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Nell'anno della Lega il punto più basso del centro-destra, ma le dimissioni sono tabù

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In attesa dei quattro ballottaggi di domenica, in 13 comuni della provincia il centro destra, vincente alle europee, è stato battuto dai candidati di centro sinistra. Segno di una crisi strutturale e politica cui nessuno ancora risponde


Nell'anno della Lega il punto più basso del centro-destra, ma le dimissioni sono tabù
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Nell'anno della Lega trainata dal leader Salvini, mai così alta nei voti, capace di portare il carroccio al risultato storico di essere il primo partito in provincia di Modena (seppur di un soffio), in Regione ed in Italia, registriamo l'effetto più evidente della crisi strutturale del centro destra nel suo insieme e dei singoli partiti che lo compongono a livello locale. Una crisi che non è di oggi ma parte da lontano, confermata negli ultimi anni e che paradossalmente coinvolge, sul piano territoriale, anche la Lega, soprattutto la Lega.

Una crisi fatta dalla mancanza di personalità di spicco e di leader (cosa che accomuna il centro destra al centro sinistra), dalla mancata elaborazione di un pensiero politico e di confronto interno e pubblico (oggi a Modena per il centro destra in questo ambito il riferimento è diventato la Terra dei Padri), di una proposta politica e di programma credibile, capace di dare forma e risposta alla richiesta di cambiamento espressa dai cittadini, che vogliono l'alternativa ma senza salti nel buio.


Dove il centro-destra è riuscito a costruire questa risposta il cambiamento è arrivato, gli elettori si sono fidati. A Modena ciò non è avvenuto. Per chiare ed evidenti responsabilità di oggi  e di ieri dei partiti del centro-destra e, tanto più in quanto forte dell'exploit nazionale, della Lega. Soprattutto della Lega. Espressa nell'incapacità, oltre che nell'arrogante mancata volontà, di organizzare una alternativa di centro-destra che andasse al di là delle stesse categorie, oggi sempre meno attrattive, di centro-destra e di centro-sinistra, oltre che dei partiti, aggregando una alternativa che sui grandi temi della città, si era detto ed era nei fatti, già c'era, e forse era già maggioranza. Ciò non è stato fatto e l'effetto, in termini elettorali, è stato l'esatto opposto: la vittoria netta del centro-sinistra. 

Nei comuni andati al voto il 26 maggio in provincia di Modena la Lega in particolare ed il centro-destra in generale, sono riusciti a vanificare lo straordinario e forse irripetibile traino ottenuto da Salvini a livello europeo, nazionale e, in cascata, a livello territoriale. Perdendo anche dove incredibilmente il centrodestra aveva nei numeri già la vittoria in pugno. Perché gli elettori, anche molti di centro-destra, questa inconsistenza politica l'hanno letta, capita e assimilata e non si sono fidati. In molti casi inoltre l'arroganza con cui la lega ha imposto i propri candidati non accettandone altri ha provocato profonde spaccature nel centro-destra che se diviso tradizionalmente perde.  E ha perso.

Al contrario, la vittoria schiacciante del centro-sinistra anche in comuni dove per la prima volta sulla carta si attendeva una sconfitta, è stata, come già analizzato, una vittoria di sistema. Inteso non solo sistema di potere più o meno controllato ed in grado di attrarre forze politiche di peso sensibili al potere più che da ideali condivisi, ma di governance istituzionale. Una vittoria, così come è stata definita, da manuale, così lo è, da manuale, (in questo caso da leggere come compendio delle cose da non fare), la diffusa sconfitta del centro destra non solo a Modena (dove Muzzarelli si è affermato al primo turno con ampio margine), ma in altri 13 comuni della provincia, in cui il centro destra, detentore della maggioranza dei voti nella scheda marrone delle europee, è diventato minoranza perdente nella scheda blu del comune. Segno chiaro ed evidente di un voto radicalmente ed ideologicamente disgiunto anche da parte degli elettori del centro destra, non solo sul piano della scelta del candidato consigliere o sindaco, bensì dello schieramento politico. Che il voto politico ed europeo non si rifletta mai sul voto amministrativo è cosa nota, ma mai tale scostamento si era verificato in queste proporzioni, a tutto svantaggio, sul piano locale, del centro destra, condannato così, nel momento del massimo consenso, alla sconfitta. Così come tra l'altro mai si era verificata una crisi così profonda, se non consideriamo la ripresa di Fratelli d'Italia che partiva però da percentuali davvero basse, dei partiti tradizionali del centro destra, e dei diversi e percentualmente irrilevanti tentativi civici in esso creati. Lo 0,8% di Siamo Modena, lista civica autonoma ma funzionale al centro destra lanciata anche dal governatore della Liguria Toti, ne rappresenta un esempio. Una crisi dei partiti e di azione politica che non a caso, a Carpi, ha portato Lega e Fratelli d'Italia a presentare liste comuni, non per spirito di fratellanza ed unione ma per la mancanza di forza nel presentare liste autonome. Che se a Carpi, città dei dossieraggi, potrebbe essere solo in parte giustificabile per Fratelli d'Italia, non lo è per la Lega.

La scomparsa del centro-cristiano dall'orizzonte del centro destra e, di fatto, di un forza liberale come Forza Italia (già cannibalizzata nel tempo dagli ex An), ha tolto riferimenti moderati e sbilanciato a destra una coalizione dove la Lega, anziché recuperare il dialogo con il centro, ottimizzare e porre a traino del locale, l'exploit nazionale, e costruire un fronte alternativo aperto al centro e ad un civismo strutturato, ha imposto i propri candidati, anche se sbagliati e non adeguati alla sfida, praticamente in tutti i comuni, spalancando le porte a destra, escludendo anziché includendo, imponendo anziché condividendo. Avendo gioco facile dalla debolezza desolante dei partiti tradizionali del centro destra, da Forza Italia a Fratelli d'Italia (quasi più interessati a dividere l'onta della sconfitta che a pensare ad una possibile vittoria), fino alla Lega. Tutti vittime dei loro personalismi (spesso in chiave elettorale regionale), totalmente incapaci negli ultimi 5 anni, non solo di garantire e costruire (se non in rari casi), una opposizione strutturata e di sistema dentro e fuori i consigli comunali, ma di costruire, sicuramente a Modena, ma così come a Carpi, uno spazio di proposta, oltre che di protesta, nei centri nevralgici della città stessa: dall'Università alle associazioni di categoria, dal mondo delle professioni a quello del sociale, sindacale e cooperativo. 
Mondi dove il voto, quest'anno, avrebbe potuto essere non più così scontato, se solo ci fosse stata una alternativa reale, politica, concreta e di sistema. Elaborata e presentata per tempo. Una proposta che Muzzarelli, oltre a coltivare con i tradizionali centri di potere spesso cinghia di trasmissione oltre che bacino elettorale del PD, verso i quali negli ultimi anni e negli ultimi mesi ha utilizzato le legittime leve del finanziamento pubblico, ha saputo alimentare e garantire in tutti gli ambiti della città. In anni ed in maniera trasversale. Nel silenzio di una opposizione inconsistente. Creando un gap strutturale con gli avversari che sarebbe risultato incolmabile giunti a sei mesi di fatto dalle elezioni e tantomeno nei tre mesi della campagna elettorale, soprattutto nel momento in cui il centro destra a traino leghista avrebbe presentato, come poi è successo, un candidato debole, fuori da anni e per anni dal 'sistema' politico ed amministrativo. Perché si sa, l'essere bravo e stimato professionista non basta, ad un candidato sindaco, per sfondare, per dare valore aggiunto, nemmeno con una Lega così forte nei numeri.
Non a caso ricordiamo che Muzzarelli sciolse la riserva della sua candidatura nel momento in cui fu ufficiale quella di Prampolini e ne fu chiara la limitata strategia, con tutto il rispetto della persona delle persone, la mancanza di un progetto politico e di una visione di prospettiva, oltre che la forza di una, tra l'altro nemmeno paventata, squadra per un eventuale governo.
Non in grado nemmeno lontanamente di garantire una chiara proposta politica e di visione alternativa, strutturata, di sistema e amministrativamente affidabile. Ovvero ciò di cui una città così importante e nevralgica come Modena, e nello specifico i suoi centri amministrativi, avrebbe avuto bisogno. Ed è così che la Lega ed il centro destra trainati da Salvini a livello nazionale sono crollati sul piano locale, puniti addirittura dai propri stessi elettori che all'interno dell'urna hanno votato Lega o partiti di centro destra alle europee, mentre per il proprio comune, hanno valutato, anche turandosi il naso, più credibile ed affidabile (al di là del fallimento sul piano programmatico), il candidato Muzzarelli così come i candidati di centro sinistra di tanti altri comuni della provincia. Perché questo è successo ed è di questo che la Lega ed insieme tutto il centro destra si dovrebbe preoccupare. 

In tredici comuni dove il centro destra raggiunge o è sopra il 50% alle europee, vince il centro sinistra

I risultati elettorali non lasciano spazio a dubbi. Scorrendo il lungo elenco delle occasioni (o meglio dei comuni), perse dal centro destra, si parte da Bomporto dove una Lega al 37,7 ha portato il centro destra al 48,36 ma alla sconfitta del proprio candidato con il 32,56% (-17%) e alla vittoria con il 53,5% del candidato di centro sinistra. Casi ancora più eclatanti a Cavezzo, Concordia e Fanano dove i candidati espressione di un centro destra rispettivamente al 51,3 al 52,03 e al 56,32, hanno persa in maniera netta e schiacciante contro i candidati del centro sinistra. Si tocca il top a Lama Mocogno dove una Lega alla percentuale storica del 50,5% ed un centro destra al 62,4% nel voto europeo, riescono incredibilmente a perdere il comune dove sindaco viene eletto un ex storico tornato in pista, Gian Battista Pasini. Stesse situazioni di vantaggio centro destra alle europee e perdita netta del comune a favore del centro sinistra alle amministrative anche a Marano sul Panaro, Medolla, Montecreto, Montese, Pievepelago (qui Lega al 54 e centro destra al 66,2% ma sconfitta anche a causa della divisione nel centro destra), Prignano sulla Secchia, San Possidonio e San Prospero (anche se in questo ultimo caso l'opposizione al ricandidato sindaco PD comprendeva anche parte di delusi del centro sinistra). 

Oltre a 13 comuni persi dal centro destra, e dove il traino Lega aveva portato il centro destra stesso ad avere la maggioranza, ce ne sono altri in cui, registrando i voti di Lega e centro destra alle europee, la vittoria dei candidati del centro destra, pur non avendo la maggioranza nel voto europee, ma potendo contare su percentuali superiori al 40%, poteva essere almeno contendibile. Si tratta di Bastiglia, Campogalliano, Castelvetro (anche se in questi ultimi due il centro destra ha corso diviso), Ravarino, San Cesario, Savignano sul Panaro e Spilamberto

Numeri che non lasciano spazio ad interpretazioni e che sconfessano le scelte della Lega  su candidati imposti a prescindere, su strategie programmi e proposte incapaci di offrire ai piccoli e grandi elettori, con poche eccezioni spiegabili come quella di Sassuolo, una garanzia di governo e, nella migliore delle ipotesi, hanno diviso lo stesso centro destra.

Chissà se Salvini sia già a conoscenza di quanto è successo a Modena, di quanto a livello locale (inteso come piano provinciale regionale) la Lega sia stata capace, a partire proprio dal caso 'da manuale' di Modena, di vanificare il suo impegno, gli effetti del suo carisma, della sua leadership, del suo sforzo, concretizzato nelle cinque visite (altrettando record per un leader politico nazionale) che hanno caratterizzato la campagna elettorale a Modena, Carpi, Sassuolo (unico grande comune vinto dal centro destra al primo turno ma già simbolo, nel passato di una possibile alternanza di governo) e, negli ultimi giorni, a Mirandola e Castelfranco, in vista del ballottaggio di domenica. Chissà se bisognerà aspettare il termine dei ballottaggi per un'analisi critica, interna ai partiti del centro destra, di quanto è successo. E magari vedere se non qualche dimissioni indotta o volontaria eccellente, un bagno di umiltà necessario per azzerare tutto e ricominicare su nuove basi? Perché una volta ridotta la bolla Salvini, il vuoto della politica dei partiti del centro destra, creatori ed allargatosi negli ultimi anni emergerà con ancora maggiore evidenza. E se questo vuoto non sarà colmato da una riorganizzazione dei partiti, da una rielaborazione e dal rilancio di un pensiero politico di centro destra e di una proposta di governo affidabile nei progetti e nelle persone, la sinistra sarà condannata a vincere, come è successo a Modena, anche le prossime elezioni regionali, oggi come mai potenzialmente contendibili. 

Gi.Ga.


Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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