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La festa è (davvero) finita

Data: / Categoria: Il Punto
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Si è chiusa sotto la pioggia la festa dell'Unità senza Unità. La prima post scissione, dove il vero grande assente era il PD. Rimane (fino a quando?) il primato dell'organizzazione


La festa è (davvero) finita
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Nell'ormai stantio rito finale dei fuochi d'artificio (nemmeno quelli sono più capaci ormai, ma questo non per colpa del PD, di attirare le folle di un tempo), si è chiusa, a Ponte Alto, la prima festa provinciale dell'unità post scissione. Con meno volontari, con meno spazi per la politica, e  con meno ristoranti gestiti direttamente dai circoli del PD. Una festa, la prima, senza la sinistra del partito.
Senza Bersani e quelli che tra di loro si chiamavano compagni. Perché nel PD di Renzi, quello della camicia bianca, non ci sono più nemmeno loro: i compagni. O, almeno, quelli chiamati così. Al loro posto ci sono gli 'amici'. In questa festa non abbiamo mai sentito chiamare qualcuno 'compagno'.  Perché nel PD di Renzi c'è la festa dei compagni senza i compagni, la festa dell'Unità senza l'Unità, c'è un Ministro dell'Università che non ha fatto l'Università e alla fine c'è stata una festa del PD senza PD.



Un partito che pur a fatica, e nonostante la mancata concorrenza, mantiene il primato dell'organizzazione (reggere quasi un mese di festa con un programma comunque articolato di spettacoli, dibattiti e confronti, in ogni provincia, fa indiscutibilmente onore e denota grande capacità organizzativa), ma forse non è più capace di essere partito, nel suo modo di essere, di organizzarsi e, in occasioni come queste, di partecipare. E  se si tratta di un elemento ormai assodato, quasi scontato, tra la gente (e anche tra gli elettori del PD che preferiscono andare a vedere i balli di gruppo piuttosto che ascoltare un ministro del lavoro, o dell'istruzione, a pochi metri di distanza), meno lo è per i politici. Desolate ed imbarazzante la continua assenza degli eletti del PD, anche negli appuntamenti più importanti.

Compensata solo in minima parte dal tentativo di sdoppiarsi del segretario provinciale Lucia Bursi e di un onnipresente Sindaco di Modena Giancarlo Muzzarelli (a lui il premio fedeltà 2017), ma senza (o quasi),  consiglieri comunali, regionali e provinciali. Non c'erano i sindaci PD. Non c'erano gli eletti, negli appuntamenti di rigore, quando ci dovevano essere. 
Ed è questo che da la cifra di quanto le cose siano cambiate.  In questo senso sembra davvero una 'festa finita'. Scene impensabili anche solo 5 anni fa. Perché vedere ministri arrivare e parlare di fronte a platee sostanzialmente vuote, era cosa che il partito non avrebbe lasciato succedere.
Perché se quel partito esistesse ancora, almeno gli eletti li avrebbe spinti e convinti ad assistere. Un tempo le chiamavano le truppe cammellate. Che almeno tolgono dal rischio di far fare sala vuota e brutta figura. In questo senso è davvero cambiato tutto, in questo senso sembra davvero finito, il Pd. Scene impensabili anni fa. Del resto, altri tempi. Anche le truppe, evidentemente, non ci sono più. Così come non c'erano gli insegnanti, la scorsa settimana, dal Ministro Fedeli. Non c'era la scuola nelle sue declinazioni e nei ruoli, politici, e sindacali. Non c'era il mondo pd del lavoro, dal Ministro del lavoro. Il PD e forte nella scuola eppure non lo è fuori. E li, dalla Fedeli, non c'era. Ed è questo più che i numeri degli incassi, pur importanti, o di quanti tortellini sono stati mangiati in piu meno, che segna la fine di un era, di un modello confermato dall'aumento degli spazi dell'intrattenimento, della fiera, del luna park e delle sale giochi a scapito degli spazi  della politica. Segno dei tempi e del PD di Renzi.

Gianni Galeotti

 


Redazione Pressa
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