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Se c’è un dato che emerge da tutta la vicenda Aimag, è la differenza di livello e di classe fra il sindaco di Carpi Riccardo Righi e tutti i predecessori e contemporanei carpigiani e del bacino Aimag. Perché Righi, venendo dal nulla, in pochissimi mesi e con un incredibile lavoro di tessitura, è riuscito a sistemare tutti i problemi causati da chi l’aveva preceduto a ogni livello. Le diverse cessioni parziali di Enrico Campedelli alle Fondazioni e a Hera, che hanno scontentato tutti. E i diversi andirivieni di Alberto Bellelli. Il cui approccio e la cui strategia su Aimag – come su molti altri aspetti della vita politica carpigiana – non sono mai stati ben capiti.
Forse neanche da lui: che ha ondeggiato fra la cessione completa, stoppata però da un referendum organizzato dal comitato acqua pubblica; al completo disimpegno a favore del suo vicesindaco, Simone Morelli, diventato negli anni l’unico depositario delle nomine in Aimag – con i risultati che si sono visti, specie sotto l’egida della presidente Monica Borghi; all’apparente ritorno in sella, con l’imposizione della presidente Paola Ruggiero. Con la quale Bellelli è riuscito nella non facile impresa di scontentare tutti gli altri sindaci, al netto di quelli delle Terre D’argine e di Bastiglia. Con tutti gli altri che si sono sfilati e alcuni ricorsi al Tar: arrivando all’incredibile situazione di una Spa pubblica senza un accordo fra i soci pubblici e senza un patto di sindacato pubblico.
Righi, ereditata questa triste situazione, ha dimostrato polso fermo, doti politiche e lungimiranza strategica. Lui, cresciuto a differenza dei predecessori a pane e Hera e senza troppi patemi d’animo nello scontentare i circoli PD, ha preso in mano la questione e in pochi mesi l’ha risolta. L’effetto finale è la cessione di Aimag a Hera. Che prende il controllo della consociata mirandolese, come certificato dall’Antitrust, senza scucire un euro. Ma politicamente e mediaticamente Righi ha talmente ingarbugliato le carte da far apparire il tutto come un’operazione indolore. Con Aimag che resterà al 100% sotto il controllo pubblico, e Hera che come la Befana fornirà i capitali necessari al risanamento e alla partecipazione alle prossime gare senza avere nulla in cambio. Che non sia quel “controllo industriale”, che nelle conferenze stampa di Righi non vale niente, rispetto ai “revisori dei conti” nominabili dal pubblico e altre amenità.
Riuscendo nell’incredibile impresa di mettere d’accordo tutti i sindaci, riunitisi in cerchio ad ascoltarlo come undici apostoli. E tutti i partiti dell’arco costituzionale: da Sinistra Italiana o come si chiama adesso - che può plaudire al finto mantenimento del 51% pubblico; alla Lega di Letizia Budri - che attraverso l’influenza del collega Guglielmo Golinelli e di Antonio Platis di Forza Italia è riuscita a zittire tutta l’opposizione di centrodestra da Concordia a Bologna: quella che fino al giorno prima vedeva Hera come la kryptonite.
E quel PD, specie carpigiano, che con questa strategia s’è finalmente liberato dall’esigenza di cercare inutilmente soluzioni strategiche e industriali. Mantenendo però intatta la secolare prerogativa di nominare ai vertici rappresentativi i prescelti dal segretario di turno.
Eli Gold
Eli Gold
Dietro allo pseudonimo 'Eli Gold' un noto personaggio modenese che racconterà una Modena senza filtri. La responsabilità di quanto pubblicato da 'Eli' ricade solo sul dirett.. Continua >>