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M5S, l'ammutinamento da un partito che ha tradito se stesso

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Nelle Terre dei Castelli lasciano gli storici attivisti M5S. Ma i due sottosegretari e i parlamentari non si scompongono e nemmeno partecipano alle riunioni


M5S, l'ammutinamento da un partito che ha tradito se stesso
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Il Movimento 5 Stelle è questa roba qua per dirla con Bersani.  A Modena L'addio di Roberto Monfredini e il quasi addio di Filippo Gianaroli (ai quali probabilmente si uniranno altri attivisti e consiglieri delle Terre dei Castelli) lo dimostra.
Il M5S è un partito che si può permettere, senza nemmeno scomodarsi per ascoltarne le ragioni, di perdere uomini preparati che per anni hanno lavorato in modo gratuito alla causa. Un partito che non ha segretari sul territorio, ma capi da temere, che vive di chat segrete e di votazioni altrettanto segrete. Un partito cresciuto sul mito delle rendicontazioni, ora ferme a febbraio e mai omogeneizzate (con eletti che restituivano 10 e altri 3 senza spiegazioni e motivi chiari), e sulla caccia alla spia interna, all'infiltrato Pd, alla lotta tra chi è più talebano e che ora si trova alleato alla Lega (quella un tempo condannata, quella dei diamanti e di Bossi.

.

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).


Il Movimento 5 Stelle è questa roba qua e non basta dire che 'il Movimento vuole cambiare l'Italia e non se stesso', perchè come si gestisce il dibattito democratico al proprio interno è lo specchio di come si amministra il Paese.

Nessuna critica aprioristica, in fondo va bene così.

Il Pd nel nostro territorio complessivamente ha fatto peggio. Ma ci ha messo 70 anni. Ha governato per 70 anni e creato una rete di legami in un triangolo deprimente tra istituzioni, partito, una fetta di economia (e mettiamoci pure una fetta di Procura) che ha bloccato un intero sapere e imposto una triste uniformità di pensiero. Vero. Ma nel denunciare il falso teatrino dell'ascolto e il mito posticcio della partecipazione al dibattito, il M5S non si è preoccupato di costruire un modello di partecipazione alternativo: ha semplicemente imposto un contropensiero unico.


Un contropensiero fintamente condiviso sulla piattaforma di Rousseau dove a comandare è la paura di essere registrati da telecamere nascoste e dove nella nostra Regione a fare da capopopolo, pur senza una investitura formale, è un consigliere comunale di Bologna, tale Massimo Bugani, amico di Grillo e socio dell'associazione Rousseau.

Oggi da tutto questo Roberto Monfredini, un veterinario di Castelvetro che dal M5S non ha ottenuto nulla economicamente, ha deciso di staccarsi. Aveva creduto nei valori di rottura del Movimento e si era speso per quello. Interrogazioni, accessi atti, analisi di terreni, esposti. A cosa è servito? A nulla.
A constatare che quel che conta è arrivare a un posto da 5-6-7-10mila euro, dimostrare che ne vale un po' meno, perchè si restituisce un po' di roba, e obbedire ai dicktat. E allora Monfredini ha detto basta. Lo ha fatto da uomo libero, come afferma il suo ex compagno di partito Gianaroli. Ha provato a confrontarsi all'interno del partito, ma non essendoci partito nessuno si è presentato nè i parlamentari, nè i sottosegretari modenesi, nè i consiglieri regionali (a dirlo è lo stesso Gianaroli). Così Robero Monfredini si è ritrovato a confrontarsi con lo specchio di casa. E lo specchio, per alcuni, non mente. Ha salutato tutti e ha lasciato un biglietto sul tavolo: 'preferisco vivere'. Chi resta dentro ora insulta e denigra. Funziona così, come coi Testimoni di Geova: se lasci sei fuori, se critichi sei di destra, un po' fascista o indispettito per qualche motivo. E anche il saluto ti viene tolto.
Ma la libertà ha un prezzo. A volte caro. A volte carissimo.

Chi vuole paghi, chi non vuole la lasci in attesa dei saldi. Come dicevamo, in fondo va bene così. E un coro di 'onestà' si levi dai manichini della curva sud.

Giuseppe Leonelli

Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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