È il giorno della resa dei conti fra i due candidati - Riccardo Righi, assessore della giunta di Alberto Bellelli, e il dipendente regionale, storico, ricercatore universitario, autore teatrale, storyteller e provetto ballerino Giovanni Taurasi. Due candidati che rappresentano due fazioni in netto contrasto l'una con l'altra. Due candidati che, specie nelle ultime due settimane, si sono trovati nel mezzo di liti e bufere mediatiche che nulla hanno a che vedere con la politica. Con diverse uscite maldestre, fra cavalli e senatori, progettisti e loro redditi, programmi più o meno improbabili, deduzioni e controdeduzioni, diffide e controdiffide. In un crescendo di inutili polemiche che almeno hanno fatto riscaldare il clima. E che dovrebbero consentire di portare più gente ai seggi - alcuni osservatori si aspettano almeno 5'000 votanti.
Primarie vere, dopo quelle farlocche del 2014, quando solo un paio di migliaia di cittadini incoronò il predestinato Alberto Bellelli.
Del savio col saio e dei suoi inni alla miseria di francescana memoria, contro i manifesti esplosivi e la visione internazionale del rivale dalle risorse illimitate e dalle giacche sbarazzine. Del candidato Righi che - esattamente come Mezzetti - viene preso da fuori e paracadutato in un Comune non suo, scavalcando tutti quei militanti e dirigenti che si sono spesi per decenni per i loro territori. Quelli del gnocco fritto, delle notti al Kalinka. Quelli cresciuti assieme in una sinistra giovanile che non c'è più. Utili quando faceva e fa comodo, sfruttati e traditi, abbandonati, emarginati. Tanti nomi di gente comune, tanti Simone, Francesco, Maddalena, Stefano, Bruno, Luca, Barbara. Tante storie di delusi che cercano attraverso Taurasi non tanto una rivalsa ma una giustizia. Quella giustizia che in politica non c'è quasi mai.
Cosa succederà dopo il voto di domani lo vedremo lunedì. Inutile ora fare congetture su posti da spartire e potentati da soddisfare.
Magath