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'Le lacrime e Romagna mia, siamo fatti così. Un secondo dopo che l’acqua se ne sarà andata partirà la ricostruzione. Proprio il drammatico terremoto di undici anni fa ci ha insegnato che gestione dell’emergenza e della ricostruzione vanno tenute insieme... Mentre spaliamo il fango stiamo già lavorando al dopo'. Questo è uno dei tanti post con cui il governatore emiliano romagnolo Stefano Bonaccini incensa il coraggio dei cittadini piegati dall'alluvione che, nonostante tutto, provano a ripartire.
Una retorica che trova il suo culmine in un post su Instagram di Gianni Morandi, velocemente riportato da tutti i media in modo virale. 'L'Emilia Romagna è quel pezzo di terra voluto da Dio per permettere agli uomini di costruire la Ferrari. Gli emiliani-romagnoli sono così. Devono fare una macchina? Loro ti fanno una Ferrari, una Maserati e una Lamborghini. Devono fare una moto? Loro costruiscono una Ducati.
Devono fare un formaggio? Loro si inventano il Parmigiano Reggiano...
'
Tutto tanto commovente e tutto bello. Belle le foto dei volontari pieni di fango sorridenti, nonostante tutto. Belli loro, ma molto meno bella la strumentalizzazione del loro impegno, l'uso propagandistico del loro lodevole e generoso lavoro.
Perchè di bello nella catastrofe che ha colpito la Romagna non vi è proprio nulla. Nulla c'entra il terremoto del 2012. Sul sisma si poteva fare ben poco in termini di prevenzione. Certo, si sarebbero potuti costruire capannoni antisismici in tempo e con leggi e incentivi ad hoc si sarebbero potute rinforzare chiese e abitazioni private in anticipo. Ma prevedere scosse di quel tempo nella fetta di territorio emiliano non era facile.
L'alluvione è un'altra cosa. La delicatissima situazione idrogeologica emiliano-romagnola è nota. Solo per restare nel modenese è impossibile dimenticare il disastro che investì Bastiglia e Bomporto nel 2014 e quello del 2020 a Nonantola.
Non basta puntare il dito sulla eccezionalità dell'evento atmosferico di questi giorni. Il cambiamento climatico degli ultimi decenni, indipendentemente da chi sia provocato, non può essere la giustificazione rispetto all'immobilismo e alla mancata manutenzione del letto dei fiumi e all'assenza di un adeguamento infrastrutturale della rete fluviiale.
In auto si può sempre essere vittima di un incidente, ma prima di mettersi alla guida occorre fare di tutto per prevenire, per proteggere se stessi e i passeggeri. Ecco, questo non è stato fatto. L'Emilia Romagna in termini idrogeologici è senza airbag e senza cinture di sicurezza: dalla pulizia dei fiumi passando dalla creazione di bacini idrici e casse di espansione. Tutto è in colpevole ritardo. Viaggiamo al buio, a fari spenti nella notte e appena una nuvola copre la luna è dramma. Forse con le piogge record di questi giorni le cose sarebbero andate male comunque, certo: ma chi amministra da sempre il territorio non può chiamarsi fuori dalla ricerche delle responsabilità.
Bonaccini guida l'Emilia Romagna da 8 anni, ultimo amministratore di una catena ininterrotta di rappresentanti dello stesso partito, e oggi dice che non è tempo delle polemiche e che chi le fa può andare ad aiutare a spalare il fango. No, non funziona così. La rabbia non va anestetizzata con il sentimentalismo e con la retorica degli eroi e degli angeli del fango. Se 'tenere botta' significa accettare ogni tipo di tragedia senza cercarne le responsabilità, allora è meglio alzare le mani, fermarsi e analizzare i fatti. Non abbiamo bisogno nè di santi nè di eroi. Ma solo di amministratori capaci di fare di tutto per mettere in sicurezza il territorio e i cittadini che lo vivono. Se non è stato fatto questo, male. Molto male. Non è polemica, ma virtuosa constatazione. Perchè a ripetere in modo ossessivo che 'va tutto bene' quando le cose vanno in modo orrendo è il modo migliore perchè domani il mondo sia ancor peggiore di quello di ieri.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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