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Pare sia inciampato nella fretta di salire sul treno. Di prendere un altro treno. Per un altro incontro. A Bologna o a Roma. Nelle vesti di primo cittadino di Modena o di presidente della Provincia o di presidente della Ctss o di assessore alla sicurezza. E nella fretta di non perdere quell'ennesimo treno Giancarlo Muzzarelli pare si sia lesionato un ginocchio, tanto da essere costretto a camminare da giorni aiutato da due ingombranti stampelle. Eh, sì: capita anche ai migliori. Anche ai super eroi, anche agli uomini-forti che fermano a mani nude gli aggressori di baristi in centro, anche ai super lavoratori, anche a quelli che la luce dell'ufficio non si spegne mai prima di mezzanotte. Succede di inciampare.
Di inciampare salendo su un treno facile-facile per Bologna o sull'ennesima nomina a soliti noti (Bulgarelli, Burzacchini, Barbolini, Basile.
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Solo per restare alla seconda lettera dell'alfabeto) o sui parcheggi da assegnare proprio al Pd per un incasso da 140mila euro in vista del concerto di Vasco (con tanti complimenti del Blasco stesso). Succede di inciampare sull'ennesimo appalto, sull'ennesima staffetta in giunta da manuale Cencelli, sulla volontà di escludere e tapparsi le orecchie davanti alle voci critiche. Succede di inciampare spendendo oltre mezzo milione per una mostra-flop, lasciandosi scippare il decennale di Pavarotti o pagando 300mila euro di soldi pubblici per affittare locali di proprietà di propri finanziatori.
Succede di inciampare. E' umano. Il problema non è quello. Non è inciampare, sbagliare, contraddirsi, essere egoisti, essere finanche crudeli. Il problema vero è non ammettere nemmeno a se stessi che quel passo falso non è un leggiadro movimento danzante, ma è un errore. Un inciampo appunto. Il problema è non vedersi da fuori e pensarsi (in buona fede o meno non importa) perfetti.
Il problema è restare seri mentre si afferma in coscienza che 'a Modena non esiste un sistema Pd-coop-istituzioni', mentre si giustificano le solite nomine (di propria competenza certo) con i concetti di meritocrazia e trasparenza. Restare seri mentre si è al centro dell'arena e intorno la gente in platea inizia a ridere e a scuotere la testa. Il problema è non avere il coraggio di chiamare le cose col proprio nome: il problema è non volere guardare i propri abissi.
Il problema è, spostando lo sguardo all'alter ego di Muzzarelli in Regione, Stefano Bonaccini continuare a incensarsi, a ripetere a se stessi di essere orgogliosi delle proprie scelte (siano esse su vaccini, urbanistica o di partito) senza immaginare mai un mondo diverso. Senza essere mai sfiorati dal dubbio. Accontentandosi di tagliare nastri sorridendo ai fotografi, abbracciando il leader di turno (sempre quello vincente) e facendo lo sguardo truce, a favor di telecamere, davanti ai furbetti del cartellino.
Eppure è un gioco destinato a finire. Volenti o nolenti, gli errori si pagano. E per rialzarsi da quegli errori servono le stampelle. E non serve chiamare i due bastoni 'gradevoli strumenti decorativi': sempre stampelle restano.
Con tanti auguri, in questo post 25 aprile, di pronta guarigione.
Giuseppe Leonelli