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Finisce lo stato di emergenza Covid oggi e, in parte, gli italiani cacciati dai posti di lavoro perchè senza super green pass possono tornare a lavorare. Lo possono fare gli over 50, gli insegnanti (ma senza entrare in contatto con gli studenti), le forze dell'ordine... sempre a patto venga mostrato un Qr da tampone. Non tornano a lavorare i medici e i sanitari, per loro il girone dantesco prosegue fino a fine anno. Pur in assenza di uno stato di emergenza. I ragazzini possono tornare a salire sui bus e a giocare all'aperto. Non al chiuso. Per quello serve ancora il super certificato verde.
In un clima di semi-liberazione, di una libertà concessa col contagocce e trasformata da diritto inalienabile a gentil concessione, tra le mille contraddizioni di una normativa che pare creata appositamente per mantenere un controllo sui cittadini in vista di probabili ulteriori restrizioni invernali, nessuno in questo primo aprile 2022 ha fatto quello che era logico aspettarsi.
Già, con la guerra alle porte, con le dichiarazioni ufficiali dei leader politici traboccanti di parole di pace (ovviamente armata), nessuno in Italia ha pensato fosse il caso di chiedere scusa ai cittadini senza green pass trattati per mesi come criminali.
Nessuno ha chiesto scusa ai genitori costretti a restare senza stipendio per aver fatto una scelta sanitaria difforme. Nessuno ha chiesto scusa ai medici trattati come eroi nella prima ondata e poi ricattati e umiliati. Nessuno ha chiesto scusa agli operai, impiegati, forze dell'ordine, che, giusto o sbagliato che fosse, per preservare la dignità hanno rinunciato al lavoro che consentiva loro di mantenere la famiglia. Nessuno ha chiesto scusa ai 12enni, vittime di scelte altrui, costretti a pagare un prezzo altissimo senza nemmeno sapere perchè.
Neppure il premier Mario Draghi ha chiesto scusa per il suo 'se non ti vaccini muori o fai morire'. Per il suo 'col green pass si ha la garanzia di ritrovarsi tra persone non contagiose'.
Nessuna scusa. Avanti come nulla fosse. Con gli slogan di sempre sui 'diritti per tutti' e sulla 'tutela delle minoranze', con le celebrazioni del lavoro e dell'Articolo 1, lo stesso articolo costituzionale che ha dato il nome al partito di Speranza. Esternazioni vuote e inutili, pompose e ipocrite.
E intanto ci si avvicina a grandi passi al Primo Maggio. Festa dei lavoratori. Sindacalisti, artisti, politici di sinistra, tutti sul palco per il grande concertone. Si lavora instancabilmente al programma. Sarà una grande festa. Ma guai citare i lavoratori 'sbagliati', quelli senza green pass. Per loro solo una infame damnatio memoriae. Cacciati ai margini della società nella quale inevitabilmente non si riconosceranno mai più. Perchè offese così, umiliazioni così, non si dimenticano.
Giuseppe Leonelli
Green Pass e lavoro, quelle scuse doverose che non arriveranno mai

E intanto ci si avvicina a grandi passi al Primo Maggio. Festa dei lavoratori. Sindacalisti, artisti, politici di sinistra sul palco per il grande concertone

Finisce lo stato di emergenza Covid oggi e, in parte, gli italiani cacciati dai posti di lavoro perchè senza super green pass possono tornare a lavorare. Lo possono fare gli over 50, gli insegnanti (ma senza entrare in contatto con gli studenti), le forze dell'ordine... sempre a patto venga mostrato un Qr da tampone. Non tornano a lavorare i medici e i sanitari, per loro il girone dantesco prosegue fino a fine anno. Pur in assenza di uno stato di emergenza. I ragazzini possono tornare a salire sui bus e a giocare all'aperto. Non al chiuso. Per quello serve ancora il super certificato verde.
In un clima di semi-liberazione, di una libertà concessa col contagocce e trasformata da diritto inalienabile a gentil concessione, tra le mille contraddizioni di una normativa che pare creata appositamente per mantenere un controllo sui cittadini in vista di probabili ulteriori restrizioni invernali, nessuno in questo primo aprile 2022 ha fatto quello che era logico aspettarsi.
Chiedere scusa.
Già, con la guerra alle porte, con le dichiarazioni ufficiali dei leader politici traboccanti di parole di pace (ovviamente armata), nessuno in Italia ha pensato fosse il caso di chiedere scusa ai cittadini senza green pass trattati per mesi come criminali.
Nessuno ha chiesto scusa ai genitori costretti a restare senza stipendio per aver fatto una scelta sanitaria difforme. Nessuno ha chiesto scusa ai medici trattati come eroi nella prima ondata e poi ricattati e umiliati. Nessuno ha chiesto scusa agli operai, impiegati, forze dell'ordine, che, giusto o sbagliato che fosse, per preservare la dignità hanno rinunciato al lavoro che consentiva loro di mantenere la famiglia. Nessuno ha chiesto scusa ai 12enni, vittime di scelte altrui, costretti a pagare un prezzo altissimo senza nemmeno sapere perchè.
Neppure il premier Mario Draghi ha chiesto scusa per il suo 'se non ti vaccini muori o fai morire'. Per il suo 'col green pass si ha la garanzia di ritrovarsi tra persone non contagiose'.
Nessuna scusa. Avanti come nulla fosse. Con gli slogan di sempre sui 'diritti per tutti' e sulla 'tutela delle minoranze', con le celebrazioni del lavoro e dell'Articolo 1, lo stesso articolo costituzionale che ha dato il nome al partito di Speranza. Esternazioni vuote e inutili, pompose e ipocrite.
E intanto ci si avvicina a grandi passi al Primo Maggio. Festa dei lavoratori. Sindacalisti, artisti, politici di sinistra, tutti sul palco per il grande concertone. Si lavora instancabilmente al programma. Sarà una grande festa. Ma guai citare i lavoratori 'sbagliati', quelli senza green pass. Per loro solo una infame damnatio memoriae. Cacciati ai margini della società nella quale inevitabilmente non si riconosceranno mai più. Perchè offese così, umiliazioni così, non si dimenticano.
Giuseppe Leonelli

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