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Andrea Galli ci ha provato e già questo, nell'immobilismo egoista che regna nel centrodestra modenese, è qualcosa. Sabato, a Palazzo Europa, il capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale ha riunito i tre principali partiti del centrodestra (Forza Italia, Lega Nord e Fratelli di Italia), ha chiamato i sindaci che in provincia di Modena hanno vinto contro il Pd (Pavullo, Vignola con Pelloni e Finale con Palazzi) e ha riunito 150 persone ad ascoltare. Non poche visti i tempi (ne sa qualcosa il Pd modenese che per ascoltare il ministro del lavoro Giuliano Poletti è riuscito a raccogliere 20 persone in tutto).
Ha fatto questo Andrea Galli e già questo, lo ribadiamo, non è poco.
Non è poco se si considera il nulla che hanno restituito al loro territorio gli storici leader del centrodestra locale: il senatore Carlo Giovanardi (in parlamento dal 1992) mai ha organizzato un evento che andasse oltre il suo sempre più ridotto orticello (e sabato si è pure lamentato per non essere stato chiamato) e il consigliere Enrico Aimi (in Regione dal 2000 per un compenso lordo annuo, tra indennità di carica, di funzione, rimborsi forfettari e altro di oltre 130mila euro) da sempre impegnato in feroci (e del tutto inutili) battaglie contro l''Africa-sala da parto dell'Italia'. Per non parlare dell'armata brancaleone leghista modenese, rappresentata ieri da Filippo Panini, sfasciata e scossa da continue liti interne da quando è rimasta orfana di Mauro Manfredini o dei meloniani (che essendo gli ultimi nati hanno comunque meno colpe) rappresentati di fatto dal solo Michele Barcaiuolo.
Però, a ben vedere, gli aspetti positivi del convegno di sabato a Palazzo Europa si fermano qua. Un 6 di incoraggiamento, una sufficenza strappata, solo perchè confrontata col nulla pneumatico che ha caratterizzato sinora l'alternativa al Sistema Pd modenese. Perchè dal punto di vista del progetto politico nel centrodestra locale siamo davvero agli albori. E il problema non sono state le assenze fisiche (quelle dei tre presunti big regionali Vinci, Palmizio e Foti) e quella del sindaco Biolchini di Pavullo, comunque sostituito come previsto dal vicesindaco Iseppi. Il problema vero è l'assenza di una strategia che consenta di mettere da parte personalismi provincialotti e che guardi con coraggio al bene della città. 'Bene della città', un concetto che suona retorico e falso come una promessa di Renzi, ma solo perchè è stato rovinato da una classe politica impegnata unicamente nel preservare se stessa, sfruttando lo slogan del 'bene comune' a suo uso e consumo.
Eppure Modena ha davvero bisogno di 'bene'. E il bene politico oggi è rappresentanto necessariamente da un cambio di colore politico in piazza Grande. Perchè il Sistema Partito (Pd)-Istituzioni-Imprese amiche, proprio perchè in crisi, è divenuto negli ultimi anni ancor più stringente ed escludente. Ancor più pericoloso, come un leone (o meglio un avvoltoio) ferito che non si arrende alla morte. E' il tempo della alternanza e a Modena e in Italia questa alternanza può essere rappresentata solo dai 5 Stelle o dal centrodestra.
Allora - restando oggi al centrodestra - per perseguirlo questo 'bene' non basta un convegno. Occorre che a quel convegno (o subito dopo) i big dei tre partiti di centrodestra facciano un atto di coraggio e di generosità. Ammettano che dietro di loro non c'è alcuna armata, ma che sono solo comandanti di carta di truppe inesistenti, truppe che loro stessi hanno contribuito ad allontanare.
Prendano atto di questo i capibastone locali di Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega Nord e generosamente rinuncino alla loro corona e al loro scettro di plastica ingiallita e permettano a un candidato fuori dai loro schemi di provarci. Convergano su di lui e accettino il rischio più grande: che questo candidato vinca contro il Pd e faccia loro ombra.
Giuseppe Leonelli