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Cinque anni fa Fdi veniva trattata come la cenerentola della coalizione e ora, con le parti invertite, invece di evitare l'errore di cui furono vittima prima di tutto i cittadini, si comporta in modo speculare. Nella scelta dei candidati sindaci in provincia di Modena la Lega nel 2019 imponeva i suoi nomi ovunque, senza discussione, senza confronto con gli alleati. Forte di un consenso elettorale più alto rispetto a Fdi e Forza Italia, il Carroccio stabiliva che a Modena dovesse essere candidato Prampolini, a Carpi la Boccaletti, a Sassuolo Menani, a Mirandola Greco, a Formigine Righi Riva... Nemmeno a Maranello la Lega lasciò a Fdi una candidatura puntando su Barbolini e arrivando alla rottura con Sassi.
Ma i politici avranno tanti difetti, non certo quello della memoria corta.
Così a 5 anni di distanza, a parti invertite, Fdi si sta comportando esattamente nello stesso modo ripagando il Carroccio con la stessa moneta. Lo dimostra la sferzata con cui il segretario provinciale di Fratelli d'Italia oggi ha smentito il sindaco leghista di Sassuolo mettendo in discussione la sua ricandidatura. Anzi, Fdi sta dimostrando ancora un po' più di 'crudeltà politica', lasciando totalmente segreto fino all'ultimo il percorso per la scelta dei candidati e annunciando di ufficializzare i nomi a giochi fatti, intorno alla metà di febbraio. Non solo, se la Lega almeno aveva una 'cabina di regia' decisionale composta da Vernole, Bargi, Golinelli e Bagnoli, nella quale venivano condivise le scelte, nel caso di Fdi ogni cosa sembra essere nelle mani del senatore Michele Barcaiuolo al quale tutti a Modena guardano attendendo il suo Verbo, con un partito che - forse temendo scalate straniere - si è chiuso a riccio evitando di allargare la propria dirigenza.
Una strategia frutto certamente della consapevolezza della propria maggior forza elettorale (almeno al momento), ma che, a ben vedere, potrebbe essere pagata a caro prezzo dai cittadini. Nulla da dire sul fatto che Fdi si sia data una struttura gerarchica ferrea (cosa della quale peraltro i meloniani vanno orgogliosi) e poco contano le scaramucce e le ripicche tra alleati, il problema è che qui non sono in discussione le dinamiche interne di un partito, ma il futuro amministrativo del territorio. Non si chiede, cioè, a Fdi di condividere un percorso per la scelta del proprio leader, ma siamo certi che la centralizzazione totale nella scelta delle candidature a sindaco sia il modo migliore per giungere a individuare nomi di livello? Nella tornata elettorale dove il centrosinistra appare più in difficoltà non era forse meglio dimostrare di fare squadra, di aprire porte e finestre anche alla società civile, per tentare di donare ai modenesi una alternanza politica che manca da 80 anni? Si è deciso diversamente. Vedremo se è stata la scelta giusta.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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