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“Manifattura Modena è un’iniziativa di sviluppo immobiliare senza precedenti per Modena: un esperimento riuscito di architettura industriale, sul modello delle città nord europee, dove il recupero a fini abitativi degli spazi industriali esistenti, nel rispetto del disegno e delle caratteristiche originarie, si coniuga con una vera e propria “reinvenzione” e rilancio di un quartiere che viene restituito ai modenesi”. Era, questo, il roboante incipit della presentazione del progetto di riconversione di una parte dell'ex Manifattura Tabacchi a Modena. Finito, in tutta evidenza, in un disastroso fallimento: la grandissima parte di appartamenti, loft, negozi e uffici sono rimasti invenduti; i soci privati nell'iniziativa - Cmb, Cme, Rigenti, Cesa, Costruzioni Generali Due, CCC, Cooperativa di Costruzioni - si sono defilati con le ossa rotte ed un mare di debiti sulle spalle; la Cassa Depositi e Prestiti è stata costretta a ricomprarsi tutto l'asset immobiliare, di cui avrebbe invece dovuto liberarsi mettendolo progressivamente sul mercato.
Una fine ingloriosa di un progetto atteso da oltre un decennio dopo il conferimento dell'area a Fintecna nel 2002 - quello di riconvertire un complesso immobiliare in disuso - , che è anche lo schianto di un sogno accarezzato dal Sistema politico-economico su cui è imperniata la gestione del “potere” a Modena: quello di dare il la, con il recupero dei primi 14mila metri quadrati, ad una più complessiva ed ambiziosa restituzione alla città di un'intera area ex industriale da svariate decine di migliaia di metri quadrati.
Un sogno goffamente incarnato da Giancarlo Muzzarelli, che, come noto, in locali della Manifattura, allora di proprietà anche di alcuni suoi finanziatori (Cmb e Consorzio stabile modenese, che ha tra i suoi soci Costruzioni Generali Due), ha stabilito il quartier generale del suo comitato elettorale nella corsa alla carica di Sindaco.
Quartier generale ribattezzato “La Manifattura delle Idee”, proprio a conferma della volontà, da parte di Muzzarelli, di esplicitare un nesso forte tra la sua discesa in campo e il progetto di riconversione e valorizzazione dell'ex Manifattura Tabacchi. Legame che da simbolico è poi divenuto materiale: una volta eletto, al secondo turno, primo cittadino, Muzzarelli, come si ricorderà, ha infatti deciso di investire 300 mila euro di denaro dei modenesi per affittare 500 metri quadrati della Manifattura, vendendo l'idea curiosa di voler trasformare quei 500 metri quadrati in un polo culturale di risonanza almeno nazionale. Idea, questa, rivelatasi quanto meno velleitaria e ormai naufragata, travolta come è stata dagli imbarazzanti insuccessi inanellati dalle mostre che, a partire da quella de Il Manichino della Storia costata alla collettività modenese più di mezzo milione di euro, in quello spazio “culturale” sono state organizzate.
Proprio perché Muzzarelli ha deciso di ancorare un pezzo importante del proprio destino politico al recupero dell'ex Manifattura, investendo nell'”impresa” dosi massicce di parole, promesse, comparsate televisive e comunicati stampa, ma in particolare cospicue risorse pubbliche, i flop delle esposizioni, unito al collasso immobiliare, rappresentano la pietra tombale sulle prospettive politiche legate simbolicamente a quel luogo: quelle di fare della rinascita urbana di quel pezzo di città un segno tangibile, una bandiera della “marcia in più” in salsa muzzarelliana.
La “marcia in più” anche nel caso della Manifattura, non si è vista e mai si concretizzerà. Un po' come è stato per tanti altri temi strombazzati, sin dalla campagna elettorale del 2014 e successivamente pompati dal sistema mediatico locale a voler dimostrare il cambio di velocità impresso dal nuovo corso muzzarelliano alla vita amministrativa cittadina: i chioschi dei viali avrebbero dovuto essere spazzati via ed invece sono ancora là; i cantieri all'ex Amcm avrebbero dovuto essere partiti da tempo ed invece, al di là del restyling dell'ex Aem usato per la buffonata del conferimento della cittadinanza onoraria a Vasco Rossi, sulla partenza di essi ancora adesso regna l'incertezza; le piazze in centro storico, dopo l'ultimazione dei lavori di piazza Roma voluti dall'ex Sindaco Giorgio Pighi, attendono l'attuazione di progetti di riqualificazione; la viabilità è sempre più caotica, non solo in ingresso ed uscita da Modena, ma ormai in tante arterie cittadine e nessun tangibile progetto strutturale di incentivazione alla mobilità alternativa all'auto è stato almeno abbozzato; la sicurezza, se non fosse per le azioni che ciclicamente vengono messe in campo dalla Questura anche su sollecitazione dei comitati spuntati come funghi, sarebbe ancora più fuori controllo; le aree in stato avanzato di abbandono e degrado sono sempre più ampie.
Ed in tutto ciò, quello che deve allarmare maggiormente è una assoluta assenza di visione sul futuro di Modena. Appiattito su ricette anacronistiche, fuori dal tempo, incentrate come sono su interessi meramente edilizi - case e supermercati su tutti -, e che segnalano un pericoloso livellamento verso il basso della tensione progettuale mai vissuto dalla città capoluogo.
Eli Gold