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'Vi chiedo di chiarire ai vostri collaboratori che qualunque comunicazione attraverso i canali social o qualunque altro mezzo che non corrisponde a verità o che sia relativa ad informazioni su pazienti e possa causare ingiustificate allarmismo, sarà oggetto di provvedimenti formali da parte dell'azienda che si riserverà di verificare gli estremi di denuncia per procurato allarme. Stante la situazione ritengo opportuno per i nostri colleghi astenersi completamente della comunicazione via Social per tematiche inerenti l'epidemia'.
Sono alcuni passaggi della circolare, datata 2 marzo, inviata ai medici responsabili di presidi sanitari ed ospedalieri della provincia di Modena, dal Direttore generale dell'Ausl di Modena Antonio Brambilla.
Una circolare che avrebbe generato non poco disappunto tra i professionisti ed i responsabili di settore, trattati di fatto alla stregua di chiunque abbia bisogno di un richiamo formale per rispettare quello che è l'ABC del comportamento e dell'etica di un medico e tantopiù di un responsabile della salute pubblica, ed in particolare in una situazione così delicata come quella legata all'emergenza Coronavirus.
La responsabilità di un medico e di un professionista è tale, tutelata, garantita, monitorata da strumenti di legge, dall'ordinamento e dall'ordine professionale. Non certo dalla decisione di scrivere o meno sui social della malattia ovvero di ciò che riguarda la propria professione. Anche perché si tratta di professionisti e in molti casi il parere di un medico e tantopiù se responsabile sanitario, nella sua autorevolezza e nalla sua competenza, non solo può essere utile per chiarire ma spesso, soprattutto in fasi come queste, a confutare vere e proprie fake news. Le stesse fake dalle quali lo stesso direttore mette in allerta nella circolare. 'La situazione - si legge - richiede che tutti i nostri operatori si assumano forte responsabilità (....) anche nei confronti della cittadinanza, e in tal senso è prioritario non creare inutili allarmismi e panico nella nostra collettività, anche alla luce del fenomeno delle fake news'
Altro passaggio, quest'ultimo, che sembra non essere piaciuto a diversi professionisti che ce l'hanno segnalata. E non c'è da stupirsi. In effetti, dalla circolare, i professionisti emergerebbero, soprattutto se lasciati liberi di parlare e comunicare sul virus, come coloro capaci di creare inutili allarmismi e non di fornire quelle informazioni che ci si aspetta da un professionista e tali da limitare gli allarmismi, proprio attraverso una corretta informazione
In pratica, oltre ad una evidente limitazione della libertà professionale e personale, una circolare del genere rischia di limitare, anzi mettere a tacere, gli strumenti che singolarmente i singoli professionisti potrebbero mettere in campo, nel loro quotidiano, proprio per limitare allarmismi o falsità. O almeno aiutando la cittadinanza ad identificarli ed a circoscriverli come tali. Rischiando in definitiva, di generare l'effetto contrario al presupposto positivo che quella circolare, vogliamo crederlo, l'ha motivata.
Gi.Ga.
Redazione Pressa
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