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Il dibattito sull'opportunità o meno di realizzare la Bretella autostradale Campogalliano Sassuolo è sempre stato funzionale alla campagna elettorale. Ovvero destinato a finire il giorno dopo le elezioni. Uno schema che si ripete con infinita ipocrisia da quando in Italia non c'erano i cellulari, proseguendo per gli anni '90 (quando Muzzarelli era già Vicepresidente della Provincia e si occupava di Bretella), fin da quando il maggiore partito di quella che ancora si poteva chiamare sinistra, era il PCI, poi trasformato ed annacquato in PDS, DS e PD. Partito di governo sempre locale e a tratti nazionale che attraverso gli anni annunciò e promise attraverso i suoi esponenti (a livello modenese sostanzialmente gli stessi), la Bretella.
Fino all'ultimo governo Renzi, con l'ennesima proposta in pompa magna nella paludata e dimostratasi sterile convention sassolese, alla presenza dei vertici Assopiastrelle (che se davvero l'avesse voluta e ci avesse creduto davvero a quell'opera avrebbe saputo negli come ottenerla dai politici, a costo di lastricarla in gress porcellanato), a fare raccontare al Ministro del Rio, i cantieri finalmente imminenti.
Tutto finto, tutto naufragato nell'ennesimo copione di un progetto consapevolmente fallito, perché mai rinnovato, almeno nel tratto centrale di poco più di dieci chilometri, ancora di fatto fermo agli anni in cui non c'era nemmeno la Modena-Sassuolo urbana. Fermo ad una Valutazione di impatto ambientale vecchia di anni (che al contrario necessariamente doveva essere rinnovata periodicamente per tenere adeguatamente conto delle trasformazioni e delle criticità anche ambientali generate da un contesto urbano, sociale ed economico e, appunto, ambientale, profondamente cambiato).
Fermo ad almeno dieci anni fa, a quando politici e politicanti di governo, unici e veri responsabili di non avere in 20 anni dato al (ed ottenuto per il), territorio nessuna delle opere promesse (Dalla Bretella, appunto, alla Cispadana fino alla Complanarina), si sono resi conto che per la Bretella non era più tempo e che da lì in poi il pretenderla od il criticarla, dalla maggioranza e dall'opposizione, sarebbe stato solo un stucchevole quando ingannevole gioco delle parti.
Perché da anni è chiaro che quel tracciato centrale, il 'pezzo diritto' per intenderci (che costituirebbe tra l'altro il terzo stralcio dell'opera), non si farà. Perché tanti e tali sono i fattori, anche economici e di impatto ambientale, emersi nel tempo, non recepiti e non valutati nel progetto, da relegare l'opera nel cassetto in cui è sempre rimasta, almeno tra una campagna elettorale e l'altra. Ed è per questo che (ben lungi dal difendere il neo ministro, forse prima vittima dei propri limiti politici), l'alzata di scudi di amministratori e politici del governo locale e regionale contro il ministro Toninelli, reo di avere chiesto il congelamento per qualche settimane un iter bloccato da trenta anni, rende tutto ancora più politicamente grottesco e desolante. Simbolo di un dibattito nemmeno degno della politica, degno semmai di una perenne campagna elettorale dove il gioco delle parti e gli slogan valgono davvero di più, molto di più, anche di un confronto pur minimale ma serio e di merito sull'opera, sulla sua fattibilità, e sul suo senso nel contesto attuale.
Perché se c'è qualcosa che ha senso, e su cui consapevolmente sia le forze politiche di governo, sia quelle ambientalisti a trazione 5 stelle, così come di sinistra, e così come di opposizione di centro-destra, sono d'accordo, è una. La necessità di raccordare lo scalo di Marzaglia (che Toninelli, con tutti i suoi limiti, è riuscito a mettere in moto dopo 20 anni di promesse non mantenute da chi governava quando lui faceva ancora le elementari), con gli assi attrezzati di Rubiera, la tangenziale di Modena e l'A22, in quei tronchi iniziali dell'opera, quelli si già programmati e fattibili. Nulla più. Anche perché il resto, come si suol dire, è davvero solo e tanta 'fuffa'.
Gianni Galeotti
Nella foto, dal nostro archivio, un comunicato stampa del 2000 in cui si relazionava dell'incontro sulla Bretella e sulla Cispadana con i parlamentari di sinistra e con l'allora neo assessore regionale Giancarlo Muzzarelli. A quel tempo ministro dei trasporti, ospite anche nella sede di Assopiastrelle era il Comunista Nerio Nesi