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Davanti al baratro che si sta aprendo sotto alle ginocchia dell'umanità il mondo occidentale del quale l'Italia è fiera portavoce, appare vittima di una sorta di meccanismo di rimozione. Con un refrain alienante i governi, e con loro i mezzi di comunicazione del tutto acritici, ribadiscono parole chiave uguali a se stesse e si fanno promotori di una propaganda che anche agli occhi dei più ingenui appare totalmente scollegata dalla realtà.
Nelle prime fasi della guerra in Ucraina, si ricorderà, il presidente russo Putin era dipinto di volta in volta come in fin di vita, malato dei più disparati tumori e costretto a cure sperimentali messianiche. Una narrazione oggi completamente sparita. Putin miracolosamente non è più malato.
Ora il dicktat è che sia all'angolo, vinto, battuto, isolato dall'intero universo.
Talmente disperato da autosabotare la sua nazione facendo saltare il Nord Stream 2: un danno da decine di miliardi che lo zar si sarebbe autoinflitto senza razionalità alcuna (per non fornire il gas alla Russia bastava chiudere i rubinetti come stava in parte facendo del resto), ma solo per dare la colpa al presidente Usa Biden.
Il punto, ovviamente, non è legato alla questione morale. Non si discute sui torti della Russia e sulla generosità magnanima degli Stati Uniti. Il punto, davanti al baratro, dovrebbe essere uno e soltanto uno: allontanarsi il più possibile dalla fine. Scongiurare in tutti i modi possibili l'escalation bellica e il ricorso alle armi atomiche. Anche in questo la strategia del mondo occidentale però è chiara: negare fino alla fine che Putin possa usare l'atomica.
Ma come? Se egli è davvero pazzo come viene descritto, se è davvero all'angolo, come è possibile escludere questa catastrofica ipotesi? Non è possibile, ovviamente, ma non ci si pensa. E se ci si pensa la risposta è una sola 'quale sarebbe l'alternativa', come se la diplomazia non fosse proprio nata per cercarle. Le alternative.
In Italia, ad esempio, si continua a discutere del post campagna elettorale, ci si accapiglia sui diritti in tema sessuale da concedere o meno, ci si divide sulle modalità di accesso alla pillola abortiva e altre amenità. Ma sul punto chiave, contribuire a un vero tavolo di pace, il silenzio è totale. La premier in pectore, Giorgia Meloni, ha già dichiarato fedeltà eterna agli Usa promettendo di sostenere 'l'eroica resistenza ucraina' fino alla fine, fino all'ultimo metro cubo di gas e nessuno - a parte qualche micropartito ovviamente non entrato in Parlamento - osa alzare un dito. Solo il Papa, timidamente, e con prudenza e tatto...
Insomma, la guerra non si discute, perchè, ed è questo il teorema demenziale, l'unico modo per fermare la guerra è continuarla, è sperare nella resa di quell'ex malato terminale, ora pazzo, che governa la prima o seconda superpotenza mondiale. La guerra non si discute e allora nel linguaggio di tutti i giorni sono entrati concetti surreali come 'bunker antiatomici', 'prove di supersiluri nucleari sottomarini' e 'pillole di iodio'. Camminiamo su una polveriera e continuiamo a ballare come poveri imbecilli, nemmeno rassegnati rispetto al futuro, ma così ottusi da non capire il rischio nel quale siamo immersi.
E le piazze, i giovani che un tempo cercavano di trovare un senso alla propria vita in un 'noi' che rispondesse a un futuro migliore, oggi sono spente. Ognuno perso nelle proprie vite, ognuno illuso di poter salvare se stesso ripetendo quello che il potere racconta essere la verità. Indiscussa. Indiscutibile. Rinunciando, in fondo, al principale valore dell'Occidente: la libertà di pensiero, la libertà di dissenso, l'idea che solo dal confronto possano uscire strade nuove e che la Liberà per essere tale non può avere un colore solo.
Giuseppe Leonelli