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Carpi, impianti fotovoltaici su centinaia di ettari: impatto devastante

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Per un territorio i cui amministratori si vantano di aver redatto il nuovo PUG a saldo zero per il consumo di terreno vergine è un problema serio


Carpi, impianti fotovoltaici su centinaia di ettari: impatto devastante
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Nelle ultime settimane la fascia di territorio compresa fra Fossoli di Carpi - zona impianti Aimag e Rovereto di Novi è finita sotto i riflettori per l’infinita serie di impianti fotovoltaici/agrivoltaici in fase di autorizzazione. Le superfici in gioco sono veramente immense: centinaia di ettari, qualcuno si spinge anche oltre nelle stime, dimensioni paragonabili ai centri delle frazioni del territori: solo l’ultima in ordine di tempo, vicino a Rovereto, occuperà 95 ettari quando il centro della frazione ne occupa poco più di 100.

Non vogliamo entrare in questa fase nel merito dell’opportunità di questi impianti né fare analisi sul perché – che comunque è presto detto: ci sono finanziamenti a fondo perduto del PNRR che scadono relativamente a breve e attirano facoltosi investitori come mosche al miele. Ci interessa solo fare una valutazione tecnico-politica su cosa possano fare i sindaci del territorio.

Perché è evidente che progetti di questo tipo - che possono chiamarli agrivoltaici ma di fatto sono produttivi - hanno un impatto sul territorio incredibilmente più elevato di qualunque variante al piano regolatore degli ultimi decenni. E per un territorio i cui amministratori si vantano di aver redatto il nuovo PUG – piano urbanistico generale - a saldo zero per il consumo di terreno vergine, trovarsi oggi a dover spiegare come si concilia il consumo zero con milioni di metri quadri di terreno vergine occupato da nuovi insediamenti produttivi non deve essere facile.

Nel dubbio di fare gaffe e vedersi attribuite responsabilità e colpe – lui che sarebbe fra l’altro un urbanista - il sindaco di Carpi Riccardo Righi non ci ha manco provato a spiegare: in campagna elettorale questo tema, a lui ben noto, non è stato neanche lontanamente accennato – né da lui, né dalla rappresentante di Legambiente poi nominata assessore, né dal rappresentante dei Verdi poi nominato Presidente.

E adesso Righi invoca l’assenza di competenze e poteri di veto per provvedimenti che, essendo regolamentati a livello nazionale e avendo carattere d’urgenza, gli passerebbero sopra al capo. “Colpa della Meloni”, insomma. Ma è veramente così?

No, non è così. E lo dimostra con i fatti il suo dirimpettaio, il sindaco Enrico Diacci di Rovereto di Novi. Che in risposta alla richiesta di autorizzazione arrivata agli uffici, relativa all’impianto da 95 ettari, ha sottoscritto un documento di osservazioni ufficiali e richieste di approfondimento e di variazione del progetto: 15 fitte pagine molto dettagliate fra aspetti tecnici, socioeconomici, urbanistici, agronomici, di tutela del paesaggio e – molto importante – di richiesta espressa di compensazioni per il territorio. Nelle quali esprime più di un dubbio sulla rispondenza del progetto alla normativa. E che stanno a dimostrare che la burocrazia e il controllo del territorio possono rendere complessa la realizzazione effettiva di questi progetti o comunque migliorarla, anche laddove ci si dovesse scontrare con potenti investitori internazionali – che poi in realtà sembrano venire tutti da Albinea nel reggiano.

Si può fare anche a Carpi? Il predecessore di Righi, Alberto Bellelli, quando era ancora in carica ha sottoscritto documenti analoghi. Oggi Bellelli è fuori dai giochi, come tutta la squadra di politici a lui vicini. Righi lo vorrà ancora fare?

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Dietro allo pseudonimo Magath un noto personaggio modenese che racconterà una Modena senza filtri. La responsabilità di quanto pubblicato da Magath ricade solo sul direttore della te..   Continua >>


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