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Italpizza, la proprietà apre le porte ma la protesta continua

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Invitati in azienda incontriamo i rappresentanti delle cooperative dei lavoratori: 'Siamo pronti a reintegrarli'. L'Ad Bondioli: 'Per investire serve serenità'. E ai piani alti troviamo anche il Consigliere Montanini


Italpizza, la proprietà apre le porte ma la protesta continua
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Finisce sotto la neve, e con un botta e risposta a breve distanza tra i lavoratori aderenti ai Si Cobas in sciopero fuori dai cancelli e la dirigenza aziendale e delle due cooperative all'interno (dove per la prima volta è stata invitata la stampa a telecamere accese), la nona giornata di sciopero dei lavoratori delle cooperative Cofamo ed Evologica cge gestiscono l'intera produzione ed in servizi dello stabilimento Italpizza.

Dopo la momentanea tregua di ieri, quando 10 lavoratori che sulla base dell’accordo in prefettura dovevano essere reintegrati, insieme ad un'altra decina in sciopero, erano entrati in azienda. Pochi minuti. Il tempo di essere accompagnati in una stanza appartata 'in attesa di istruzioni sul da fare' - affermerà oggi ai nostri microfono Luca Mazzetti, Presidente Evologica. 

'La situazione che ci è stata prospettata' - affermano i lavoratori Si Cobas tornati fuori dai cancelli - 'è stata quella di spostare gli iscritti al sindacato ad un reparto confino, quello del deboxing, un magazzino dove vengono stoccati i bancali congelati, con temperature vicine allo zero, dove le donne che prima stendevano e farcivano le pizze dovrebbero spaccare i blocchi di ghiaccio sul pavimento, per poi passare i materiali alla cucina attraverso un foro nel muro, segregate dagli altri operai'.  Insomma nulla a che fare con quelle mansioni precedenti al loro trasferimento, e all'inizio dello sciopero.

Ma oggi abbiamo la possibilità di confrontare subito e direttamente le due versioni, perché eccezionalmente l'azienda ci chiama e ci invita ad entrare, anche con l'obiettivo acceso.

Insieme ad alcuni colleghi entriamo scortati, nella reception dell'azienda, in attesa di svolgere un promesso breve tour nello stabilimento fino alle linee di produzione e di incontrare il dirigente delegato Andrea Bondioli, veniamo accolti dalla referente della Uil Dhorlev Marraffa (il sindacato maggiormente rappresentativo all'interno delle cooperative, con 250 iscritti), dal Presidente Cofamo Luca Mazzetti e, con un pizzico di stupore, dal Consigliere comunale di Cambiamo Antonio Montanini, firmatario dell'Ordine del giorno di condanna verso gli atti dei Si Cobas e di solidarietà all'azienda.
L'ufficio stampa dell'azienda fa intendere che è pronto anche lui a rilasciare dichiarazioni con un taglio politico, di colui che sta seguendo l'intera vicenda con un occhio politico istituzionale.

Chiediamo subito a Luca Mazzetti, legale rappresentante Cofamo, quanti erano ed il perché dopo essere entrati a seguito dell'impegno e della disponibilità delle cooperative a reintegrarli, i lavoratori sono usciti: 'I lavoratori erano dieci di Evologica e un'altra decina di lavoratori dei tredici che dovevano essere reintegrati. Dieci e non tredici lo ripetiamo perchè i due licenziati, due delegati sindacali Si Cobas, sono decaduti come soci della cooperativa perchè si sono resi protagonisti di comportamenti antisindacali. Ai 20 abbiamo chiesto di rimanere in attesa all'interno dello stabilimento per darci il tempo di organizzare i turni e le loro mansioni. Cosa che non eravano riusciti ancora fare per la loro decisione repentina di entrare in azienda. Avevamo detto loro di attendere perché dovevamo avere il tempo di organizzare le loro mansioni. Ma ci eravamo comunque resi disponibili a reinserirli già da oggi all'interno del processo produttivo, all'interno dello stabilimento, mantenendo il rispetto dei canoni di sicurezza e del rispetto del lavoratore'
Alla domanda sulle mansioni di addetti a pulizia in magazzini mai visitati o sui tetti, Mazzetti non nega che si siano state, ma ribadendo l'impegno, sancito anche in Prefettura,  a ricollocare i lavoratori in funzioni interne allo stabilimento, motiva il fatto delle mansioni straordinarie, avvenute anche all'esterno dell'azienda erano funzionali al fatto che si trattava di lavoratori reintegrati improvvisamente, di cui, visto lo sciopero e la mobilitazione in atto, non c'era certezza della presenza e che non potevano incidere sull'organizzazione generale nel momento in cui fossero stati assenti'

'Non si fa così, ci vuole rispetto' - tuona la rappresentante RSA - Uil Dhorlev Marraffa che punta il dito anche contro gli atti di intimidazione nei confronti di chi entra ed esce. 'Stanno aumentando i messaggi dei lavoratori che chiedono se ci sono le condizioni di sicurezza per entrare in azienda, o meno. Senza considerare il disagio di chi in entrata e in uscita deve aspettare anche dieci minuti per avere le condizioni, garantite dalla polizia per farlo. La nostra libertà è comunque limitata. Questo non possiamo chiamarlo democratico e nemmeno legittimo, e nemmeno giusto, come non è giusto chiamare i Si Cobas un sindacato. Oggi non so sinceramente perché sono fuori? Vogliono essere reintegrati? Lo sono stati anche ieri. I loro turni sono già affissi, è ovvio che bisogna dare il tempo a chi deve organizzare il lavoro, di farlo, visto che il loro rientro non era previsto ed è avvenuto velocamente, ma le situazioni, nei termini e nei modi corretti, si affrontano e si risolvono e in caso contrario si affrontano nelle sedi opportune, non bloccando l'attività e la libertà delle persone'

Lapidario, come sempre stato in queste settimane di dibattito, Antonio Montanini che dopo averci parlato con la competenza di un manager aziendale il funzionamento e l'organizzazione della produzione dell'azienda, ci tiene a sottolineare alcuni punti: 'Siamo di fronte ad una organizzazione che si dichiara sindacale ma che di sindacale non ha nulla, che non è riconosciuta all'interno dell'azienda perché non ha mai firmato un contratto di lavoro, il cui unico scopo è quello di utilizzare quei lavoratori dei quali non interessa nulla al fine di creare scontri e mettere in scacco l'azienda al fine di ottenere dei vantaggi sui quali io credo e spero che la magistratura possa quanto prima verificare. E ricordiamo che stiamo parlando di una mobilitazione che riguarda una ventina di persone, visto che decine di persone fuori non fanno parte delle cooperative in questione, a fronte di un migliaio che lavorano all'interno'.

Valuta la situazione dal punto di vista dell'impatto sull'opinione pubblica e sulle condizioni ambientali che favoriscono la fiducia delle persone oltre che dei soci, l'Ad dell'azienda Andrea Bondioli. Ci riceve nel suo studio dove, per ragioni di sicurezza ci chiede di non essere ripreso. Riafferma la correttezza del contratto, e del sistema degli appalti e non nasconde la preoccupazione per una situazione che pur riguardando una ventina di lavoratori rispetto agli 800 impiegati nella produzione, rischia di danneggiare le condizioni ottimali per scegliere serenamente le strategie aziendali. Che non sono di poco conto. Soci, azionisti e Consiglio Comunale saranno chiamati a dire si all’investimento da oltre 20 milioni di euro per la realizzazione del nuovo polo logistico aziendale nell’area adiacente allo stabilimento. Non è ancora concreto lo spettro di una scelta che escluda Modena. 'Certo è che questo clima e le difficoltà poste, non aiutano ad effettuare serenamente scelte così importanti per il futuro'

Gianni Galeotti

 

 

 

 


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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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