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Lavoro, non c'è nulla da festeggiare: a cantare Bella ciao è rimasto solo chi ha potere

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I lavoratori veri hanno ben poco da festeggiare. Loro lo sanno bene che l'Italia è l’unico paese Europeo in cui i salari non sono cresciuti negli ultimi 20 anni


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Risuonano a Modena come in Italia, come ogni Primo Maggio, le note di Bella Ciao, i saltelli dei parlamentari di centrosinistra davanti al palco, i sorrisi con le fasce tricolori, il battito delle mani e l'enfasi nei discorsi dei sindacalisti. E' la festa del lavoro, della dignità, degli operai e della lotta di classe mai tramontata...

Risuona la retorica del pugno sinistro alzato e vibrano nell'aria gli appelli all'ennesima 'ultima chiamata', il dito puntato al Governo di turno, meglio se di centrodestra, e la volontà - a livello locale - di differenziarsi. Di dire che qui, in questo caso in Emilia Romagna, è meglio. 'In Emilia-Romagna il tasso di occupazione è arrivato al 75% e quello di disoccupazione è sceso ora al 5%, quasi fisiologico' - esulta Stefano Bonaccini nell'ennesimo bulimico post su Facebook.


Eppure a prenderle alla lettera le parole dei sindacalisti scaldano il cuore, pesano come macigni. 'La nostra – dice il segretario della Cgil Maurizio Landini – è una Repubblica purtroppo fondata sullo sfruttamento del lavoro, sulla precarietà, sul fatto che si può essere poveri anche lavorando'. Tutto vero. E quindi? Quindi il peso della denuncia evapora sulle note di canti che vedono in prima fila le istituzioni e sullo sfondo sempre meno operai. Che dare la colpa alla pioggia non è davvero sufficiente...

Perchè loro, i lavoratori veri, hanno ben poco da festeggiare. Loro lo sanno bene che l'Italia è l’unico paese Europeo in cui i salari medi non sono cresciuti negli ultimi 20 anni, lo sanno che l'evasione fiscale è di circa 100 miliardi all'anno, lo sanno che con un'inflazione formale all'11%, reale al 25%, non c'è alcuna dignità ad avere uno stipendio di 1300 euro al mese per 40 ore settimanali in fabbrica.


Lo sanno che in Italia si muore di lavoro perchè la sicurezza viene spesso dopo il profitto, che per avere la pizza calda a casa si accetta di dare 50 centesimi di mancia a un nuovo schiavo con caschetto e giubbottino giallo e che l'illegalità, la mafia, gongola davanti a questa indecente corsa al ribasso.

Loro lo sanno, quando pagano bollette fuori da ogni logica, la benzina a due euro, così come un litro di latte. E non basta il teatrino che vede da una parte le promesse di un Governo che si riunisce proprio il Primo Maggio e dall'altra i sindacati che lo criticano perchè devono farlo. Non basta perchè di 'simboli' chi arriva alla fine del mese, facendo i salti mortali, ne ha piene le tasche. Tasche vuote con le quali tirare avanti famiglia e figli, quando si ha ancora il coraggio o la follia di farli. Perchè se il lavoro non garantisce una vita decente, allora non c'è proprio nulla da festeggiare.

E mentre il Capo dello Stato afferma che 'non bisogna arrendersi all’idea del lavoro povero e che la remunerazione deve permettere una esistenza dignitosa', i lavoratori veri non hanno nemmeno il tempo di chiedersi cosa significhi arrendersi. I parlamentari che gridano nelle piazze garantendo di essere al loro fianco guadagnano più di 10mila euro al mese, anche il sindaco e il presidente della Provincia si sono visti raddoppiare i compensi con l'ultima riforma. Per restare in Emilia Romagna il presidente di Hera lo scorso anno ha guadagnato 773mila euro, l'ad di Bper ne ha guadagnati 2,1 milioni. Dicono che questo è solo popolusimo, che non si fanno i conti in questo modo, che la logica del mercato va rispettata... Ma a dirlo però sono sempre coloro che tutti questi soldi li prendono davvero.
E intanto a cantare Bella ciao è rimasto solo chi ha potere... 
Giuseppe Leonelli

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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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