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'Unici stranieri i fascisti nei quartieri'. La scritta, apparsa questa mattina sul muro adiacente al liceo Wiligelmo, è l'ultima, in ordine di tempo, di una lunga serie spalmata sui muri della città, e che negli ultimi 4 mesi si è allungata in concomitanza e nel periodo successivo all'apertura del circolo culturale La Terra dei Padri, distrutto ieri da un'attentato incendiario.
E pensare che molte di quelle scritte, sono state anche cancellate. Ma il saldo, più o meno rimane quello. Perché tante se ne cancellano e tante ne riappaiono. Scritte che i rappresentanti dello stesso circolo La Terra dei Padri, si sono impegnati ad eliminare. 'Semplicemente in segno di rispetto e gratitudine - ha affermato il Presidente del Circolo Fabio De Maio - verso la comunità del quartiere fatta da lavoratori ed imprenditori con i quali siamo in ottimi rapporti, che non è giusto e dispiace si ritrovino dalla sera alla mattina imbrattati i muri delle loro case e delle loro fabbriche con scritte contro di noi'.
Minacce chiare, dirette (l'invito all'azione diretta è bene esplicito nella scritta apparsa sul capannone adiacente alla sede del circolo distrutto ieri dall'attentato incendiario).
Minacce gravi, a tutti gli effetti, con toni da guerriglia, con inviti espliciti all'azione (cacciamoli!), che nonostante il loro moltiplicarsi, non hanno trovato, bisogna dirselo, una condanna adeguata e altrettanto diretta nella Modena democratica. Sono solo scritte, certo, ma capaci di portare con sé, ed anticipare, creandone l'humus ambientale e culturale, sentimenti di odio e premesse di atti che è difficile non pensare possano portare a gesti come quello estremo di ieri notte. Danneggiando prima di tutto non tanto gli esponenti della destra che hanno fondato e portano avanti l'attività del circolo (anzi da ieri con un pò più di visibilità), ma l'immagine di quella stessa cultura antifascista della quale quelle scritte, e i loro ben nascosti autori, vorrebbero rappresentare.
Perché sotto la bandiera dell'antifascismo non può passare tutto, soprattutto la violenza, soprattutto a Modena. Violenza, sia verbale, sia materiale. Che prima di esplodere in un attentato grave come quello dell'altra sera, si esprime in quelle scritte, espressione di un antifascismo militante, che a Modena si fonda, nei simboli, con la pseudoanarchia di annoiati figli papà cosiddetti e sedicenti antagonisti (a cosa poi se non alla loro stessa stupidità?), brutta copia di clichè ideologici anni '70, che pur superati dalla storia, in una Modena davvero democratica non dovrebbero, come quelle scritte, avere diritto di cittadinanza.
E allora, forse a fronte di quei segni e quei segnali, non bisognerebbe aspettare l'esplosione violenta, ma iniziare da quelle scritte per esprimere condanna a livello istituzionale. Perché quelle scritte meritano condanna. Senza se e senza ma. Che siano rivolte ad un circolo culturale di sinistra che di destra. Perché sono un inno all'odio, allo scontro, alla divisione, alla violenza, appunto. Sempre. Oggi, come allora.
Gianni Galeotti