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Immigrazione, le non-riforme abortite di Salvini e la sinistra al governo: ecco perché sarà il caos

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Nell'ultimo anno al crollo negli sbarchi ha corrisposto quello dei rimpatri volontari. Con Salvini il 56% di rimpatri in meno. E gli irregolari, anche pluripregiudicati, continuano a rimanere sul territorio. Insieme a quelli, in aumento, col permesso negato


Immigrazione, le non-riforme abortite di Salvini e la sinistra al governo: ecco perché sarà il caos
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E' ormai trascorso un anno dall'introduzione del decreto immigrazione e sicurezza voluto e varato dall'ormai ex ministro dell'Interno Salvini, ma è  la prima volta che la riduzione drastica nei costi giornalieri previsti per l'accoglienza dei migranti (passati dai 32,5 euro ai 20 circa) viene inserita nel bando per la gestione dell'accoglienza dei richiedenti asilo in provincia di Modena pubblicato dalla Prefettura di Modena. Il caso è rappresentato dall'ultima gara istruita dopo un tentativo andato deserto, a causa della defezione dei gestori tradizionali che hanno giudicato inaccettabili le nuove condizioni al ribasso poste dal ministro, disertando appunto 'in massa' il bando e inducendo di fatto la Prefettura (obbligata a dovere continuare a garantire la gestione dell'accoglienza nei termini di legge definita nel 2014 attraverso i Centri Assistenza Straordinaria), a prolungare, sempre agli stessi soggetti,  la gestione del servizio alle vecchie e più remunerativa condizioni, pre-decreto Salvini.

Fino ad arrivare all'ultimo definitivo bando per l'aggiudicazione del servizio di accoglienza per circa 1600 migranti in soluzioni dalle  unità abitative singole sino a comparti da 300 unità. Pubblicato questa volte alle condizioni volute da Salvini col decreto immigrazione-sicurezza del novembre scorso, senza più margini di ulteriori deroghe, nell'ultimo bando, in scadenza il 30 agosto.

Gli operatori del settore avevano tempo fino alle ore 12 per presentare le proprie offerte. Poche ore e sapremo se il bando avrà avuto le risposte auspicate e necessarie per garantire la copertura dell'accoglienza per i circa 1600 migranti ancora ospiti oggi presente nelle strutture di accoglienza modenesi.

Una prospettiva possibile, quella legata al rifiuto degli operatori, che metterebbe in forte difficoltà il sistema dell’accoglienza nel quale i problemi sono anche legati a ciò che succede dopo l’esame della richiesta di asilo.

Un livello dove le politiche dell'immigrazione messe in campo di Salvini, interessate maggiormente ai risultati dati ad effetto degli sbarchi (un ulteriore calo del 79,6% nell'ultimo anno), iniziano a scricchiolare. Sul fronte dei rimpatri degli irregolari, uno dei cavalli elettorali della Lega, ben poco è stato fatto, anche rispetto al governo precedente. Occuparsi solo di ambiti, certamenti più mediaticamente paganti, come quello degli sbarchi, non poteva e non doveva distogliere l'attenzione e l'azione politica sul fronte dei rimpatri, dei rapporti con la Libia, della strutturazione di un sistema in grado di garantire allontanamenti, rimpatri (volontari e non), e delle espulsioni.

Da un lato perchè la presenza reiterata di immigrati irregolari e in molti casi pluripregiudicati sul territorio, rappresenta un problema di sicurezza, anzi di insicurezza, reale per i cittadini e per l'intera società, danneggiando soprattutto la grande parte di immigrati regolari ed integrati; dall'altro perché le politiche dell'immigrazione ed il contrasto all'immigrazione irregolare per funzionare, dovrebbero andare di pari passo, e non svilupparsi a macchia di leopardo come è successo, a suon di decreto. Perché se così non è, al caos dei cosiddetti porti aperti si finisce quello di sostituire il caos dei porti chiusi. Perché quei 600.000 soggetti irregolari o clandestini che sulla carta sarebbero stati da rimpatriare, forse ci sono ancora tutti, anzi di più. Perché contestualmente, al netto di 6.852 rimpatri nell'ultimo anno (in calo rispetto all'anno precedente), e dei 9200 materialmente respinti alla frontiera (dati dossier Viminale), a quel mezzo milione arrivati nei 'porti aperti' e risultati poi senza i requisiti per ricevere la protezione richiesta, se ne sono aggiunti altri. Anche su questo piano, parlano chiaro gli ultimi dati diffusi a ferragosto dal dossier del viminale. Con l’eliminazione dei permessi di soggiorno per motivi umanitari (cancellati dal decreto sicurezza) nell’ultimo anno il 70% dei richiedenti asilo si sono visti respingere la domanda e negato lo status di rifiguato ed il diritto di asilo (erano il 49% nell'anno precedente coincidente anche con il governo PD). Diventando di fatto irregolari sul territorio con ben poche prospettive. Paradossalmente nemmeno quello del rimpatrio, fronte lasciato scoperto da Salvini, interessato alla parte più  elettoralmente pagante, ovvero quella delle riduzione degli sbarchi, che con il blocco navale ha avuto anche la sua apoteosi mediatica. Se Salvini ha praticamente annullato gli sbarchi, dall'altro non ha agito sufficientemente, per non dire per nulla, sul fronte dei rimpatri. 

Abbandonando però totalmente il piano forse più importante. O almeno importante all'interno di una rforma organica del sistema, degna di chiamarsi tale. Quello delle regole, della certezza delle pene e dei rimpatri, per le decine di migliaia di irregolari (la stragrande maggioranza), degli usciti senza diritti (o mai entrati), nei circuiti di accoglienza. Ed è per questo che dopo più di un anno di governo giallo-verde ed un nuovo decreto sicurezza, la presenza di clandestini, irregolari, senza fissa dimora che riempiono la cronaca cittadina, non è cambiata e delle due è forse aumentata.







Le migliaia che negli anni, anche in provincia di Moena, sono risultati irregolari perché privi dei requisiti per potere rimanere in Italia con un permesso di soggiorno o in virtù dello status di rifugiato, sono stati abbandonati, sia con i governi di centro sinistra, sia con l'ultimo governo, abbandonati. Molti, in attesa dell’esito del ricorso al diniego che la legge garantisce,  sono rimasti ‘in pancia’ alle strutture di accoglienza pur in una condizione di una formale, seppur sospesa, irregolarità. Altri hanno deciso di allontanarsi vivendo di espedienti nel viaggio verso altri stati, o spesso rimanendo sul territorio, reclutati spesso dalle organizzazioni criminali dove i guadagni sono facili ed immediati. E qui il problema, anziché essere affrontato e risolto, si è, come detto, allargato. Perché se si guardano sempre i dati del Viminale, sul fronte dei rimpatri degli immigrati irregolari l’azione del governo presenta dati quasi opposti a quegli degli sbarchi. Se gli sbarchi sono calati di un ulteriore 79%, i rimpatri volontati assistiti sono calati del 56%. La mancata apertura dei CPR (centro di permnenza e rimpatri), di Modena, al centro della campagna elettorale leghista, ha tolto un anello che nella politica della lega sulla gestione dell’immigrazione era, insieme a quello del contrasto agli sbarchi, fondamentale. Azioni e programmi che la caduta del governo a trazione leghista ha interrotto e che un governo PD-M5s sarebbe pronto a cancellare, ripristinando quelle politiche dei porti aperti e del mare nostrum che dal 2014, anche a causa di un sistema d accoglienza che nonostante i 3 miliardi di euro di costi, non è mai uscito dall'emergenza, aveva creato il caos. Quel caos che Salvini doveva e voleva risolvere ma che di fatto non solo ha risolto, ma non ha affrontato alla radice. Lasciando il terreno delle politiche sull’immigrazione in un caos di difficile soluzione, almeno in tempi brevi

Gi.Ga.




Nella foto, corteo di protesta di richiedenti asilo davanti alla Prefettura di Modena


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