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Cooperative e ipermercati hanno devastato il sistema economico locale e nazionale, dei piccoli artigiani, delle famiglie che possedevano un alimentari piuttosto che un ortofrutta. I banchi ultra riforniti dei supermercati hanno spazzato via generazioni di commercianti, ma anche di qualità. Qualità dei prodotti e anche, talvolta del servizio che è divenuto standardizzato, tutto uguale, tutto omologato. Le strade si sono svuotate, le serrande son state tirate giù, i centri storici depauperati delle proprie botteghe, le periferie invase di ipermercati faraonici.
La sinistra fa tanta propaganda sui ceti medi e bassi, li vuole salvare, li vuole aiutare, li vuole sostenere, vuole dar loro il salario minimo. Quanta magnanimità! Certo, peccato che però li abbia massacrati con la sua smania delle cooperative, con la mania degli ipermercati e continui a triturarli, impassibile.
L’idea dell’ipermercato è nata dal desiderio di standardizzazione, non di meritocrazia.
Nella standardizzazione non da fastidio nessuno, non emerge nessuno, ce ne è in fin dei conti tanto per pochi e ce ne è poco per tantissimi. E’ questo che ha voluto, e continua a volere, la sinistra; è il suo sistema, tutto fuorché democratico. Poi, però, puntualmente deve salvare. Ignoranza, paraocchi e spirito di gregge i capisaldi della propria propaganda che fa breccia nei sostenitori, che annuiscono senza pensiero critico, perché quello che dice il partito va per forza bene, sempre, senza ma, mai.
Sta a vedere, però, che quei mostri schiavisti della destra, certamente imperfetti data la loro condizione umana, che prediligono le attività private, il commercio in proprio, la piccola e micro imprenditoria, se avessero potuto fronteggiare le cooperative impedendone il dominio assoluto, avrebbero garantito un tessuto sociale quantomeno omogeneo con una ricchezza meglio distribuita, perché direttamente proporzionale ai propri impegno e capacità.
Follia? Immaginazione? L'impressione è che a sinistra la democrazia non esista, la meritocrazia non esista e, spesso, nemmeno le competenze esistono nella classe dirigente. Gente, di ambo i sessi, che parla tanto e bene, ma che mai ha lavorato in vita propria, nè in proprio nè come dipendente. Gente che non ha le facoltà per comprendere, fronteggiare e risolvere i problemi delle persone normali che ogni giorno si alzano e cercano di portare il pane in tavola, (sostanzialmente i propri elettori), di onorare i propri impegni e far fronte alle proprie responsabilità, a qualunque livello sociale essi si trovino ad operare, ma hanno la presunzione estrema di sentirsi tuttologi assoluti esibendosi in sproloqui saccenti e autocelebrativi.
Chiedete ad un cieco di descrivervi i colori e le forme degli oggetti che compongono l’ambiente nel quale si trova. Ne sarà capace, se non inventandosi racconti fantasiosi frutto unicamente della sua immaginazione? Così, come si può chiedere a qualcuno che non ha mai lavorato, che non si è mai dovuto assumere la responsabilità di nulla, che non si è mai dovuto rimboccare le maniche per portare il proprio curriculum in giro, che non si è mai visto sbattere delle porte in faccia... di anche solo lontanamente capire l’alfabeto dei lavoratori? Figuriamoci riuscire a fare concretamente qualcosa; una contraddizione scientificamente dimostrabile. Non è cattiveria, è un dato di fatto. Se non hai mai lavorato in vita tua, come puoi capire dinamiche, problematiche ed equilibri del mondo reale del lavoro? Altrettanto, come pensi di poter risolvere concretamente qualcosa? Figuriamoci prevenire, programmare, pianificare.
In generale, che sia destra o sinistra, per par condicio, chiunque decida di occuparsi di politica, dovrebbe aver lavorato per almeno un certo numero di anni (e tornare alla propria occupazione finito il mandato), diversamente non riteniamo possa avere le competenze per occuparsi della “cosa pubblica” e di godere delle proprie risorse economiche.
Oggigiorno, però, più a sinistra che a destra, va di moda vivere di politica già sui banchi di scuola (senso civico lodevole) per poi, finita l’università, mettersi subito su qualche sedia del partito. Sarà infine quest’ultimo ad occuparsi di noi fintanto che saremo su questa realtà terrena. Che bella cosa il partito, meno male che c’è lui. Così, mentre noi viviamo sereni, tutelati dal partito, sentendoci forti e invincibili nel farne parte, ne seguiamo le proprie direttive, affascinati e convinti, frutto di alcuni pochissimi potentissimi, che governano le sorti di tutti, così abili da farci addirittura convincere di star pensando al bene di tutti e di essere in un sistema democratico. Ma gli (ex) comunisti ci credono, perché se il partito lo dice, allora è vero.
Pensiamo alle cooperative (tralasciando per ora il tema dei fallimenti e dei conti mai saldati ai piccoli artigiani che hanno prodotto disastri senza precedenti), pensiamo agli ipermercati e pensiamo alle migliaia di famiglie che hanno dovuto chiudere per sempre i battenti delle proprie attività, magari soffocati dai debiti e da una burocrazia allucinante e ritrovatisi senza una casa, da soli, nel disperato tentativo di provare a farcela, per salvare se stessi e gli altrettanti millenni di cultura e maestria di cui il loro fare artigiano era maestro. Ora, nelle menti dei più anziani, ne rimane soltanto il malinconico ricordo e nelle menti dei più giovani, pervade una non salvabile cultura standardizzata che tutto ha fuorchè della maestria. In tutto ciò siamo comunque estremamente rassicurati dal continuare a sentire, nei secoli dei secoli, propagande di sinistra, magnanime, benefattrici e gloriose, che hanno come fine ultimo la salvezza del mondo, l’aiuto ai bisognosi, l’elemosina ai poveri. In queste ci crogioliamo e ce ne facciamo paladini. Ma di poveri, in Italia, ce ne sarebbero stati ben pochi se avessimo rispettato i nostri sacrifici, la nostra cultura, la nostra storia artigiana, la nostra piccola imprenditoria, la nostra facoltà di pensiero e null’altro che la nostra democrazia. Sostanzialmente, non desideriamo nemmeno circoscrivere tutto ciò al mero “destra e sinistra”, sarebbe svilente. Diciamo piuttosto, se avessimo rispettato anche le persone e se avessimo usato il buonsenso, che tanto manca e sempre di più. Ad ogni modo, dormiamo sereni: ai nostri mali ci pensa, e sempre penserà, il partito.
Eli Gold