Bonaccini presidente Pd, ma è davvero promozione? Anonimi predecessori

La verità è che a dare il giusto peso al potere politico di Bonaccini non sarà il sottopancia con cui verrà presentato nelle sue prossime uscite televisive


Chi ha rivestito questo ruolo in passato di certo non ha brillato per visibilità o 'peso' politico. La presidente uscente, Valentina Cuppi (nella foto) sindaco di Marzabotto, è un nome noto praticamente solo agli addetti ai lavori, mentre durante l'era Renzi il presidente fu Gianni Cuperlo il quale alle ultime primarie Pd ha incassato meno dell'8% dei consensi tra gli iscritti.
Ora, si dirà che con Bonaccini sarà diverso e che vestirà i panni di presidente 'vero' e incisivo, ma le premesse non raccontano questo scenario. L'impressione è che più che un vero tandem la Schlein abbia puntato a un 'contentino' per lo sconfitto alle primarie, un tentativo (debole a dir il vero) di evitare la scissione.
La verità è che a dare il giusto peso al potere politico di Bonaccini non sarà il sottopancia con cui verrà presentato nelle sue prossime uscite televisive (certamente inferiori rispetto al passato) bensì dalla scelta nelle candidature alle prossime elezioni.
Per dirla in modo diretto, se davvero la Schlein pensa a un rapporto paritetico con la corrente bonacciniana allora accetterà che alle elezioni amministrative in Emilia Romagna vengano lanciati candidati vicini al presidente della Regione (per Modena la cosa si traduce nel nome di Andrea Bortolamasi nel capoluogo e di Giovanni Taurasi a Carpi) accettando di lasciare al rivale interno la Regione rossa per antonomasia. Se viceversa vorrà dare una vera svolta al Pd allora anche in Emilia Romagna, nel feudo del suo rivale alle primarie, sceglierà in libertà promuovendo nomi nuovi e slegati dall'apparato sistemico che sinora ha governato il territorio.
A Carpi si tratterebbe di puntare su Stefania Gasparini e a Modena su Andrea Bosi. Una scelta di spoil system indubbiamente coraggiosa e che dimostrerebbe in modo plastico la volontà di svincolarsi dal sistema (anche economico) che governa il territorio. Probabilmente una scelta che spezzerebbe le vecchie logiche da manuale Cencelli e risponderebbe al nuovo mandato di discontinuità avuto dagli elettori delle primarie. Insomma, una scelta che potrebbe dimostrarsi anche proficua in termine di consenso. E col consenso arriverebbero anche i conseguenti riposizionamenti 'strategici' locali, a partire da quello del sindaco Muzzarelli. La fedeltà del resto in politica è un concetto dinamico.
Giuseppe Leonelli
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