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'Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo'. Questa frase di Paolo Borsellino, di cui oggi ricorre il 32esimo anniversario del martirio, mi è risuonata più volte, più di altre, nella testa. Col tempo la sensazione che ho maturato nel mio percorso imprenditoriale e associativo è che alla parola 'politica' si possa sostituire anche la parola 'impresa'.
L'impresa ovviamente non controlla il territorio, ma certamente lo vive e nel contesto territoriale agisce in un modo che può essere virtuoso o malato e vizioso, con evidenti conseguenze, a doppio e opposto segno, non solo interne ma sulla intera società.
Ebbene, se soffermiamo lo sguardo sul mondo delle imprese dell'autotrasporto, settore del quale da decenni mi occupo della rappresentanza, oggi il rischio concreto è che le aziende non abbiano più la forza di contrastare i tentacoli delle mafie. Per fare questa guerra quotidiana occorrono infatti strumenti legislativi e tutele chiare da parte dello Stato, un bagaglio al momento non solo insufficiente ma progressivamente sempre meno solido. Senza tutele in termini di lotta alla concorrenza selvaggia, senza argini alla continua corsa al ribasso dell'offerta delle corse, con autisti sottopagati o provenienti da Paesi stranieri dove il costo della manodopera è infinitamente più basso, le aziende faticano a stare sul mercato e così per sopravvivere possono essere tentate dalla criminalità organizzata per la quale l'autotrasporto rappresenta un'ottima 'lavanderia' di denaro e la cui mission e le cui regole esulano totalmente da quelle legate a domanda e offerta.
Per non cedere al 'mettersi d'accordo' con le mafie, per non cadere nel compromesso patologico, la nostra società non può affidarsi solo all'eroismo encomiabile e meritorio di qualche imprenditore illuminato. Lottare contro le infiltrazioni mafiose, dire no a ogni tentativo di scorciatoia non deve e non può essere un gesto da eroi, ma deve essere una scelta certamente in primo luogo morale, ma anche conveniente. La legalità deve essere la via privilegiata per fare impresa, solo così si toglie respiro alle mafie. Trentadue anni fa il nostro Paese lasciò soli prima Giovanni Falcone, poi Paolo Borsellino e quell'isolamento fu la prima base della tragedia alla quale coscientemente i due magistrati andarono incontro. 'Siamo cadaveri che camminano' - disse Borsellino nella sua ultima intervista. Oggi, a mio avviso, lo Stato è chiamato a non lasciare soli gli imprenditori, in particolare quelli di settori delicati, in crisi o a bassa specializzazione, come quelli dell'autotrasporto, della logistica, del movimento terra o della raccolta frutta.
Cinzia Franchini
Cinzia Franchini
E' imprenditrice artigiana nel settore del trasporto di merci conto terzi ed è consulente per la sicurezza dei trasporti di merici pericolose su strada.
E' stata per sei anni presi.. Continua >>