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Anniversario sisma, Bonaccini torna a paragonare terremoto e alluvione. E così la colpa è del Destino
La Pressa
Se non si ammette che qualcosa non è stato fatto, allora significa continuare su questa strada e immaginare che - dati i cambiamenti climatici - ogni anno si assisterà a nuove alluvioni e a nuovi disastri, come sanno bene gli alluvionati di Bastiglia e Bomporto del 2014 o quelli di Nonantola del 2020, per restare nel modenese. E ogni volta gli amministratori di turno diranno 'non è colpa nostra'

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'Il 29 maggio di undici anni fa, la drammatica seconda scossa che fece tremare l’Emilia, a nove giorni dalla prima: provocarono devastazione, 28 vittime, 45 mila sfollati e oltre dodici miliardi di euro di danni.
A distanza di 11 anni, sempre a maggio, due tremende alluvioni hanno interessato gran parte della regione, colpendo in particolare la Romagna. Provocando altre vittime e ingenti danni a cittadini, famiglie e imprese. Tutti insieme abbiamo rialzato l’Emilia colpita, tutti insieme rialzeremo la Romagna ferita'. Così sui social il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, nel giorno dell'anniversario della seconda scossa del terremoto in Emilia, torna a paragonare il sisma alla alluvione allegando anche una foto con un parallelismo preciso (sopra).
Un paragone del tutto improprio se si mette a confronto l'imprevedibilità delle scosse sismiche con la possibilità di fare vera prevenzione (che è indubbialmente mancata) sul fronte del dissesto idrogeologico.
Paragonare il terremoto all'alluvione è in fondo un modo per non ammettere le responsabilità di chi aveva il compito di amministrare il territorio (da 8 anni a questa parte Bonaccini stesso) e puntare il dito solamente contro il destino baro e imprevedibile.
Perchè se è colpa del cielo, della natura che si ribella all'uomo, di Dio stesso, allora non è colpa di nessuno.
Lo ribadiamo ancora, qualora ce ne fosse bisogno. Non è così. Il cambiamento climatico indubbiamente in atto (indipendentemente dalle cause che lo generano) non può essere la giustificazione dell'immobilismo sul fronte della manutenzione degli argini dei fiumi e sulla creazione di infrastrutture (in primis nuove casse di espansione) che possano contenere le precipitazioni abbondanti che saranno sempre meno eccezionali e sempre più la normalità.
Se non si parte da questa consapevolezza del resto, se non si ammette che qualcosa non è stato fatto, allora significa continuare su questa strada e immaginare che - dati i cambiamenti climatici - ogni anno si assisterà a nuove alluvioni e a nuovi disastri, come sanno bene gli alluvionati di Bastiglia e Bomporto del 2014 o quelli di Nonantola del 2020, per restare nel modenese. E ogni volta gli amministratori di turno diranno 'non è colpa nostra'.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, .. Continua >>
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