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Che la narrazione unica in questi tempi di pandemia in Italia sia sostenuta dai principali media, non vi sono dubbi. Come non vi sono dubbi sul fatto che, pur con autorevoli eccezioni, nel nostro Paese il vecchio bipolarismo informativo Rai-Mediaset non sia morto. Ecco allora che il ruolo di Silvio Berlusconi sullo scacchiere politico oggi ha un peso ben superiore a quello affievolito del suo partito. Berlusconi ha i mezzi televisivi, radiofonici, cartacei per aprire una breccia profonda nell'opinione pubblica. E ne ha piena e totale consapevolezza.
Sinora ha utilizzato i suoi potentissimi canali per rafforzare il coro della narrazione dominante e acritica rispetto alla gestione governativa della pandemia. Lo ha fatto coi tg Mediaset, coi notiziari radiofonici e col Giornale di proprietà. E con i suoi uomini e donne di fiducia.
Lo ha fatto in modo fedele, ma dimostrando (attraverso alcune trasmissioni come 'Fuori dal coro', peraltro sospesa per il periodo natalizio) che la macchina potrebbe comunque viaggiare in altre direzioni. Volendo.
Ecco, finora Berlusconi non ha voluto. Non ha voluto, si vocifera in area forzista, perchè il suo obiettivo è uno e uno solo: la presidenza della Repubblica italiana. Silvio - ricordano i fedelissimi azzurri - lo ha anche promesso alla mamma. E per la mamma si fa ogni cosa. Così, con il faro puntato sul bersaglio grosso, tutti i mezzi dell'impero del Cavaliere sono stati tarati ad hoc. Qui non è in discussione il merito della questione, il punto non è il pensiero di Silvio sulla campagna vaccinale o sugli errori del Governo Draghi.
Il punto è uno solo: l'orizzonte che l'imprenditore di Arcore si è dato, un imprenditore e un politico che ha dimostrato mille volte la sua capacità visionaria e la sua tenacia nel raggiungere ciò che per altri sarebbe impossibile.
Del resto il Berlusconi-editore si è sempre mosso così, fin dai tempi della famosa legge bavaglio e della ipotesi della sottrazione di una delle sue tre reti: le tv e i giornali sono suoi e li sa usare.
Così col passare dei mesi, da ipotesi folkloristica, l'approdo dell'ex premier al Quirinale è divenuta via via scenario sempre più possibile. Egli, acciaccato ma tutt'altro che rimbambito come qualche Crozza qualunque lo disegna, ci ha sempre creduto, ma ora cominciano a crederci in tanti. Ecco se questo sogno dovesse realizzarsi tutto bene (si fa per dire) e non cambierà nulla, ma se il 24 gennaio il sogno si dovesse spezzare cosa accadrebbe? Sempre in casa Forza Italia nessuno osa nemmeno immaginare una 'ripicca' ma è evidente che a quel punto il vecchio Re si sentirebbe tradito e ferito. Un leone ammalato e umiliato con ancora in mano uno strumento potentissimo a livello comunicativo. Come utilizzerebbe a quel punto le sue televisioni? Che linea editoriale imporrebbe ai suoi Tg rispetto alla stantia retorica governativa, rispetto agli evidenti fallimenti delle promesse di libertà legate alla campagna vaccinale, rispetto alla follia illiberale del Green Pass? Il Giordano-pensiero o il Porro-pensiero, del quale ieri sera su Rete4 è stato trasmesso un assaggio, quanto verrebbe moltiplicato su Canale5 e Italia1, ma anche su Radio105 o Virgin? Che spazio troverebbero ancora i filo-governativi come Brindisi? Non si tratterebbe neppure di cercare voci critiche, ma semplicemente aprire i cancelli che sinora - per fedeltà alla linea - Silvio ha voluto tener chiusi.
E allora ecco qui il paradosso. In tanti, soprattutto nell'area liberale di Forza Italia, quella che a sentire nominare la Ronzulli si sente gelare il sangue nelle vene, ora sperano proprio che il vecchio leader esca sconfitto dalla partita più grande. Perchè, per una tragica beffa del destino, la sua sconfitta coinciderebbe con un nuovo anelito di libertà, per tutti. La stessa libertà la cui bandiera condusse l'ancor giovane Silvio al miracolo del '94.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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