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A Modena c'è Andrea Bosi, a Mirandola c'è Sauro Borghi, a Carpi c'è Giovanni Taurasi. Ma figure simili si possono individuare anche in tante altre realtà locali. Storie diverse, percorsi distanti l'uno dall'altro, ma tutti accomunati dall'essere esponenti del Pd, non voluti dal Pd.
Il centrodestra
Ora, sia chiaro, la vera discontinuità sarebbe un cambio di colore politico in una terra governata unilateralmente da 80 anni. All'orizzonte però (a parte i casi di Mirandola e Sassuolo) non vi sono segnali nelle grandi città di una reale volontà del centrodestra locale di costruire una alternativa credibile agli occhi degli elettori. Gioca di sponda il centrodestra, attende che il Pd presenti i suoi candidati e poi avanzerà i propri, scelti all'ultimo momento, senza una rete, senza mondi pronti a sostenerli.
Così, verosimilmente, in città come Carpi e Modena la partita è già chiusa e il Pd riconquisterà il potere in carrozza.
Per il centrodestra infatti a Carpi tutto è legato alla scelta di Annalisa Arletti (candidarsi a sindaco o candidarsi in Regione questo è il dilemma), mentre a Modena si aspetta un Godot di Fdi, temendo che una candidatura moderata come quella dell'azzurro Piergiulio Giacobazzi possa ottenere eccessivi consensi.
Il centrosinistra
Allora ecco che la sola speranza di una pur ridotta discontinuità, alberga nelle fila stesse del centrosinistra. Nella, forse illusoria (come ha dimostrato la ribellione del 2014 presto domata di Francesca Maletti), speranza di un cambiamento interno.
Il punto è che il sistema di potere locale nemmeno questo 'cambiamento minimo' vuole accettare.
Andrea Bosi a Modena rappresenterebbe indubbiamente la discontinuità rispetto alla giunta Muzzarelli, sarebbe un candidato sindaco lontano dalle logiche dei capibastone e potrebbe tentare di rompere alcuni vecchi meccanismi.
E allora il Pd cosa fa? Lo mette in un angolo e concentra i riflettori su una sfida tra due personaggi coi quali comunque la continuità è garantita al 100 per 100, che la spunti Guerzoni, fedelissimo di Muzzarelli, o che ce la faccia Bortolamasi, spinto da Bonaccini, poco cambia.
A Carpi il meccanismo è simile. Tutto l'apparato Pd, a partire dal sindaco Bellelli, è schiacciato sull'assessore Riccardo Righi. Al proprio interno il Pd avrebbe una figura discontinua come quella di Giovanni Taurasi (nella foto), almeno in parte come egli stesso ha affermato oggi in conferenza stampa, ma anche in questo caso le sue chance sono ridotte. A differenza di Modena però a Carpi il Pd è stato costretto a rischiare e, davanti alla volontà di Taurasi, ha dovuto 'concedere' le primarie, sperando ovviamente di poter dare indicazioni di voto chiare ai cittadini.
Infine Mirandola. Qui la partita è più complessa. A Mirandola il Pd deve provare a riconquistare un Comune governato dalla Lega, con un sindaco (Greco) che però non si ricandiderà per lasciare spazio alla sua vice (Budri). In questo caso era emersa una figura alternativa come quella del sindaco di San Prospero Sauro Borghi. Sindaco Pd, ma eccessivamente autonomo per il Pd. In questo caso è stato il fortuito (per il Pd) scivolone dello stesso Borghi a togliere dall'imbarazzo i Dem che subito lo hanno attaccato e scaricato.
Gioco, partita, incontro.
Eppure le speranze per chi sogna un cambiamento ci sono. A volte, all'insaputa dei grandi manovratori, i cittadini scelgono l'alternativa. E chissà che i percorsi di Taurasi, Bosi e Borghi non si rivelino meno impervi del previsto.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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