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Per mesi i principali media italiani hanno descritto Mario Draghi come l'unico salvatore della patria, l'uomo a cui delegare a occhi chiusi ogni scelta, accettando un vero e proprio commissariamento del Paese nel nome dell'immenso prestigio, della immane competenza e delle semi-divine capacità di questo banchiere romano. Ora questo racconto epico si scontra con la prova dei fatti. Con l'apparir del vero per citare il Poeta di Recanati.
Draghi è talmente amato dagli italiani (ai quali in base alla Costituzione appartiene la Sovranità italiana) da aver condannato le forze politiche che lo hanno sostenuto a una drastica riduzione del consenso. Forza Italia è data ampiamente sotto il 10%, la Lega è precipitata dall'olimpo del Papeete a modesti locali di periferia... per non parlare del Pd ormai ombra di se stesso.
Crollano in base ai sondaggi i principali sponsor di Draghi, il concetto di 'agenda Draghi' viene velocemente accantonato e, parallelamente, vola nei sondaggi l'unico partito rimasto all'opposizione del governo uscente mentre resiste il partito che si è smarcato all'ultimo. Fdi, il partito che da sempre ha contestato Draghi, oggi intercetta il consenso di un italiano su 4. Una cifra impensabile per un partito di destra e che ha ancora la fiamma tricolore nel simbolo, nemmeno Alleanza nazionale riuscì mai a raggiungere tali livelli. Eppure Draghi è riuscito in questo miracolo: portare l'unico partito che lo ha contrastato a passare dal 4% del 2018 al 24% di oggi. Non solo, anche i 5 Stelle, dopo aver abbandonato all'ultimo la nave di Mario, si trovano in netta risalita nei sondaggi, certo non ai livelli di un tempo, ma comunque meglio rispetto a quando abbracciavano il banchiere.
Queste sono le intenzioni di voto degli italiani. Una cartolina con tanti baci e saluti a coloro che ancora si ostinano a credere nel mito del 'salvatore della patria'.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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