Baby gang a Modena: legalità tradita, così l'amministrazione fa vincere la paura
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Baby gang a Modena: legalità tradita, così l'amministrazione fa vincere la paura

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L'assenza di risposte concrete genera il mostro della paura, genera l'idea nei giovani di essere lasciati soli. Questa è la colpa più grande di chi governa


Baby gang a Modena: legalità tradita, così l'amministrazione fa vincere la paura
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C'è un fattore aggravante davanti al ripetersi drammatico di episodi di violenza, l'ultimo giovedì pomeriggio nei confronti di un 15enne, che vede protagonisti a Modena gruppi di giovani minorenni delinquenti. Ed è il fattore della paura. La paura di denunciare le aggressioni subite, la paura di ulteriori ritorsioni, il timore di alzare lo sguardo quando ci si trova in stazione per aspettare un autobus per tornare a casa dopo la scuola. E la paura porta con sé il silenzio, la rassegnazione e, infine, l'omertà. Permettere che questo germe nasca e cresca in ragazzini di 14 o 15 anni è forse la colpa più grave rispetto all'eredità che la società degli adulti sta lasciando ai propri figli.

Per anni l'amministrazione locale, complice una mentalità che ha distorto il concetto nobile di accoglienza, ha minimizzato il problema delle baby gang e della sicurezza in centro. Le Giunte di centrosinistra hanno evitato di ammettere il parallelismo tra atti di delinquenza e immigrazione. Ma la realtà, come spesso accade, supera e travalica ogni tentativo di imbrigliare i fatti dentro categorie politicamente corrette e così gli 'smandrappati' citati dall'ex sindaco Giancarlo Muzzarelli, i 'non ci sono' dell'assessore Camporota, sono divenuti delinquenti minorenni capaci di riunirsi a decine per massacrare di botte la vittima prescelta.
In pieno giorno, alle due del pomeriggio, tra la folla, davanti a quello che doveva essere il 'posto integrato di polizia' che di integrato non ha nulla visto che oggi la Polizia di stato lo ha abbandonato, lasciando solo la presenza, saltuaria, della Polizia locale.
Di fronte a tanto orrore, di fronte ai calci sferrati a un ragazzino a terra, filmati e postati sui social (è accaduto giovedì come è già successo tante altre volte) non è più possibile minimizzare, adesso non si può non ammettere il problema. Ma il ritardo accumulato è infinito, le soluzioni sono lontane e, mentre ci si dibatte per difendere posizioni politiche, mentre FdI loda l'assessore alla sicurezza Camporota per presunti 'cambi di passo' rispetto all'amministrazione passata, salvo ricredersi qualche settimana dopo, mentre i cittadini fingono di fare sfilate apolitiche ma ricevono la benedizione del Pd, l'emergenza non si ferma, ed è qui e adesso.
Qui e adesso i ragazzini di prima e seconda superiore vengono pestati in pieno giorno alla stazione delle corriere in attesa di un autobus che dovrebbe ricondurli a casa sani e salvi; qui e adesso le ragazze rinunciano a camminare da sole in centro, anche in pieno giorno. Qui e adesso viene annunciato in pompa magna l'arresto di cinque minorenni salvo poi scoprire che dopo qualche ora uno di loro è già stato liberato e un secondo è stato fermato nuovamente per i medesimi reati.
E così l'assenza di risposte concrete genera il mostro della paura, genera l'idea nei giovani di essere lasciati soli, di vivere in una società che nonostante il velo falso di una apparenza dorata, è incapace di garantire ai propri cittadini i bisogni essenziali. In primis proprio quello della sicurezza. Le vittime hanno paura di denunciare perché abbiamo dato loro l'impressione che non serva farlo. Abbiamo dato l’idea che la denuncia sia un atto di coraggio e non un atto dovuto, civile, conveniente. Un atto necessario rispetto al quale non ci si deve porre alcun interrogativo. A dispetto di tutta la retorica sulla legalità, a dispetto delle belle lezioni delle associazioni antimafia nelle scuole che raccontano come la lotta alla mafia parta dal rispetto delle regole civili. A dispetto di tutto.
L'inerzia di chi aveva la responsabilità di governo del territorio, con la complicità di un Governo distante e di una politica impegnata negli sterili battibecchi di parte, ha permesso che la paura prendesse il sopravvento. Oggi la sola strada è quella di invertire la marcia, ammettere di avere sbagliato, riconoscere che c'è un problema di integrazione, abbandonare le liti di bottega, cambiare le leggi se necessario e restituire alla parola legalità il peso che merita, a partire dal concetto di certezza della pena, anche nei confronti di minorenni. Una strada complessa e difficile, ma se si vuole restituire fiducia e senso delle istituzioni nei ragazzi non c'è alternativa.
Cinzia Franchini

Cinzia Franchini
Cinzia Franchini

E' imprenditrice artigiana nel settore del trasporto di merci conto terzi ed è consulente per la sicurezza dei trasporti di merici pericolose su strada.
E' stata per sei anni presi..   Continua >>


 
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