Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
Ventidue ottobre 2022: oggi il governo Meloni ha giurato davanti a Mattarella. E' la prima volta di una donna premier, la prima volta di un governo espressione di un partito erede della tradizione missina. E mentre la destra italiana festeggia, mentre i soliti opportunisti e cambiacasacca del caso modificano il loro vocabolario e i loro profili social in coerenza al nuovo vento, il Pd si lecca le ferite e rosica per dover assistere al tripudio della rappresentanza di genere - da sempre ostentata dal centrosinistra - applicata e resa concreta proprio dagli acerrimi rivali politici.
Eppure, tra maldipancia, rimpianti e colpe da gettare sulle spalle del professor francese Letta ex occhi di tigre, il Partito democratico sta già organizzando le truppe in assetto di opposizione. Il compito di contrastare l'Esecutivo, molto più semplice ed elettoralmente redditizio rispetto all'onore-onere del governare, al momento si declina in tre sotto-obiettivi.
Il primo è evitare di farsi superare nel campo dell'opposizione dal Movimento 5 Stelle del più che mai redivivo Giuseppe Conte, il secondo, ovviamente, è cercare di sfruttare le inevitabili difficoltà del Governo Meloni chiamato ad affrontare un periodo di profonda emergenza e il terzo - che si intreccia coi primi due - è rappresentato dall'individuare un leader su cui fare affidamento.
A ben vedere il terzo obiettivo ha già un volto, un nome e un cognome. Si tratta del presidente della Regione Stefano Bonaccini, da mesi dato in pole per la successione di Letta e che oggi non fa più mistero delle sue ambizioni. Al momento per il Capitan futuro del Pd l'unico vero ostacolo è rappresentato dalla opposizione interna ex Ds. Dalla sinistra Dem (e da molti sindaci) infatti Bonaccini non è visto come sufficientemente 'di sinistra'.
Aperto al mondo delle imprese, capace di navigare senza problemi dal sostegno a Bersani all'appoggio incondizionato a Renzi, vincitore delle Regionali nascondendo proprio il simbolo Pd durante tutta la campagna elettorale, Bonaccini pur venendo dalla tradizione ex Pci ora viene criticato per essersi spostato troppo al centro. Il ragionamento della sinistra Dem è chiaro: va bene il campo largo, va bene ricostruire un rapporto con Letta e Calenda, ma il Pd deve restare ancorato a sinistra e, soprattutto, al mondo economico che guarda a sinistra.
Ma Bonaccini non sembra molto preoccupato da questa 'fronda' oltranzista. La sua ricetta è semplice: pragmatismo e decisionismo libero (apparentemente almeno) da ideologie e vecchi schemi. Il tutto affiancato da un unico grande slogan: cambiare l'Italia prendendo a modello i successi che a suo avviso ha ottenuto guidando l'Emilia Romagna. Insomma, una Italia con scaglie di Parmigiano, motori Ferrari, mortadelle bolognesi, il tutto annaffiato da Lambrusco novello. Ovviamente non quello regalato da Silvio a Vladimir...
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, .. Continua >>