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Ecco perché Muzzarelli può vincere ancora, nonostante i fallimenti

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Dalla Bretella alla Cispadana, dallo scalo di Marzaglia alla metro-tranvia di Modena, le promesse non mantenute che pesano sulle credibilità ma non sul consenso


Ecco perché Muzzarelli può vincere ancora, nonostante i fallimenti
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Per ora è ancora una volta il passato, il suo passato politico, il vero avversario di Giancarlo Muzzarelli, sindaco di Modena, Presidente della provincia,  ed ex rispetto a tutti gli incarichi amministrativi e politici che dal 1985 ad oggi, un politico diventato di professione, in provincia di Modena può materialmente ricoprire. Perchè in oltre 30 anni di carriera politica tra Fanano, Modena e Bologna, dalla vicepresidenza della provincia a fianco di Graziano Pattuzzi (che insieme a lui, nel 2000, diciotto anni fa, prometteva come prossima realizzazione della Cispadana e che oggi presiede la stessa autostrada, o superstrada, che ancora non cè), o come consigliere e poi assessore regionale, ed oggi come presidente della provincia e sindaco di Modena (candidato non smentito per il secondo mandato), Giancarlo Muzzarelli ha fatto in tempo a fare alcune cose ma a prometterne e a non manterne (o a sbagliarne) tante altre.

Tante. Anche due o tre volte, una per ogni campagna elettorale.
Dalla sede Usl e poi dal polo tecnologico, che dovevano nascere alle ex fonderie (ai tempi di quando era Vicepresidente della Provincia e poi assessore regionale alle attività produttive), per arrivare alla Cispadana e Bretella Campogalliano Sassuolo allo scalo merci di Marzaglia.
Solo per stare nell'ambito di progetti ancora e di nuovo caldi nel dibattito politico. Semplicemente perché, dopo una media di 20 anni, non sono stati realizzati. Perché potremmo continuare con l'elenco dei progetti strategici annunciati e non realizzati. Un elenco che potrebbe comprendere anche  piano periferie che riprende abilmente (bene al punto da essere stato meritevole di finanziamento del bando del governo), una parte di quel piano di riqualificazione della fascia ferroviaria rimasto praticamente sulla carta  (orfano di una visione e di una capacità programmatoria fallita), che riporta al lontano 1999.

Che oggi Muzzarelli riprende come sindaco ma che 20 anni fa lo coinvolgeva direttamente come Vicepresidente della provincia, con deleghe importanti in merito alla programmazione e alla pianificazione territoriale. Deleghe di peso che lo videro anche nei tavoli preliminari alla conferenza dei servizi Tav, in cui si assunsero quelle scelte che di fatto, a differenza degli altri capoluoghi di provincia (a proposito dell'interesse superiore per la comunità), sull'asse della via Emilia, esclusero Modena dal passaggio del super-treno. Preferendo il passaggio a nord che evita Modena ma che tanti soldi ha portato ad Hera grazie al passaggio in discarica e che oggi obbliga i modenesi ad andare a Reggio per salire su un Frecciarossa. Perché così è.

Errori, mancate promesse a non finire, che alla fine però non sono bastate, anche se al centro delle campagne elettorali degli avversari, per evitarne le vittorie e le successive riconferme.
I motivi sono principalmente due, che valgono ieri come oggi: un centrodestra che non si è mai riuscito a strutturare come forza organica e di sistema, con un progetto forte, di lungo respiro e alternativo al blocco PCI-PDS e DS nei suoi collegamenti organici e funzionali al mondo sindacale e cooperativo. Un blocco che è sistema di potere politico, economico ed amministrativo, che ha gestito il bisogni e problemi anziché prevenirli e contrastarli, e che ancora oggi costituisce il secondo motivo che ha garantito, al di la dei fallimenti politici, dei progetti non realizzati, e addirittura al di là delle singole persone candidate, la vittoria di chi, come Muzzarelli, di quel sistema  ne era e ne è espressione.

Perché quel sistema, che ora sta implodendo sotto il peso non certo dell'opposizione ma di quelle trasformazioni sociali che lo hanno superato (e che quello stesso sistema non è più in grado di controllare e gestire come un tempo), funzionava e ha sempre funzionato non perché faceva le cose che prometteva in campagna elettorale, ma perchè anche nel non farle (anzi spesso proprio perché non le faceva), e comunque nel gestirele dava da mangiare distribuendo appalti, consulenze, e genendo così consenso. Attraverso la cinghia di trasmissione, che univa (e ancora oggi unisce, anche se sempre più usurata), gli interessi del partito, del sindacato e della lobby delle cooperative, edili, sociali e di servizio, strutturate con uomini stessi di partito, capaci di entrare e di gestire con una marea di sottostrutture ogni appalto pubblico (addirittura con soggetti che si muovevano dalla carica di sindaco o di assessore a quello di presidente delle coop di produzione o di servizi). E dove i sempre fedeli alla linea  fatta di quel sottobosco di sindaci di professione, ex sindaci trombati, presidenti di coop fallite, di funzionari sindacali oltrechè di giornalisti ben schierati e sindacalizzati, hanno sempre trovato un posto sicuro ed un paracadute, se non una promozione o un posto in lista, quando quel posto non c'era più. Comunque e sempre una collocazione certa e ben remunerata,  soprattutto con soldi pubblici, fino alla pensione.
Tanti ne vediamo ancora, addirittura chiamati (come nel caso delle commissioni dei bandi pubblici), anche a decidere del futuro altrui, di chi da quel sistema vuole stare fuori. A costo di fare la fame, anche solo (e non è poco), per non svendere la dignità.
Di alcuni, che ancora gravitano alla corte di Piazza Grande, ce ne siamo occupati anche ieri, e tanti, soprattutto nel periodo elettorale, rispunteranno, a dare una mano alla causa nelle speranza che ancora una volta la causa, pur con passaggi sempre più stretti, aiuti loro.

Ed  è questo mondo che per nulla agisce nell'interesse della comunità, che ha dimostrato di non avere una visione di città e di futuro se non il proprio, che seppur scalfito, ferito, nervoso, traballante,  potrebbe comunque continuare a garantire (proprio per ciò che ancora ha il potere, ma soprattutto l'arroganza, di promettere), la vittoria di Muzzarelli. Che capiamo quando dice, rivolgendosi all'opposizione, o presunta tale, ancora in preda alla luna di miele post vittoria elettorale, e pur consapevole della crisi epocale del PD, 'non dire gatto finché non ce l'hai nel sacco'. Perchè alle amministrative quel sistema di potere fatto delle stesse facce, incrostato nelle istituzioni e sedimentato da 60 anni, unito alle divisioni e alla mancanza di un progetto politico che fino ad ora è tale anche nell'opposizione, un effetto sul consenso è ancora in grado di esercitarlo e sbaglierebbe l'avversario politico che lo sottovalutasse. 

Ed è riaprendo e rileggendo certi volantini e certi programmi elettorali, come quello che riportiamo nella foto  relativo alle elezioni regionali del 2005, dove Muzzarelli dava come cose fatte (o comunque da chiudere in caso di vittoria entro i successivi 5 anni), la circonvallazione di Pavullo, la Cispadana, la Bretella Campogalliano Sassuolo, la metrotranvia di Modena, lo scalo merci di Marzaglia e, in generale, quel sistema ferroviario e intermodale di collegamento tra il capoluogo ed i principali centri della provincia (tutti progetti mai realizzati), che ci si rende conto che a chiunque voglia superarlo, quel sistema, non basterà mostrare i fallimenti politici del passato prossimo e remoto, del PD e di Muzzarelli. Non basterà denunciare ancora le macerie uebanistiche e sociali che in ogni angolo della città e della provincia quel sistema ha lasciato. Dove anche l'integrazione e la coesione sociale hanno lasciato posto alla disintegrazione e all'esclusione sociale.

Chiunque voglia porsi alla guida di questa città dovrà presentare un progetto trasversale, che vada oltre a tutto questo, che non ponga steccati ideologici, e tantomeno di partito, che non sia contro a prescindere a quel sistema, pur esclusivo, brutto, malato e soffocante per chi non ne fa parte, perchè dentro di buono ce n'è. Che non getti il bambino con l'acqua sporca ma proprio perché inclusivo e trasversale agli stessi partiti e ad una politica sempre più liquida, liberi energie, quelle che fino ad ora sono state soffocate solo perché non inquadrate. 
E su tutto, serve una visione di ciò che la città ed il territorio dovrà essere tra 20 o 30 anni, ed un patto con la città e cittadini per raggiungerlo. Quella visione di futuro che i governi locali degli ultimi 20 anni non hanno saputo dare, che al massimo hanno saputo abortire e che ancora oggi stanno dimostrando di non avere nemmeno immaginato. Perché senza questo, allo stato attuale, oggi, a bocce ferme, Muzzarelli vincerebbe ancora. E lui lo sa.

 Gianni Galeotti


Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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