo stesso direttore Amo Burzacchini citando l'esempio di Friburgo, in cui vive), piste ciclabili ricavate dalla sede stradale e trasporto pubblico su rotaia in sede propria. Elementi che avrebbero meritato e che meriterebbero un approfondimento, magari in sede di discussione di Piano Urbano della sedicente Mobilità Sostenibile, ormai in fase di approvazione (cosa che purtroppo non è avvenuta), e che sicuramente dovrebbe partire da basi ben diverse da quelle che non distinguono una pista ciclabile da un corridoio ecologico.
Gi.Ga.