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Grazie Vasco. La sfida è stata vinta. E non solo quella dei numeri, certo, da record, che al termine di un concerto e di una giornata così, perdono quasi valore. Perché i numeri, compresi quello dei brani che hanno scandito la scaletta dei 40 anni di carriera del Blasco, non sono anima. Da soli non garantiscono il sogno, non fanno vivere la favola. Invece oggi con un Vasco impeccabilmente Vasco, in tutta la sua forza e la sua fragilità, in tutto il suo essere Vasco, sul palco del Modena Park mozzafiato al tramonto, davanti a quella folla immensa e pulsante di vita, di amore, e di voglia di viverlo quel sogno, insieme, tutto è diventato realtà.
E la realtà stessa è stata superata, diventando di nuovo sogno. Ma vissuto. Insieme. Scolpito nei cuori, e scolpito nella storia.
Della musica, del nostro sgangherato Paese, della nostra città. Nella storia di una giornata fantastica, resa tale dal popolo di Vasco. Una marea umana che fin dalle prime ore dell'alba ha stupito, entusiasmato, commosso. Tutti. Nel suo lento e festoso fluire. Per una dimostrazione straordinaria di civiltà, unita alla travolgente voglia di vivere la storia, fatta si di numeri, di date e ricorrenze ma animata dalla voglia di vivere quel sogno. E di non rimanere delusi, come spesso accade nella vita di tutti i giorni. Insieme al popolo di Modena, che lo ha abbracciato, quel mondo festante e cantante, e lo ha accolto in ogni angolo di strada, e con esso ha condiviso il sogno di un mondo migliore e di una vita migliore. Fatta di attimi senza tempo.
Ed è così che l'emozione, come ci ricordava Diego Spagnoli, direttore di palco di Vasco un mese fa, e che questa sera è salito sul palco vestito da re, si trasforma in magia. E Vasco non è più colui che trasmette emozioni ma diventa attivatore di emozioni che ognuno di quei 220.000 e non solo, voleva, e si aspettava, di vivere.
E' tutto ciò è successo. In una sera. E non sappiamo se è successo grazie ad un'organizzazione impeccabile, che comunque c'è stata. Tecnicamente perfetta, che ha superato ogni migliore previsione. Che ha fatto transitare e fluire ed accedere al parco, centinaia di migliaia di persone in maniera ordinata, delicata, fluida, come se a scorrere fosse l'acqua lenta di un fiume. Come se tutto fosse stato previsto e programmato in ogni dettaglio. Anche nel silenzio surreale delle vie della zona verde chiusa, pochi minuti prima dell'inizio. Che anche questo sa un po di magia. Una magia che ci ha coinvolto, che ci ha unito, anche nel nostro lavoro di cronisti di una giornata speciale. Una magia capace di andare oltre e vincere la paura. Che spesso è la paura della quotidianità, del normale, del non vivere, ma sopravvivere. Una magia che vorremmo continuasse e rimanesse tale nel sogno di una Modena che questa notte continuerà a non dormire sognando. Nel suo centro, da due giorni pulsante come non mai, nella sua gente, nel suo essere da questa notte e da domani anche testimone, lo speriamo, di un mondo migliore.
Gianni Galeotti