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Il virus cinese che in questa prima fase di diffusione internazionale aveva risparmiato l'Italia si è diffuso, una volta arrivato, in maniera più veloce che in ogni altra nazione. Provocando il primo morto a nemmeno 24 ore dalla scoperta del primo contagio.
L'appello del Professor Burioni, che dal 25 gennaio scorso sostiene la necessità di mettere in quarantena tutte le persone provenienti dalla Cina, è rimasto inascoltato. Mentre a Modena ed in Regione (come è stato dimostrato nel botta e risposta tra Ausl di Modena e Daniele Giovanardi, ex direttore del pronto soccorso del Policlinico conseguente all'intervento di una cittadina), si continuava a consigliare a soggetti che presentavano sintomi, di recarsi al pronto soccorso. L'esatto contrario di quanto è stato disposto ieri, sempre a livello regionale e quindi modenese, alla luce del primo contagio, riguardante il 38enne di Codogno.
Una Regione, l'Emilia-Romagna, quella dell'indiscussa sanità d'eccellenza, in cui solo due giorni fa si è data la possibilità volontaria (non si è imposto nulla), alle famiglie con bambini ritornati di recente da un viaggio in Cina di lasciare a casa i bambini stessi dai nidi. Volontaria, nella consapevolezza quindi della presenza, sul territorio, di persone, bambini, tornati dalla Cina e non controllati. O passati ai controlli sui sintomi. Anche nel momento in cui la cronaca ci stava facendo scoprire la presenza di casi asintomatici.
Non più tardi di ieri Cristina Mussini, diretrice della Struttura Complessa di Malattie Infettive del Policlinico di Modena affermava, interpellata in diratta da Radio Bruno 'che si tratta di un evento che non ci aspettavamo in questi termini. Eravamo rassicurati dai dati che stavano arrivando dalla Cina, dove 'sembrava' che l’epidemia avesse raggiunto il picco e stesse iniziando la curva discendente.
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molte delle certezze che avevamo, con le prime notizie arrivate ieri, sembra siano messe in discussione'
E' un dato di fatto. Le incertezze, le indecisioni, le scarse informazioni, le discrepanze (per non dire contraddizioni), nelle disposizioni date in queste settimane sia al personale sanitario (sono diversi anche i sanitari stessi risultati positivi al contagio, quando una delle regole base dell'azione in scenari di emergenza è la sicurezza degli stessi operatori della sicurezza), sia ai cittadini, non hanno fornito una immagine rassicurante di quel sistema chiamato a dare garanzie. Anzi, hanno fatto pensare e preoccupare. E non lo si dice per polemica e critica ma per dato oggettivo. E per dimostrare l'esatto contrario della polemica.
Proprio perché mai come ora abbiamo un bisogno disperato di fidarci della scienza e degli scenziati. Abbiamo bisogno di sperare che se una classe politica non è all'altezza del proprio ruolo, abbia almeno la dignità, se non di fare un passo indietro, di tradurre in interventi chiari ciò che la scienza dice. Con una voce sola. Fregandosene una buona volta dell'impopolarità e della paura.
Perché in queste settimane abbiamo avuto l'impressione, proprio da quelle situazioni oggettive, che sia avvenuto il contrario e che una politica balbettante, goffa ed indecisa, timorosa più dell'impopolarità che del virus stesso, abbia diviso dall'altro e compresso dall'altro la libera espressione della scienza, che non può decidere, ma fornisce (nella eccellenza mondiale dei suoi rappresentanti), e di questo siamo certi, le migliori informazioni al mondo per potere decidere.
E' il tempo della consapevolezza e dell'unione, senza i se e senza i ma. E' tempo di lasciare agire, senza condizionamenti, chi ha il diritto, dovere e la competenza, di farlo. A livello politico e sanitario. Livelli ai quali chiediamo, per quanto ci riguarda, di informarci chiaramente per potere informare bene. Perché non accada più che le pagine di questo giornale finiscano per dimostrare, attraverso anche solo la voce dei cittadini, le contraddizioni della sanità anche nelle basilari informazioni da divulgare alla comunità. Perché anche questo preoccupa più del virus stesso.
Ognuno di noi deve fare del proprio meglio, nei limiti di ciò che si è e si fa, nel proprio piccolo, agendo con uno spirito di comunità e di responsabilità civica e civile. Senza paura. Perché questo, e l'Emilia-Romagna e l'Italia lo ha sempre dimostrato, è l'unico baluardo contro un nemico comune che non distingue tra buoni e cattivi e di fronte al quale siamo tutti vittime
Gi.Ga.