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La retorica della 'eroica resistenza Ucraina' ora non piace più al Pd

La metamorfosi Pd dopo la sconfitta elettorale continua e oggi a Modena il segretario provinciale Roberto Solomita ha addirittura sfilato coi pacifisti

Il primo a cercare una inversione di rotta era stato pochi giorni fa il segretario nazionale Letta. Dal sostegno alla Ucraina senza se e senza ma, Letta era passato a un più accomodante 'il nostro primo impegno deve essere perché si aprano trattative verso una pace vera'. Ma la metamorfosi Pd dopo la sconfitta elettorale continua e oggi a Modena il segretario provinciale Roberto Solomita ha addirittura sfilato coi pacifisti dello 'stop alle armi in Ucraina'.
Insomma la retorica della 'eroica resistenza Ucraina' non fa più breccia nei cuori della novella opposizione di centrosinistra che - forse per differenziarsi dal governo a traino Giorgia Meloni - lascia alla sola Fratelli d'Italia la bandiera dell'invio delle armi ad oltranza a Zelensky.
Certo, la giravolta sarà in parte strumentale, in parte sarà un modo per cercare di sventolare ramoscelli d'ulivo a un elettorato da sempre contrario alla logica delirante della 'guerra per fermare la guerra', ma è comunque un segnale che va nella direzione giusta.
Dalla tesi folle che sta portando l'umanità verso il baratro nucleare se ne esce con la diplomazia, sembra dire il Pd, e non con le posizioni del muro contro muro del presidente della Ucraina. Insomma, i tempi draghiani degli applausi a scena aperta a Zelensky sono finiti per il Pd (e forse anche per gli stessi Stati Uniti dopo l'omicidio della figlia di Dugin e dopo l'attacco al ponte di Crimea), mentre il cerino del 'partito della guerra' potrebbe restare ora a Fratelli d'Italia.
Giorgia Meloni infatti all'indomani della vittoria aveva garantito 'pieno sostegno a Kiev', un appoggio incondizionato che ora appare come un unicum in Italia. Zelensky non è più il Nobel per la Pace in pectore e le sue richieste di armi di ogni genere non sono più il segno di un eroismo da sostenere.
Il vento è cambiato e il Pd che a opportunismo politico non è secondo a nessuno, lo ha capito. Vedremo quanto impiegherà a capirlo anche la presidente del Consiglio semi-designata Giorgia Meloni.
Giuseppe Leonelli
Insomma la retorica della 'eroica resistenza Ucraina' non fa più breccia nei cuori della novella opposizione di centrosinistra che - forse per differenziarsi dal governo a traino Giorgia Meloni - lascia alla sola Fratelli d'Italia la bandiera dell'invio delle armi ad oltranza a Zelensky.
Certo, la giravolta sarà in parte strumentale, in parte sarà un modo per cercare di sventolare ramoscelli d'ulivo a un elettorato da sempre contrario alla logica delirante della 'guerra per fermare la guerra', ma è comunque un segnale che va nella direzione giusta.
Dalla tesi folle che sta portando l'umanità verso il baratro nucleare se ne esce con la diplomazia, sembra dire il Pd, e non con le posizioni del muro contro muro del presidente della Ucraina. Insomma, i tempi draghiani degli applausi a scena aperta a Zelensky sono finiti per il Pd (e forse anche per gli stessi Stati Uniti dopo l'omicidio della figlia di Dugin e dopo l'attacco al ponte di Crimea), mentre il cerino del 'partito della guerra' potrebbe restare ora a Fratelli d'Italia.
Giorgia Meloni infatti all'indomani della vittoria aveva garantito 'pieno sostegno a Kiev', un appoggio incondizionato che ora appare come un unicum in Italia. Zelensky non è più il Nobel per la Pace in pectore e le sue richieste di armi di ogni genere non sono più il segno di un eroismo da sostenere.
Il vento è cambiato e il Pd che a opportunismo politico non è secondo a nessuno, lo ha capito. Vedremo quanto impiegherà a capirlo anche la presidente del Consiglio semi-designata Giorgia Meloni.
Giuseppe Leonelli

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