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Dalla Von der Leyen un attacco alla democrazia. E ora chi si fida più?

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Oggi la democrazia italiana appare per quello che è: un cartonato a due dimensioni che nasconde la tridimensionalità di decisioni che vengono prese altrove


Dalla Von der Leyen un attacco alla democrazia. E ora chi si fida più?
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'Vedremo l’esito delle elezioni in Italia, le abbiamo avute anche in Svezia. Se le cose andranno nella direzione difficile, ho parlato dell’Ungheria e della Polonia, abbiamo strumenti'. Le parole pronunciate ieri dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen rappresentano ben più di uno scivolone come tanti frettolosamente vorrebbero derubricarle. Sono parole che minano le fondamenta stessa della democrazia e prosciugano quel poco di fiducia nel voto e nella partecipazione che è rimasta nei cittadini.
E del resto il goffo tentativo di rettifica successivo ('è assolutamente chiaro che la presidente non è intervenuta nelle elezioni italiane: quando ha parlato degli strumenti a disposizione') non basta a depotenziare la gravità del concetto.

Eppure, a ben vedere, la presidente della Commissione Ue ha detto solo quello che tutti sanno nei fatti e che fu oltremodo palese con il bluff dello Spread che provocò la caduta di Berlusconi (al di là di come la si pensi sul Cavaliere ovviamente).

Il concetto è chiaro: l'Italia non è un Paese sovrano. O il Governo piace ai registi fuori dall'Italia oppure si trovano soluzioni diverse. O si vota 'bene', cioè come vuole l'Europa, o si vota 'male' e allora l'Europa interviene. Che un modo lo si trova, un bel governo tecnico o un super banchiere da nominare poi miglior statista della Via Lattea. Finora era implicito, la Von der Leyen ha solo avuto la sfacciataggine di renderlo palese. Sfacciataggine del resto ben fondata dal momento che nemmeno il Capo dello Stato indignato, garante della Costituzione, ha espresso disappunto per questa invasione di campo intollerabile. 
E si badi bene, qui destra e sinistra, conservatori o progressisti, non c'entrano nulla. Non c'entrano i valori, l'antifascismo e tantomeno la condanna all'invasione messa in campo da Putin. Qui è in gioco solamente l'ubbidienza a degli ordini precisi.

Con buona pace di chi diede la vita per la libertà e per il diritto ad autodefinirsi 'nazione', oggi la democrazia italiana appare tristemente per quello che è: un cartonato a due dimensioni che nasconde la tridimensionalità di decisioni che vengono prese altrove, in Europa e negli Stati Uniti. Italia come colonia e neppure così importante. Un esempio su tutti: in base ai sondaggi la maggioranza degli italiani è contraria all'invio di armi in Ucraina, eppure nessuno dei partiti principali (Fdi della madre, donna e cristiana compresa) osa mettere in dubbio la scelta. Perchè questo è un diktat che viene da altrove. E questo altrove è talmente forte che anche l'opposizione sembra intimorita dal criticarlo ('consiglio prudenza, se si crede nella credibilità dei commissari europei e della Commissione' - si è limitata a dire oggi la stessa Meloni).

'L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione'. Si legge all'Articolo 1 della Costituzione italiana. Ecco, cosa resta di questo nobile e quasi commovente concetto? Se è vero che a decidere se le cose vanno in una direzione facile o difficile alle urne è l'Europa, allora cosa resta della sovranità? Cosa serve votare? Vengono in mente quei giochi ai baracconi con gli anelli: se infili l'anello dentro al perno vinci una bambola, peccato che il diametro dell'anello sia più piccolo di quello del perno. Dovunque si lanci l'anello si perde perchè chi vince lo ha già deciso Ursula, o chi per lei Oltreoceano.
Giuseppe Leonelli

Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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