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La reazione dura, sempre più diffusa, trasversale, capace di abbracciare ed essere espressa dai Radicali al PD a Fratelli d’Italia, di chi vorrebbe negare l’utilizzo di una sala pubblica del Comune di Modena ad una Associazione Culturale legalmente riconosciuta e che da anni organizza, anche a Modena, conferenze di geopolitica e, recentemente, sul conflitto in Ucraina, stupisce. Perché se quella politica che oggi sbraita e fa a gara a chi urla più forte contro la Russia, e vede lo spettro di Putin anche scendere dalla Ghirlandina, chiedendo di bandire dalla vita e dalla cosa pubblica chiunque parli di Russia, da studioso o da cittadino, o chiunque dia una versione delle origini della guerra in Ucraina che porti gli orologi a prima del 2020, allora perché non ha alzato gli scudi anche quando in centro a Modena, nel marzo dello scorso anno, quella stessa associazione Russia Emilia-Romagna che per il 20 prossimo ha organizzato la conferenza su Mariupol, organizzò, insieme ad altre 11 organizzazioni, un corteo ed una manifestazione con bandiere russe, facendo parlare le vittime e i testimoni dell’orrore di Odessa del 2014?
Era l’aprile dello scorso anno, non tanto tempo fa. Anzi, pochissimo. Al governo c'era già l'attuale. E in un sabato pomeriggio in centro a Modena c'erano bandiere russe in corteo agitate da donne russe. Prima in movimento e poi da un palco dal quale si citava quella stessa Costituzione Italiana che prima di tutto ripudia la guerra e che oggi, nel relativismo di una politica che afferma tutto e il contrario di tutto, viene tirata da una parte e all’altra, a seconda delle convenienze o degli scheletri da coprire, come un lenzuolo troppo corto.
Costituzione che con la stessa forza con cui condanna il fascismo sancisce che l'Italia, oltre a ripudiare la guerra, garantisce la libertà di espressione e di opinione.
Nel rispetto della legge, della Costituzione stessa e dei regolamenti comunali entro i quali, tanto per continuare con un altro esempio, nel novembre scorso, si tenne, organizzata proprio con la collaborazione dell’Associazione Russia Emilia-Romagna, nella sala civica comunale di via Marie Curie, una partecipata conferenza alla presenza anche di un rappresentante del consolato Russo dedicata al Donbass.
Un confronto aperto sulla guerra certamente non raccontato dal punto di vista del main-stream e del pensiero dominante, quasi unico, ma che si svolse senza nessuna tensione. Nessuna contestazione, né prima né durante, né dopo. Né da movimenti o partiti politici né da associazioni di qualsiasi tipo. Locali e nazionali. Nonostante l'attacco alla posizione tenuta dall'Italia con l'invio di armi fu netto. Fu indifferenza? Disinteresse? Eppure i contenuti erano gli stessi. Anzi, addirittura rafforzati, nel caso della manifestazione di aprile, dai toni e dall’entusiasmo della piazza durante la quale alcune donne russe cantarono addirittura l’inno e a Putin inneggiarono davvero. Eppure nessuno, tantomeno tra organismi competenti ed in diritto di vietare lo svolgersi di una manifestazione o di una conferenza, censuro' e vieto' preventivamente lo svolgersi degli eventi. Ciò che davvero fa pensare è perché, tutto ad un tratto, di fronte ad una analoga conferenza organizzata in una sala civica di Modena dalla stessa associazione, si sia generata oggi una reazione tale. Come un click che ha fatto scattare l'offensiva censoria spinta fino alla ricerca di frasi pronunciate su Facebook che, anche se trovate e suppur gravi, riportano alla responsabilità individuale di chi le ha scritte e di cui eventualmente dovrà o magari ha già risposto nelle sedi competenti. Fatto sta che ieri nulla, oggi tutto. In una schizofrenia politica di forze politiche che agitano il vessillo della democrazia e della libertà che sembrano non pensare ad altro che bloccare una conferenza, tappare bocche, e che ha fatto apparire come illuminata la posizione tenuta dal Sindaco di Modena che in questa fase ha avuto tre importanti meriti: quello di non farsi tirare dalla giacchetta da nessuno, almeno per ora, tantomeno dal suo partito; quello di esprimere la posizione sia personale sia istituzionale rispetto al conflitto ucraino, dissociandosi da ogni messaggio filo-russo e, terzo, ma non per importanza, l’avere tenuto ferma la barra su una Costituzione che non è anti-russa ma è antifascista e che, recepita nei suoi principi nei regolamenti comunali, garantisce la libertà di espressione e non la nega, come molte forze politiche, anche della maggioranza che lo sostiene, vorrebbero lui per primo facesse. Anche perché se alla luce della tensione che si sta generando intorno all’evento del 20 si decidesse di vietarlo, non sarebbe lui a disporlo. Lui non potrebbe andare oltre al non concedere la sala. Ma è proprio, davvero, solo questo che il fronte dei detrattori vuole?
Gianni Galeotti
Nella foto, la conferenza pubblica organizzata ad aprile alla sala civica concessa dal Comune in via Marie Curie, organizzata dall'Associazione Russia Emilia-Romagna.