Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
Il primo vero scossone al Moloch Pd di Modena venne dato dieci anni fa con la candidatura alle primarie di centrosinistra di Francesca Maletti. Certo, apparentemente fu una battaglia tutta interna al Partito democratico, ma già allora sul nome della Maletti convogliarono larghi pezzi del centrodestra e la sua sconfitta di misura contro Giancarlo Muzzarelli, appoggiato da tutto l'establishment sistemico, testimoniò la fine dell'autosuffcienza egemonica Dem, anche sotto la Ghirlandina.
Il secondo scossone è arrivato lo scorso anno con la vittoria della meloniana Daniela Dondi all'uninominale di Modena. Certo, il centrosinistra corse diviso, ma alla vigilia era impensabile per il centrodestra strappare un collegio dato come blindato.
Ora, il terzo e definitivo scossone è atteso per le amministrative 2024. Stavolta Modena è oggettivamente contendibile.
Non solo in virtù di un sindaco in scadenza al secondo mandato, non solo in virtù del traino nazionale garantito dal consenso che ancora intercetta il Governo Meloni, ma anche perchè in larghe fasce della popolazione trapela forte la sensazione di stanchezza verso un sistema di potere pronto a riproporre se stesso con un nuovo candidato costruito in laboratorio. Una stanchezza alla quale si associa una sempre maggior laicità nell'elettorato (soprattutto nella fascia 30-60 anni) che non risponde più a logiche ideologiche di appartenenza e che, a livello economico, lavorativo e di qualità della vita, si sente tradito dalle promesse irrealizzate del 'sol dell'avvenire'.
Bene. Ma affinchè si materializzi il cambiamento e si realizzi una sana alternanza in una terra che conosce da 80 anni sempre e solo un governo dello stesso colore, occorre che il centrodestra abbia consapevolezza di quanto il territorio sia davvero contendibile.
Ne abbia consapevolezza e abbia la voglia reale di sfruttare l'occasione vincendo apatia, paura di creare nuovi leader e dando disponibilità a mettere in discussione le rendite di posizione di orticelli, tanto dorati quanto ristretti.
La scelta del candidato sindaco è indubbiamente derimente. A quanto pare la strategia di Fdi (alla quale spetta l'individuazione del nome) è quella di attendere la mossa del Pd e modulare in base all'avversario il proprio candidato. Scelta comprensibile, ma che non tiene conto della necessità di fare rete con mesi di anticipo, al fine di intercettare mondi associativi, economici e sociali da sempre vicini al partito di governo.
Detto comunque che il nome del candidato di centrodestra non uscirà prima di metà febbrio 2024, al momento i profili possibili sono tre. Un candidato di bandiera di Fratelli d'Italia (e in questo caso si andrebbe a pescare nei dirigenti locali del partito), un candidato apparentemente civico ma di area (l'avvocato Guido Sola resta in pole position) o un candidato politico, ma dai contorni più civici possibili e qui torna in campo il nome dell'avvocato Daniela Dondi. In casa Meloni a Modena si smentisce con insistenza la possibilità di candidatura della Dondi, ma indubbiamente la sua figura, colta ma allo stesso tempo popolare, i suoi modi composti e mai fuori dalle righe, potrebbero intercettare consensi anche fuori dal contesto di Fratelli d'Italia.
Se per il centrodestra il punto, come detto, è voler davvero vincere, per il centrosinistra il dubbio è tra sopravvivere contando sulla incapacità degli avversari di sfruttare l'occasione o ammettere la contendibilità di Modena e tentare in extremis un rinnovamento interno. Nel primo caso il Pd punterà a un candidato da 'usato garantito' (il profilo potrebbe essere quello di Massimo Mezzetti o Davide Baruffi) o da 'nuovo ma affidabile' (come Andrea Bortolamasi o Giulio Guerzoni), nel secondo caso i Dem sarebbero costretti ad accettare la candidatura dell'unica novità che si è materializzata sinora in casa centrosinistra e che risponde al nome di Andrea Bosi, il candidato modenese di sinistra, meno di sinistra che si possa immaginare.
Giuseppe Leonelli
Nella foto Andrea Bosi e Guido Sola
Redazione Pressa
La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, .. Continua >>